Non si tratta di cronaca nera, non sta morendo nessuno. Si tratta del titolo di un film documentario sul declino morale italiano realizzato dall’ex direttore dell’Economist Bill Emmott insieme alla giornalista Annalisa Piras. La fidanzata in coma è l’Italia (oltre ad essere la canzone degli Smiths – Girlfriend in a Coma , raccontata in modo amaro tramite molte testimonianze scomode (ho visto alcuni spezzoni dati in TV l’altra sera) da Saviano in poi.
Il film è stato già visto in diverse città del mondo tra cui Londra, New York, Bruxelles ma non lo vedremo in Italia (o comunque non ancora). Ne era prevista la prima visione in Italia mercoledì 13 febbraio (mercoledì delle ceneri che con la fidanzata in coma ci stava proprio) presso il Museo MAXXI di Roma. Alcune centinaia di indignati e colti (giovani e meno giovani) consumatori di cultura di sinistra sarebbero corsi a vederlo e avrebbero applaudito incazzati. Ne avrebbero parlato in molte cene e aperitivi della capitale nelle prossime settimane rischiando di alimentare le discussioni di questa sciagurata campagna elettorale, non sia mai, signora mia! Vorrà dire che questi borghesucci di sinistra troveranno per le loro prossime serate altri argomenti di conversazione. Quindi per ora scordatevelo, lo vedrete per bene dopo, con calma, dopo le elezioni e dopo Sanremo, ad animi e cuori più freddi, dopo aver superato la sbronza di IMU, MPS cavalieri rifatti, professori bocconiani e borghesi di sinistra.
Il MAXXI di Roma (una struttura museale meravigliosa che soffre di crisi finanziaria…anche per quelli di sinistra è difficile gestire la cultura) aveva previsto e messo in calendario da tempo la visione del film ma, ragioni superiori di opportunità politica (dicono le cronache) o di censura preventiva (dicono i soliti maligni) hanno fatto saltare la data (prorogata non si sa a quando). La neo-direttrice Giovanna Melandri ha dichiarato: “Mio dovere tenere la campagna elettorale fuori dal museo”. I malpensanti dicono che la decisone di censurare la visione del film sia arrivata dal Dicastero dei Beni e delle Attività Culturali e la direttrice non l’ha contrastata, anzi l’ha fatta propria.
Una cosa così insomma: Giovanna è nella linea del civismo di sinistra (sbandierata da Bersani come motto della campagna elettorale), lei non ci tiene a fare la rivoluzione culturale, non adesso poi, alla vigilia del voto, la rivoluzione può attendere, si farà poi dopo, con calma e correttezza. Ora gli animi sono troppo accessi, non si deve mettere benzina sul fuoco, quelli di sinistra sono gente perbene, garbata, mica usano le armi dell’avversario!
L’inquietante, mortifero e fascista Silvio Berlusconi può fare ufficialmente e platealmente quello che vuole, lui lo sa come si fanno gli affari (lui la cultura mafiosa la sa coltivare bene, con l’ottimismo paternalistico del padrone ), quindi è perfetta la sua trovata di marketing elettorale: il voto di scambio ufficializzato “tu elettore mi dai il voto e io ti restituisco l’IMU” (come ha sintetizzato efficacemente il professore della Bocconi).
E invece Giovanna Melandri, emblema della cultura della moderazione e della misura (che in questo caso prende la forma dell’auto-censura), si fa scrupolo di tenere il MAXXI fuori dalla competizione politica. Ma la cultura è politica, dovrebbe saperlo bene la direttrice, e forse anche il MAXXI avrebbe bisogno di una iniezione di adrenalina (detto tra di noi un posto così bello, vetrina di circuiti artistici internazionali, non dovrebbe essere gestito come fosse un circolo parrocchiale che si preoccupa di censurare le visioni ritenute inopportune).
Un film che racconta 20 anni di decadenza culturale e civile si potrà vedere con calma, magari quando poi saremo tutti costretti a leccarci le ferite mentre l’orrido fetore del berlusconismo, che ha fatto del disprezzo della cultura la sua via maestra, continuerà a penetrare le nostre case e le nostre vite.
La fidanzata è in coma (intanto magari morirà del tutto) ma anche noi non stiamo tanto bene.
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