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La Siria ha le armi chimiche e intende distruggerle

Creato il 19 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Siria, armi chimiche, Assad

Photo credit: FreedomHouse / Foter / CC BY

Finalmente la Siria ha confessato. Possiede le armi chimiche ed è pronta a distruggerle. Almeno è quanto ha promesso lo stesso Bashar al-Assad a un’emittente statunitense, Fox Tv, ammettendo per l’appunto di possedere arsenali di armi chimiche, sebbene abbia poi aggiunto di non esser stato lui ad uccidere migliaia di innocenti il 21 agosto scorso.
Ha poi dunque confermato l’impegno a far sì che tale arsenale sia quanto prima distrutto, ma ha del resto sottolineato che – al fine di distruggerlo integralmente – si renderà necessario un anno. Nell’intervista al canale americano, Assad evidenzia gli obblighi previsti dall’ultimo accordo russo-americano in merito al disarmo della Siria, nonché la disponibilità all’operazione da parte dello stesso regime siriano, il quale ha direttamente richiesto l’intermediazione di Mosca. Assad indica pertanto il costo dell’operazione di smaltimento in un miliardo di dollari, oltre a dichiararsi pronto a trasferire l’arsenale in qualsiasi Paese disposto a stoccare i gas nocivi perché siano in seguito distrutti. Sul perché si renda utile lavorare un anno a quest’operazione, Assad non ha dubbi: «Credo che sia un’operazione molto complessa, che richiede parecchio denaro. Circa un miliardo. Poi sarà necessario un anno per smaltirle. Un anno almeno». Ma dopo aver affermato ciò, il rais di Damasco sottolinea nuovamente durante l’intervista come il regime sia del tutto estraneo all’eccidio del 21 agosto. «Non sono state le forze governative a seminare morte nei dintorni della capitale. È stata un’azione dei ribelli». Rivolgendosi poi al presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il leader siriano lo esorta quanto mai a dar retta al suo popolo, del tutto contrario a scatenare una nuova guerra e ad aprire un ennesimo fronte in Medio Oriente.

Stando infatti agli ultimi sondaggi in America, buona parte dei cittadini s’è detta contraria all’ipotesi di dare il via a nuove iniziative militari, memore dello stillicidio rappresentato dalla guerra in Iraq. Tornando poi a parlare del fronte interno, Bashar al-Assad ha spiegato come in Siria attualmente non imperversi alcuna «guerra civile». Il territorio siriano, infatti, a detta del rais damasceno, sarebbe sotto l’attacco di «decine di migliaia di jihadisti» di 80 nazionalità diverse. Nonostante il «melting pot», il 90% sarebbe vicino all’ideologia terroristica di Al Qaeda. Questa è almeno l’accusa pronunciata dallo stesso Assad a poche ore dalla conquista della città siriana di Azaz, al confine turco, da parte del gruppo qaedista. Per di più il leader di Damasco afferma come in due anni, a causa di attacchi terroristici, siano morti ben 15mila soldati siriani e decine di migliaia di civili innocenti. Dinanzi a questa situazione particolarmente instabile e tesa, Mosca auspica un incontro all’Onu dei dirigenti siriani da un lato e dei rappresentanti dell’opposizione dall’altro. Insomma, un incontro-scontro «diplomatico» fra governo della Siria e ribelli. Un contatto che potrebbe rivelarsi possibile dopo l’assemblea generale dell’Onu a New York. Almeno questa sembrerebbe l’ipotesi sostenuta dal viceministro degli esteri russo, Bogdanov.
In ogni caso le dichiarazioni di Assad sulle armi chimiche gettano nuova luce sull’intricata vicenda.


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