Si conoscono, si annusano, forse si piacciono.
La loro è una relazione instabile come un mare in tempesta , però vanno avanti...
La vita li separa ma loro si ritrovano sempre perché all'una senza l'altro manca sempre qualcosa e viceversa.
A Costanzo non piacciono le scorciatoie.
Gli piacciono i film scomodi, quelli su cui si può discutere animatamente per molto tempo e poi rimanere ancorati saldamente alla propria idea di partenza. Ha coraggio da vendere, ai limiti dell temerarietà.
E con l'ausilio di Paolo Giordano (autore dell'omonimo romanzo da cui è tratto il film e coautore insieme allo stesso Costanzo della sceneggiatura) apre il vaso di Pandora del cinema di genere prima citando a piene mani dall'horror e poi quasi aggrovigliandosi in un percorso di crescita distorta dando però l'impressione di ridurre tutto il travaglio interiore che segna i personaggi di Mattia e di Alice alla storia di un bacio procrastinato per tanto,troppo tempo.
La solitudine dei numeri primi è ben lungi dall'essere un film perfetto.
Ma è una pellicola che porta avanti senza esitazioni un'idea di cinema non banale e proprio per questo affascinante.
Sceglie consapevolmente di rischiare.
All'inizio la musica martellante di Morricone ci introduce in un teatro mostruoso che sembra partorito dalla mente di Dario Argento, la musica de L'uccello dalle piume di cristallo diventa miracolosamente il tappeto sonoro su cui adagiare una Suspiria virata al verde e al viola invece che al rosso scarlatto dell'originale.
"Benvenuti nell'inferno delle mie ossessioni" sembra dire Costanzo.
E per un po'si continua: i corridoi di un albergo bavarese divengono le controfigure degli analoghi dell'Overlook Hotel, la storia di Alice la zoppa diventa sorella di quella di Carrie e così via di citazione in citazione.
Il cinema di Costanzo è un cinema che fa leva sull'accumulo di suggestioni, i lunghi minuti senza dialoghi sono funzionali all'incomunicabilità che la fa da padrona.
Nessuno comprende ciò che vuole l'altro: Alice non capisce Viola, Mattia non capisce Alice ,i genitori di entrambi non capiscono i propri figli (anzi la madre di Mattia,una magnifica Isabella Rossellini,in un dialogo ammette di aver paura del figlio).
E Mattia e Alice portano sul loro corpo le stimmate di questa solitudine: per il primo sono numerosi tagli autoinflitti, per la seconda una lunga cicatrice dopo un incidente che l'ha resa claudicante e un tatuaggio che perde subito il suo significato primario (per cui vuole che le sia tolto, una delle scene più "forti" del film).
La seconda parte è incentrata sulla crescita inquieta di Alice e Mattia, un romanzo formativo visto tante volte e forse per questo sorprende e suggestiona di meno.
Costanzo flette l'unità temporale a suo piacimento andando avanti e indietro dagli anni 80 fino ai giorni nostri, utilizza scenografie aggressive nella prima parte (quella più horror) molto più dimesse e incolori nella seconda parte, centellina i dialoghi nell'ultima parte per far parlare soprattutto i corpi:quello della Rohrwacher talmente magro che sembra trasparente e quello sfregiato di Marinelli.
Mattia e Alice all'inizio chiusi nelle loro rispettive solitudini, vicini fin quasi a sfiorarsi ma destinati a non toccarsi mai come due numeri primi forse un giorno riusciranno a sfiorarsi, addirittura a comunicare.
E il mondo attorno a loro starà a guardare....
PERCHE' SI : idea di cinema non banale, citazioni nobili a piene mani dall'horror , Argento e Kubrick
PERCHE' NO : non volendo sembra una storia d'amore i cui crampi sono dovuti a un bacio procrastinato troppo a lungo.( VOTO : 7 / 10 )