"Come voi sapete, l'ufficio formazione ha sempre avuto un responsabile. Da oggi ho individuato il responsabile nella Redazione: per ogni questione dovete fare riferimento a lei, che dialogherà con me e che dovrà essere aggiornata di tutto quello che accade in ogni circostanza".Nel momento in cui l'AD ha pronunciato queste parole, durante una delle ultime riunioni, cogliendomi impreparatissima, a momenti mi strozzavo con una caramella che tenevo in bocca giusto per bighellonare. Una decina di sguardi truci sono stati rivolti all'ultima arrivata, che poi sarei io (letteralmente), elevata agli occhi di tutti un gradino più su rispetto alla massa dei poveri comuni sfigati. Tanto valeva che l'AD mi attaccasse un bersaglio sulla schiena ed aprisse la stagione della caccia.In quel momento agghiacciante ho sentito una voce che mi chiedeva se fossi pronta a prendermi una tale responsabilità. "Certo, come no? E' una sfida e a me piacciono le sfide", mi sono sentita rispondere in una di quelle frasi fatte tratte dal manuale "credi in te stesso". Viene da pensare che anche andare in autostrada in bicicletta in contromano durante una tempesta di neve potrebbe costituire una qualche sfida, ma non sono mica così scema da prenderla in considerazione.Invece non me la sono sentita, vigliaccamente, di contraddire l'AD. In un certo senso, però, la faccenda della sfida è anche vera: ho sempre lavorato in team, ma non ho mai avuto la responsabilità di organizzare il lavoro di altre persone. Di solito accadeva che qualcuno organizzasse il lavoro di un gruppo di sfigati, nel quale c'ero anch'io. Sento come se fossi stata ammessa dietro le quinte e questo, tutto sommato, ad oggi mi piace. Questi primi giorni da leader mi hanno tuttavia insegnato una lezione importantissima: il capo è solo. Questo alla luce di alcune profonde considerazioni.
In primo luogo il capo non può, esattamente come non può esserlo un genitore, essere amico. Un capo può stimare, può addirittura arrivare a provare affetto per i colleghi e difenderli di fronte all'AD anche quando hanno torto marcio, ma non può veramente essere un amico. Questo perchè prima o poi finirebbe per tradire in qualche modo questa amicizia o per perdere la leadership, la credibilità. Come può essere credibile un capo con il quale ci si fa un goccetto e ci si raccontano barzellette sconce fino a tardi? O un capo che tiene un blog tutto rosa nel quale per il 99% del tempo parla di scemenze?
In secondo luogo il capo non sbaglia mai. Gli esseri umani sbagliano ed in queste occasioni viene letto il segno della loro intrinseca umanità. Quando il capo sbaglia è uno stronzo oppure un incompetente che è stato messo là come servo del potere, giusto per mangiare pane a tradimento. Se il capo combina un guaio, nessuno si azzarda a coprirlo, per una specie di patto silenzioso che si concretizza nel motto "dagli al potere precostituito!".Allo stesso modo i gesti positivi del capo vengono dimenticati nel tempo di un battito di ciglia, quelli negativi rimangono scolpiti nella pietra nei secoli dei secoli.
Il capo è, in definitiva e per sua stessa natura, uno stronzo del quale è necessario diffidare. Con il capo non si può essere disinvolti, non si va a prendere l'aperitivo e tantomeno si va a casa del capo a mangiare una pizza. Quando sei col capo, tutto quello che dici potrebbe essere utilizzato contro di te in tribunale. Desideri in un lontano futuro mettere su famiglia? Meglio non dirlo quando c'è il capo, perchè potresti, da un giorno all'altro ed in maniera del tutto immotivata, essere invitata a passare le commesse che stai seguendo ad una lavoratrice più giovane e single di te, sbucata come per incanto da chissà dove.Nella migliore delle ipotesi il capo viene sopportato e, se proprio è un capo fortunato, l'ufficio dirà di lui "poteva andarci peggio". Perchè ciò avvenga il capo deve essere particolarmente bravo, e per particolarmente bravo intendo un mostro di competenze tecniche con un talento ineguagliabile nei rapporti umani. Oltre a non sbagliare mai, il capo deve, in altre parole, trovare sempre il tempo di ascoltare le persone, soprattutto quando sono lagnose, motivarle (anche nelle circostanze in cui effettivamente trovare dei lati positivi diventa arte), controllare i carichi di lavoro individuali, risolvere gli imprevisti più impensati che capitano sulla sua scrivania quando gli altri non sanno come uscirne vivi, mediare cercando di mantenere il sangue freddo quando l'AD se ne va in giro per il corridoio isterico gridando che vuole tagliare teste.
Comunque vadano le cose, il capo non sarà mai comunque abbastanza. Abbastanza cosa? Abbastanza “tutto”. Già, perchè per quanto il capo sia eccezionale, nell'ufficio ci sarà sempre qualcuno che, agli occhi di qualcun altro o di sé medesimo, si sarebbe meritato più di lui quella posizione di leadership.
Sono giunta alla conclusione che dovrei frequentare un corso di leadership. Per ora il clima è buono e, a parte qualche screzio di poco conto, riesco a mantenere un equilibrio. Ho però come l'impressione che una qualche bomba sia li lì per scoppiare non appena volto le spalle. Che sia normale vivere con quest'ansia? Che a fare la differenza tra un capo e qualcuno che non lo è siano soprattutto dei nervi saldi ed una faccia di marmo? Tutto può essere, a quanto ne so.
La Redazione