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Se mi si chiede se amo i viaggi di piacere, quelli turistici, rispondo di sì, certamente. Eppure, non so perché (ecco la pure contraddizioni della vita) non c'è cosa che mi crea più stress di un viaggio, soprattutto se è pianificato e prenotato da troppo tempo, come se il viaggio fosse un "macigno" definito, bell'è pronto, davanti a me, che mi aspetta, da consumare e da erodere. E nel lasso di tempo che mi separa da questo appuntamento col viaggio, m'interrogo se sarò in grado di erodere, di sfondare a poco a poco, diluito nei giorni, questo macigno dalle mille incognite, mi chiedo se non ci saranno traversie che mi impediranno di raggiungere lo scopo.
Poi mi chiedo spesso che senso ha viaggiare da solo...io viaggio solo perché non ho di meglio di fare, non per scelta....e se posso viaggio solo in posti già conosciuti o che mi danno una certa familiarità. Non andrei solo in India, in Islanda, in Turchia, in Giappone, in America e via dicendo. Dovrei crearmi un interesse segretissimo là...ecco, i turisti sessuali devono viaggiare per forza soli...oppure quelli che devono andare in un particolare negozio o visitare un particolare museo che non interessa a nessuno.
Amo, in generale, la condivisione del viaggio, non voglio digerire questo macigno tutto da solo e poi raccontarlo a chi non era con me....qualcuno con me ci deve essere.
Ma anche trovarsi così dei compagni di viaggio di carne, puri oggetti, pure bambole dalla pura compagnia fisica, persone che magari fanno un favore ad accompagnarti? Anche tutto questo, che senso ha? Che senso ha?
Che senso ha elemosinare la compagnia di un viaggio? Ecco, un altro argomento interessante su cui riflettere è: come nasce il progetto comune di un viaggio? Qual è il passaggio vero e proprio che spinge due/tre persone al passare dal fantasticare all'azione ("ok, prenotiamo, andiamo, facciamo). Spesso molta gente perditempo si ferma solo alla fantasia, poi si caga sotto, è distratta o incapace di organizzare. Com'è che è possibile selezionare il giusto compagno di viaggio?
E soprattutto: occorre sempre e soltanto subordinare la meta di un viaggio agli accompagnatori? E se uno non troverà mai qualcuno disposto ad accompagnarlo e non vuole assolutamente viaggiare solo, che può fare? Sì, la risposta è sforzarsi di rimanere da solo, molto semplice. Entrare nella dimensione che è bello essere soli....ma come si può rendere bello qualcosa che forse soggettivamente non è?
La seconda risposta è la rinuncia....Quindi il viaggiatore è spesso anche un esploratore dei propri sogni, un accattone di amicizia, un perenne insoddisfatto. Insoddisfatto anche quando viaggia in posti che non gli interessano granché, solo per il gusto di esplorare il mondo in compagnia.
Insomma, gli accattoni di amicizie saranno sempre insoddisfatti, come chi non ha mai il pane.
E per finire, per tagliare corto, il viaggio è bello, ma forse è bello anche nel suo stress.
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