Magazine Cultura

La sinossi di un romanzo: impara da Dostoevskij

Da Marcofre

la sinossi di un romanzo

In un post intitolato “Di che parla la tua storia? L’esempio di Dostoevskij”, parlavo delle basi di un romanzo, e in effetti affrontavo l’argomento un po’ alla larga. Mostravo come lo scrittore russo fosse abile anche nel presentare all’editore la sua “merce”. In quel caso si trattava di “Delitto e Castigo” e Dostoevskij nella lettera al suo editore spiegava, con una frase sola, l’argomento affrontato da quel formidabile romanzo. E nelle righe seguenti proseguiva nell’esporre in maniera più che nitida il resto.

Venghino Siori, venghino!

Una volta illustrato con poche parole di che cosa parlava il suo romanzo, Dostoevskij scende nel dettaglio.
Spiega infatti che l’azione si svolge “al giorno d’oggi”. Lo scrittore russo, che amava la discussione anche forte, lo scontro, traeva le sue storie dalla cronaca. Lì c’era un sacco di materiale che attendeva solo un poco di intelligenza e capacità per essere trasformato in una storia. Ed è quello che lui fa sempre. E in poche righe svela la trama. Il protagonista è un giovane studente che vive in condizioni di estrema povertà. E cade vittima di certe idee “informi” nella certezza che un colpaccio lo solleverà dalla situazione disgraziata in cui si è ficcato. E il colpaccio lo tirerà in testa a una vecchia usuraia stupida, cattiva, sorda, che maltratta la propria sorella. Che vive a fare un essere del genere? È una pustola, non serve a niente, mentre se sparisce dalla faccia della terra, Raskolnikov vivrà finalmente felice, sereno, e trascorrerà il resto della sua vita a fare del bene e a vivere degnamente. Pure sua madre e sua sorella, che vivono in povertà, saranno parte di questo quadro idilliaco.
Domandina: e questa sarebbe un’idea originale?

Non importa se sei il primo, ma solo se sei il migliore

Se guardiamo da vicino l’idea di Dostoevskij, non ci farà cadere dalla sedia. Spesso si dice e si ripete che si deve essere originali per attrarre l’attenzione del lettore. In realtà i nostri libri di storia non fanno altro che ribadire l’idea che frulla nella testa di Raskolnikov, e che possiamo riassumere così:

Perché non posso uccidere un miserabile essere umano quando i libri di storia celebrano i macellai?

Quello che convince il buon Raskolnikov è proprio questo. Giulio Cesare, Napoleone, Montezuma sono tanto celebrati, ma cosa hanno fatto? Hanno prodotto cataste di morti. E sono nei libri, spesso a loro sono intitolate piazze, viali, vie, e sulla loro figura si organizzano convegni. Ma hanno ucciso. Raskolnikov sceglie di uccidere perché dopo, trascorrerà la vita a compiere del bene.  Il suo delitto non si può chiamare tale (scrive Dostoevskij nella lettera all’editore), perché cancellerà dalla faccia della terra un essere inutile. Napoleone, Giulio Cesare, hanno massacrato migliaia, milioni di persone che se fossero vissute avrebbero forse migliorato l’umanità.
Non è un pensiero nuovo, come si vede. I libri di storia dicono che certa gente può ammazzare cataste enormi di propri simili, ma il singolo se la deve vedere col codice penale, se uccide una vecchia. L’originalità? Be’, non mi pare che ci sia. Eppure…

Di che parliamo quando parliamo di originalità

In realtà col termine “originale” ci si dovrebbe riferire alle domande davvero importanti. Insomma, chi scrive dovrebbe (e il condizionale è davvero d’obbligo, perché poi ciascuno fa quello che preferisce), ricordare ai lettori appisolati davanti alla televisione (“Chi nomineranno all’Isola dei Famosi?”) le domande che contano sul serio.
Quindi è inutile che uno passi la giornata a scervellarsi a caccia di un’idea che nessuno ha mai avuto prima. Piuttosto, dovrebbe alzare il tiro e provare a formulare (ancora) quelle questioni che “nascono, provengono, cominciano” da quei giorni nella savana, quando smettemmo di essere scimmie…
La domanda “originale” di Raskolnikov è:


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog