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la solita sinistra litigiosissima

Creato il 04 gennaio 2013 da Gaia

Avevo dato la mia adesione al progetto Cambiare si può e l’avevo annunciato pubblicamente, sperando che si presentasse davvero un’alternativa per mandare in parlamento qualcuno veramente di sinistra, nonostante il poco tempo a disposizione.
Per settimane ho seguito il dibattito sul sito, come avevo seguito il dibattito su Sel quando quella era la forza politica che più si avvicinava alle mie idee, prima che venisse fagocitata dal Pd. Radicale come sono, non pretendo e non mi aspetto una formazione che mi rappresenti in toto: ci sono cose su cui non transigo e molte altre su cui sono disposta parzialmente a soprassedere, cedere, mentre continuo a fare quello che posso per creare le premesse per un mondo nuovo condividendo il mio pensiero, che comunque è anche un prodotto di pensieri altrui, conosciuti negli anni.
Insomma, tutto inutile: alla fine Cambiare si può è andato a scatafascio, il sito è pieno di spam che nessuno toglie, i promotori sono andati a sfogarsi altrove e gli aderenti non sanno che pensare, e non vale la pena che vi riassuma come è successo tutto ciò, tanto più che non lo so bene, ho capito alcune cose, altre non le so o non le ho approfondite o non c’ero e nessuno me le ha spiegate. Pareva che il problema fosse Rifondazione, o forse Di Pietro, o forse Ingroia, o i partiti in genere che secondo alcuni devono sparire tutti dalla faccia della terra, o non meglio precisati abitanti dell’oltretomba, stando a quanto si legge sul sito. Mi è appena arrivato uno scambio astioso di email tra gente che non conosco e non ho mai sentito nominare prima – promotori del progetto in FVG, ma anche emeriti sconosciuti per quanto mi riguarda. Capisco il voler sbattere le porte, il sentirsi offesi, ma se vai a lavare i panni sporchi davanti a migliaia di estranei (speranzosi, poveretti), vuol dire che il tuo ego è più importante dei tuoi ideali, e ti depenno dalla lista di persone cui dare la mia fiducia. Per non dire dei toni. Toni presuntuosi, antipaticissimi, bellicosi. A sinistra! Sono convinta che i litigi non vadano fatti pubblicamente, ma internamente, altrimenti si rischia di confondere potenziali sostenitori, distrarre dai contenuti importanti e dare una pessima immagine di sé. Ogni sfogo pubblico sottolinea narcisismo e la presunzione che la gente non abbia niente di meglio da fare che parteggiare per l’uno o per l’altro, per le persone, spesso, più che per le idee.
L’unica cosa di cui sono certa al punto da volerla dire qui è che la sinistra partitica e non, in Italia, spesso non combina niente e ormai sta fuori dal parlamento anche perché è il solito guazzabuglio inconcludente di duri e puri, di ‘se-resta-lui-me-ne-vado-io’, di intransigenti, arrabbiati, narcisisti. Tutti contro i personalismi (es: ‘togliamo il nome Ingroia dal simbolo della lista!!’), e poi tutti a strillare: IO non ci sto, fate senza di ME. Ovviamente c’è tantissima gente che non è così, che sa mediare, ascoltare, capire, farsi da parte ma continuare a impegnarsi – ma non basta. Bisogna capire che governare è diverso dall’enunciare principi, che ci si scontra con tante dure realtà e bisogna fare scelte, e qualche errore è anche permesso. La stessa sinistra che si dice anti-giustizialista, che si impegna per i carcerati, per gli immigrati anche quando violano le leggi, che trova sempre spiegazioni che alla fine diventano giustificazioni per ogni comportamento (dei propri beneamati), non perdona a chi le è più vicino, al leader di partito, all’ex ‘compagno’, al mezzo rivale, il minimo sgarro. Un curioso incontro di moralismo per alcuni e lassismo per altri.
Il Manifesto ha fatto la stessa fine: gente che se ne andava incazzata e nessuno capiva perché. Adesso è risorto è nemmeno questo si è capito.
Io penso che ci siano tanti tipi di meno peggio: dall’intollerabile al buonino. Non si vota l’intollerabile, ma si può votare il buonino. Se pretendiamo ogni volta la perfezione, nelle cose della vita, non combineremo mai niente. Soprattutto, se pretenderemo la perfezione dagli altri e ci crederemo sempre superiori – e prima ancora di aver dimostrato qualcosa.
Io non credo di avere il carattere, la pazienza, per fare la politica della delega, cioè per essere eletta – quindi mi impegno in altri modi. Penso inoltre che il ricorso alla delega debba essere più limitato possibile, ma dove c’è, come a livello nazionale, non voglio rinunciare a dire la mia solo perché non credo nel meccanismo. Io alle prossime elezioni voglio votare. Cambiare si può ha raccolto 12500 adesioni, migliaia di euro, ha attirato l’attenzione, e ora ‘non se ne fa più nulla’ e non si capisce perché. E va bene: peggio per loro. Ingroia o altri si prenderanno i loro voti, forse anche il mio, in mancanza di meglio, e quando i promotori di Cambiare si può verranno a chiederceli in altre tornate elettorali, li ricorderemo (se li riconosceremo) come quelli che hanno mollato tutto perché non era esattamente come lo volevano.
La politica ha bisogno di compromessi. Non di vendere l’anima al diavolo, non di venire meno ai propri principi, ma di cedere ogni tanto, su qualcosa. La mia intenzione è di informarmi, valutare, e magari dire pubblicamente chi mi piace e chi no, ma senza pensare che il mondo sia diviso in buoni e cattivi. Arrivata a ventinove anni, io l’ho capito, ma mi pare che a tanta gente questo semplice fatto continui a sfuggire.


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