Noi non possiamo conoscere chi vorremmo. Possiamo per una fortuna insperata, avere una visione momentanea di un grande poeta o udire il suono della sua voce; o rivolgere qualche domanda a uno scienziato, il quale ci risponderà affabilmente. Possiamo usurpare dieci minuti di colloquio nel gabinetto d’un ministro; o godere una volta nella vita del privilegio di attirare lo sguardo di una regina.
Eppure, questi fortunati casi fuggitivi noi li desideriamo e spendiamo i nostri anni, le nostre passioni e le nostre capacità nella ricerca di qualcosa di meno importante, mentre, durante questo tempo, c’è una società che ci è costantemente aperta, ci sono persone che, quale si sia la nostra condizione ed occupazione, potrebbero conversare con noi tanto a lungo quanto vorremmo.
E tale società, così numerosa e amabile, e che possiamo far aspettare intorno a noi l’intera giornata, – re e uomini di stato che attendono pazientemente non per concedere un’udienza, ma per ottenerla, – noi non la cerchiamo mai in quelle anticamere ammobiliate con tanta semplicità che sono gli scaffali delle nostre biblioteche, non ascoltiamo mai una parola di quel che essa ci potrebbe dire.
John Ruskin, Sesamo e gigli