Ecco a voi un nuovo 'appunto' di lettura, La signora che vedeva i Morti, di Marco Bertoli, e' infatti un avvincente giallo-paranormale da leggere tuto di un fiato! La nostra recensione la potrete leggere cliccando su continua a leggere a fine di questo post, ma intanto una fortunata lettrice potrebbe riceverne una copia autografata a casa!
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Termine ultimo per partecipare 30 luglio 2012 L'estate e' ancora lunga amici, e i libri non bastano mai!
Sinossi. In un XVII secolo molto simile a quello vero, tra Pisa e la Lunigiana, Debrena Mori, primo siniscalco dell’ufficio indagini speciali dei reali moschettieri durante il regno di Ugolino V della Gherardesca, svolge con perizia e freddezza la propria funzione. Un tempo, però, era stata solo una giovane donna del popolo, cieca ma capace di vedere le anime dei defunti. Manfredi Gambacorti, colonnello dei reali moschettieri e Franco Gentilini, mago giudiziario, entrambi funzionari investigativi, indagano su una serie di indecifrabili suicidi e su un omicidio altrettanto misterioso... un giallo in costume dove la Storia si narra con rigore.
La nostra recensione.
Direttamente dalla scrivania di LucillaDi tanto in tanto, ci piace uscire fuori dal Mondo Rosa, ed esplorare nuovi generi. Nella mia ricerca di una buona lettura mi e' stato consigliato da un'amica il romanzo di esordio di Marco Bertoli, dal significativo titolo "La signora che vedeva i morti".
Credo che dovrò fare un po' di spoiler, la storia lo impone, ma cercherò di limitarmi al massimo per non guastare il piacere della lettura.
Il romanzo e' ambientato in una zona che comprende Pisa e la Lunigiana, in Toscana, nel XVII secolo, ma non quello che conosciamo, bensì un XVII secolo molto simile eppure diversissimo: in questo tardo Rinascimento parallelo la Magia si affianca alla Ragione, e i maghi sono qualcosa di molto reale e rispettato, purché non siano contrari alla religione.
E' in questo scenario multiforme e immaginifico che si muove Debrena Mori, Primo Siniscalco dell'Ufficio Indagini Speciali dei Reali Moschettieri. E' lei la Signora che vede i morti, un funzionario dell'immaginario regno pisano di Ugolino V della Gherardesca, con l'incarico di investigare su casi misteriosi che richiedono la sua speciale sensibilità. Perché Debrena, cieca dopo un incidente, ha acquisito una particolarissima seconda vista, che le permette di vedere le anime dei morti, qualità molto apprezzata soprattutto da Manfredi Gambacorti, colonnello dei Reali Moschettieri, e da Franco Gentilini, un mago giudiziario che collabora alle indagini penali.
Debrena viene intervistata da Dama Flora dell'Agnello, nobildonna fondatrice di una avveniristica rivista per il gentil sesso, antesignana di "Diva e donna", apparentemente curiosa di sapere tutto di lei e di come sia iniziata la sua carriera. Debrena ripercorre così il suo "primo caso", quello che rivelo' al colonnello Gambacorti la sua peculiarità più unica che rara e che la porto' a trovarsi al certo di un'indagine magico-giudiziaria per scoprire le mene di un cinico avvelenatore e di un assassino di provincia.
La lettura si snoda ora lenta, ora quasi frenetica, in un gioco di scatole cinesi che rivela trame l'una distinta dall'altra ma tutte legate tra loro dai ricordi di Debrena, in un crescendo godibilissimo e avvincente.
La scrittura e' immaginifica e potente, immersa in un contesto da universo parallelo che mescola la Storia vera con ciò che avrebbe potuto essere e che esiste solo nel mondo che Marco Bertoli cesella per noi lettori.
Il romanzo e' particolarmente gradito a chi, come me, e' figlio di una Toscana affettuosamente provinciale dove nomi e situazioni resistono tenacemente ai cambiamenti: come non sorridere davanti alla citazione di Kinzica de' Sismondi, l' eroina pisana per eccellenza, o vedendo menzionata perfino la casa di tolleranza di Madama Sitri', tanto famigerato qui da diventare proverbiale.
La storia e' di quelle che catturano alla prima occhiata e Debrena e' un personaggio che, lungi dall'essere dolente o commiserevole, rappresenta una donna dall'animo temprato dalle difficoltà, che ha saputo utilizzare il suo disgraziato dono al meglio delle sue possibilità, diventando un personaggio di spicco nella sua Pisa.
Anche gli investigatori Manfredi Gambacorti e Franco Gentilini sono personaggi incisivi, l'uno implacabile coi delinquenti ma burbero e comprensivo con una piccola Debrena ancora inconsapevole della propria dote paranormale, l'altro sornione e alla mano, ma solenne nell'amministrare con furbizia contadina la magia di cui e' dotato.
Una bella sorpresa, Marco Bertoli, un autore nuovo e dalle innumerevoli doti affabulatorie, capace di traghettare il lettore in una dimensione parallela assolutamente plausibile e a tratti più vera dell'originale, al punto di far accettare con naturalezza la presenza della magia in un campo rigoroso come quello investigativo; un felice connubio fra scrittura ricca ma scorrevole e idee originali e fresche, una boccata d'ossigeno in un panorama editoriale troppe volte asfittico.
Sarei tentata di inserire Marco Bertoli tra le "Rose nostre", ma credo che sarebbe ingiusto e non solo per ragioni anagrafiche; mi si perdoni se mi permetto di coniare una nuova definizione, quella di "Artigiano nostro", capostipite di una categoria destinata, io spero, a crescere.
Lucilla