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Le ragioni di questi dubbi nascono dal fatto che queste azioni militari ora giustificano lo spostamento delle "attenzioni" non più su una questione interna prettamente libica ma su uno scontro tra nazioni e non ultima, rischia anche di portarsi dietro uno scontro tra religioni, fino ad ora ben fuori dal contendere.
Tutto questo in tempi di "guerre sporche" che non necessitano di armate ed armamenti sofisticati ma dove pochi fanatici facinorosi, possono in ogni momento portare in ogni dove le tensioni che fino all’altra sera, volenti o nolenti, sarebbero comunque rimaste relegate alla Libia.
A questo si somma anche il dubbio che dietro le pur comprensibili motivazioni umanitarie ufficiali, ci siano in realtà ben altre ambizioni di geopolitica e di ridefinizione degli equilibri internazionali dell’area se non di carattere prettamente economico, vista anche la grande disponibilità energetica della Libia, qualcosa che le attribuisce un peso altrimenti non così strategico sullo scacchiere internazionale.
E’ opinione diffusa che le guerra del futuro sarebbero state causate da tre emergenze planetarie che incombono: Energia, Acqua e Cibo. Le tensioni di queste settimane in più parti del mondo sembrano tutte avere almeno una di queste motivazioni quale causa scatenante.
Iraq ed Afghanistan poi sono li a monito di come gli interventi “sulla carta” di pace, anche se richiesti dalla stessa popolazione di quel paese, come è stato proprio in Afghanistan, rischiano poi trasformarsi in guerre di occupazione di lunga durata con l’effetto a sorpresa che ora il “popolo oppresso” Afgano che aveva richiesto l’intervento occidentale, sta chiedendo agli occidentali di “levare le tende” e nel contempo ha aperto un tavolo di negoziazione con i vecchi nemici che non si fatica a pensare, nel futuro possano diventare buoni amici.
Un parallelismo tutt'altro che azzardato, visto che è cosa nota come la Libia sia tutto tranne che uno stato unitario, dove da decenni sono rimaste congelate le conflittualità che hanno da sempre caratterizzato i diversi gruppi tribali che ora, come una eruzione di un vulcano, rischiano di riemergere e vanificare l'idea stessa che possa esistere una unica Libia, l'idea occidentale che ha scatenato l'attacco militare.
Perchè è evidente che dopo le armi, bisognerà che si decida chi possa diventare la nuova guida del paese. E su questo punto credo gli occidentali avrebbero probabilmente fatto meglio a riflettere più a lungo se non lasciare che rimanesse realmente una cosa interna alla Libia, perchè statistiche alla mano, ci sono stati più morti civili post guerra dell'Iraq che in tutto il periodo bellico della sua “liberazione”.
I pazzi sono tali. E contro la pazzia non è mai corretto scendere sullo stesso piano.
La pazzia dei Gheddafi e di altri dittatori come lui, di fronte al cambiamento del mindset che sta emergendo nell'area, avevano comunque le ore contate.E' altresì noto che dietro i ribelli in Libia ci fossero gli aiuti dell'Egitto. Così come in Siria in queste ore le piazze stanno contestando Assad e le dietrologie anche in questo caso si sprecano.
Forse l'ONU, invece di decidere di scendere in campo come parte in causa, avrebbe fatto meglio a mantenere il proprio ruolo di "super partes", perso dall’altra sera.
A chi saranno infatti imputabili in futuro gli attentati che è fin troppo prevedibile, rischiano di costellare il futuro di molti paesi occidentali?
Così come appare incredibile che una forza negativa come quella di Al Qaida rischi ora, con il suo essere stata alla finestra, di divenire addirittura possibile sponda futura del malcontento arabo, quando le decisione occidentali di queste ore, riveleranno la propria inefficacia e non esisteranno altri “luoghi” a cui appellarsi.
Stesso discorso vale per l'Iran, che così' incassa l'idea che i guerrafondai sono i soliti Usa e gli altri paesi della coalizione che oltretutto, a più di un osservatore orientale, sembrano oltretutto essersi prestati a “coprire” le debolezze degli Usa, già impegnati su due fronti militari.
Oltre tutto le armi non rappresentano mai una soluzione.
Peccato che ancora una volta il Premio Nobel Obama se ne sia scordato,finendo per agire come un Bush qualsiasi.
Non ultimo un commento sulla posizione italiana.
Viste le strette relazioni trascorse con tanto di "scuse" pagate a peso d'oro, cosa che non mi risulta essere stato fatto da nessun altro paese colonialista occidentale, forse sarebbe stato più onorevole mantenere una posizione di astensione.
L'interventismo che sta caratterizzando la posizione italiana, rischia di far emergere ancora una volta l'idea molto diffusa all'estero, della "banderuola" italiana, nazione che non sembra mai avere una posizione chiara e il coraggio delle proprie azioni, ma cerchi sempre il modo di uscirne vincente, con un atteggiamento sempre poco edificante: il voltafaccia.
Scordarsi gli incontri amichevoli con Gheddafi nell'era della rete non servirà. Infatti quando sui canali internazionali parlano in queste ore della storia politica di Gheddafi, senza ritegno vengono mostrate le immagini della tenda in Roma, il bacia mano del Primo Ministro Italiano (e perchè poi un bacio?) e tutto ciò che da ieri si pensa di voler far credere non sia mai esistito.
L'astensione sarebbe stato un gran gesto di "forza", non per dimostrare che si intenda perdurare in questa relazione, ma di una posizione realmente concentrata in maniera prioritaria sulla questione sociale / umanitaria, visto che appare evidente che dopo le bombe seguiranno i profughi che sia che vinca o perda Gheddafi, avranno tutti una direzione: l’Italia!
Ora occorre vedere cosa questa guerra porterà veramente. Se ad una pace diffusa, come ci augura tutti o ad una lunga ed estenuante lotta di posizione o peggio l'inizio di un periodo bellico di “guerra sporca” permanente, dove l'atto terroristico rappresenterà il nuovo quotidiano per molti paesi del mediterraneo ed occidente, oggi in prima linea contro l'ignoto che questa azione potrebbe aver spalancato.
Non ci resta che incrociare le dita.
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