La Spagna e il Sacco di Mele Marce

Creato il 14 novembre 2014 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Jose Angel Fernandez Villa guida uno dei più grandi sindacati dei minatori della Spagna. Francisco Granados è stato uno dei ministri chiave della regione di Madrid. Jordi Pujol è stato il presidente della Catalogna per 23 anni.

Queste tre personalità influenti della Spagna del nuovo millennio, apparentemente distanti tra loro hanno probabilmente una caratteristica in comune: sono delle mele marce che nascondevano ingenti somme di denari in conti correnti bancari esteri, mentre il paese sprofondava nel baratro di una grave crisi finanziaria senza precedenti.

I conti corrrenti, scoperti durante un’ondata di arresti e ispezioni, sono la punta di un iceberg di corruzione che minaccia di affondare il sistema politico della Spagna.

Fino allo scorso week end ,il primo ministro Mariano Rajoy e alti politici della nomenclatura iberica viaggiavano a vele spiegate verso il massiccio di ghiaccio delle ruberie incuranti del pericolo. Oggi, loro stessi lottano per accaparrarsi un posto nella scialuppa di salvataggio.

El Senor Granados è stato uno dei 51 arrestati accusati di corruzione e appropriazione indebita, insieme a 6 sindaci in carica. La maggior parte, incluso Granados, appartengono al Partito Popolare (PP) di Mariano Rajoy. Anche i socialisti ruzzolano nello stesso marciume come anche la coalizione al governo della Catalogna e i due più grandi sindacati, la Uniòn General de Trabajadores e la Comisiones Obreras.

Il Partito Popolare è il peggiore peccatore. Il tesoriere del partito Luis Barcenas è finito in prigione dopo uno scandalo legato a fondi occulti indirizzati al PP. Per il suo ruolo nell’operazione è stato disinnescato anche l’ex ministro dell’interno, Angel Acerbes.

Rodrigo Rato, ex ministro delle finanze e numero uno del Fondo Monetario Internazionale (FMI), sempre del PP, è accusato di aver usato indebitamente le carte di credito della banca Bankia, di cui era il direttore, per pagare meno tasse. Da notare che nel 2012, Bankia ha usufruito del solido sostegno dell’ UE di 21miliardi di euro come salvataggio dalla bancarotta.

El Senor Villa probabilmente ha ammassato 1,4 miliardi di euro in conti bancari svizzeri mentre i membri del suo sindacato perdevano a migliaia il posto di lavoro.

Jordi Pujol, se le accuse saranno confermate, ha evaso al fisco ingenti somme di denaro mentre presiedeva una fondazione specializzata in Etica.

Mariano Rajoy si scusa e si fustiga pubblicamente. Nelle preoccupazioni degli spagnoli al primo posto c’è la disoccupazione che viaggia al 43% quella giovanile mentre quella generale intorno  25%. Subito questa immensa piega è la corruzione colei che ammorba le menti e i corpi del popolo iberico. A ragion veduta, viste le ultime performance dell’Establishment politico e considerando la recente classifica di Trasparency International che ha declassato la Spagna dal 30esimo al 40esimo posto del ranking planetario della corruzione.

“La Spagna manca di una vera legislazione anti – corruzione e ancora poggia le basi economiche e politiche su un sistema di patronato, nepotismo e raccomandazioni”, spiega Fernando Jimenez, professore all’Università di Murcia.

Nel 2015, gli spagnoli affronteranno le elezioni municipali, regionali e politiche nazionali. I recenti scandali legati alla corruzione che hanno coinvolto i due principali partiti, il Partito Popolare e il Partito Socialista, potrebbero profetizzare un terremoto politico. La conseguenza “funesta” probabilmente vedrà l’ascesa del movimento Podemos che ha ottenuto un buon 10% nelle elezioni europee di maggio.

Questa nuova forza politica, con un nome volutamente evocativo, potrebbe davvero vuotare il sacco di mele marce per insediare un nuovo raccolto.

Podemos…


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