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La sinistra tra passato e futuro

Creato il 28 dicembre 2012 da Webnewsman @lenews1

La sinistra tra passato e futuro

Il Pci fu uno dei maggiori partiti italiani del dopoguerra, protagonista indiscusso nelle vicende politiche e sociali di un Italia che cercava di archiviare, tra le macerie di una guerra dolorosa, un passato inglorioso attraverso l’instaurazione di una nuova fase democratica e la promulgazione di una Costituzione i cui valori fondanti ed i principi fondamentali incarnavano gli ideali della resistenza.

Fu fondato il 21 gennaio 1921 attraverso una scissione del partito socialista operata dagli allora dirigenti Amadeo Bordiga ed Antonio Gramsci.

Fin da subito, emerse una linea politica non del tutto aderente ai programmi dell’Unione Sovietica così da aprire un dibattito culturale relativo alla reale portata positiva relativa ai dettami legati al socialismo reale.

Le dissociazioni dalla linea di Mosca non provocarono mai un palese rottura nei reciproci rapporti ma non furono tuttavia prive di effetti all’interno del partito come hanno dimostrato le storiche crisi e frammentazioni di alcuni dei maggiori intellettuali che, come nel caso di Italo Calvino, non tardarono a dimostrare il loro dissenso per le politiche sovietiche in contrasto con la libertà di espressione e di divulgazione di un reale progetto sociale attorno ad un’idea civile e moderna di democrazia.

Le anime della sinistra sono state da sempre in grado di creare all’interno del movimento vedute di pensiero forgiate sullo spirito anarchico e libertario così come un filo conduttore ininterrotto con gli ideali della resistenza: la fiducia nei valori della giustizia sociale e dell’antifascismo furono trascritti nella carta costituente quasi a creare un mito fondativo della Repubblica nell’era post – bellica.

Tuttavia, l’effettiva od apparente dissociazione dalle politiche sovietiche e la volontà di dare vita ad una “via italiana al socialismo”, non permisero al Pci di entrare nella compagine di alcun governo repubblicano.

E’ un dato, questo, di enorme sensibilità e dalla portata storica notevole: la matrice antifascista è stata da sempre un elemento connaturale all’azione politica del partito se non altro per il fatto che la maggior parte degli aderenti alla resistenza italiana erano membri del partito guidato da Togliatti.

Lo sforzo ed il fine ultimo del Pci, nato dalla forza propositiva che aveva animato la lotta al nazifascismo, consisteva nel garantire al Paese una serie di riforme sociali che mettessero al centro del progetto costitutivo la persona e le sue necessità fondamentali: il rispetto ed il riconoscimento dei diritti di una moderna democrazia dovevano combinarsi con il soddisfacimento del bene comune e la tutela dei più deboli che, spesso, erano anche coloro che venivano dimenticati e relegati ai margini della società.

Per molti anni, dall'osservazione dei dati elettorali,  il partito comunista è risultato il più grande movimento politico della sinistra dell'Europa occidentale. Mentre, infatti, negli altri paesi democratici l'alternativa ai partiti o alle coalizioni democristiane o conservatrici era da sempre rappresentata da forze socialiste (con i partiti comunisti relegati a terza o quarta forza), in Italia rappresentò il secondo partito politico in assoluto dopo la Democrazia Cristiana, con un Partito socialista via via sempre più piccolo e relegato, dal 1953 in poi, al rango di terza forza del paese.

La svolta della Bolognina, nel 1991, segnerà la fine di un’era coincisa con la rinascita politica, sociale ed economica del Paese, nella direzione di un soggetto nuovo, l’allora Pds, ispirato all’internazionale socialista.

Da Achille Occhetto a Massimo D’Alema alla guida del partito. Il 14 febbraio del 1998, al termine degli Stati Generali della Sinistra, il Pds confluirà nei Democratici di Sinistra.

Il Partito Democratico, fondato nel 2007 e guidato dal 2009 da Pier Luigi Bersani, è l’erede politico dell’Ulivo, la coalizione politica nata dai due principali partiti della sinistra italiana attivi nel XIX secolo, i Ds di estrazione socialdemocratica, e la Margherita, di ispirazione centrista e cristiano sociale.

Le proposte di un nuovo partito nacquero nel 2003  quando si delineò un progetto, nato dalla riunione di tutte le correnti riformistiche moderate della storia italiana per formare così un partito di sinistra moderata con un nome fortemente evocativo.

 L'idea fu ripresa da Romano Prodi, all'epoca Presidente della Commissione Europea.

Lo stesso Prodi, in prima persona, nel corso del 2006, incaricò tredici personalità di spicco del mondo della cultura e della politica di redigere un Manifesto per il Partito Democratico, documento che venne reso pubblico nel dicembre del 2006.

Il Partito Democratico ha raccolto un’eredità gloriosa e faticosa. Portare avanti le istanze della tradizione della sinistra e fonderle con le più moderne ed attuali contingenze sociali è operazione difficile che impegnerà, negli anni a venire, gli intellettuali ed i dirigenti del partito. Negli ultimi dieci anni, soprattutto, la sfida si è resa più complessa per la necessità di contrastare e fermare l’azione del centrodestra berlusconiano e gli effetti dirompenti di una crisi prima nascosta, poi negata ed infine ammessa e caricata da parte del Pdl sulle spalle del governo Monti.

In una visione più ampia, tuttavia, vi è un’ulteriore sfida che abbraccia, in questo caso, numerosi paesi del mondo nei quali, il dilagare delle ingiustizie, della perdita di posti di lavoro e di un arricchimento ingiusto a danno dei più deboli, fanno ripensare i presupposti di intervento nel pubblico, il concetto di bene comune e financo alcuni dei principi contenuti nelle costituzioni liberali e democratiche nell’ottica di un liberismo senza regole e di un potere predatorio della finanza, sovrano legibus solutus.

Europa, la sinistra smarrita. Si sostiene che la sinistra ha perso, e può continuare a perdere, perché ha smesso di essere e fare la sinistra. La distanza tra il reddito di un operaio ed un super manager è passato da 1:30 a 1:1000. E’ qui che i partiti delle nuove sinistre devono lavorare, convincere gli elettori, sottrarre voti alla destra, raccogliere i consensi degli indecisi e creare nuove forme di democrazia partecipativa ripensando i principi dell’antica rappresentanza politica.

La società civile, i vecchi elettori nostalgici di quella sinistra che ha creato e consolidato il welfare state, chiedono di ammainare litanie e giaculatorie sterili in nome di un rinnovato spirito a vocazione sociale e solidaristico. Il redde rationem tra società civile e partiti è forse finalmente iniziato.

 

Cristian Curella


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