Riceviamo e volentieri pubblichiamo (di Gaspare Serra dal sito http://gaspareserra.blogspot.it/2012/05/la-spina-di-palermo.html)
LA “SPINA” DI PALERMO
E’ ormai il “caos” a Palermo. Caos “democratico” (per il Partito Democratico, s’intende…).
Chiusasi fragorosamente la stagione del berlusconismo
(anche nelle sue diramazioni -“metastasi”, per alcuni- locali: dalla Moratti a Milano, a Cammarata a Palermo…), tutti i segnali convergevano in un’unica direzione: l’irripetibile opportunità per il Pd, principale forza d’opposizione in questi anni, di capitalizzare elettoralmente da un lato la “frustrazione pidiellina” (per quel promesso “miracolo economico” trasformatosi in incubo!), dall’altro la “rabbia leghista” (di chi è passato dall’orgoglio di gridare “padroni a casa nostra!” alla vergogna di scovare “ladroni in casa propria”!). Test politico di primordine era rappresentato dalle amministrative di Palermo (quinta città d’Italia), dove dieci anni di mala amministrazione Cammarata (macchiata da svariati scandali e da una “gestione privata” della Cosa pubblica) avevano fatto lievitare le ambizioni del centrosinistra di governo cittadino Per il Pd,dopo essere entrati a Palazzo dei Normanni “furtivamente” dalla finestra, la prospettiva di entrare a Palazzo delle Aquile dall’ingresso principale appariva alquanto “allettante”… (in molti già pregustavano di dare il “benservito” al Pdl). Nello stesso Popolo della Libertà tutti davano per persa la “fortezza palermitana” (previsione quanto mai azzeccata). Avendo “perso la faccia”, del resto, il Pdl non si era fatto scrupoli a “chiederla in prestito” al giovane Massimo Costa, il candidato col volto da tronista prescelto come agnello sacrificale dai “berluscones” (tanto corteggiato prima del voto… quanto scaricato immediatamente dopo!). Tutto sembrava già scritto… Nessuno, però, aveva fatto i conti con una legge che non ammette sconti, quella di Murphy, secondo la quale “se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi può condurre alla catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo” Ebbene, questo “qualcuno” si è concretizzato nel Partito Democratico! L’autolesionismo proverbiale del Pd si è spinto al punto di seminare “tanta polvere” da raccogliere “solo vento” da quello che si preannunciava come il più grande raccolto dopo il “bunga bunga”!Ecco
spiegato come, in vista delle elezioni cittadine, i
Democratici si sono cimentati in un “triplo salto mortale” mai
riuscito prima:
-
in primis, PERDERE LE PRIMARIE
(Bersani in persona si era speso a sostegno della candidatura di Rita
Borsellino -altro errore strategico, trattandosi di una personalità
degnissima ma praticamente scomparsa dalla scena politica locale,
dopo l’elezione di ripiego all’Europarlamento-);
-
in secundis, PERDERE LE “SECONDARIE”
(ossia le elezioni, quelle “vere”), pur avendo a malincuore
appoggiato il candidato premiato da discusse primarie, Fabrizio
Ferrandelli;
-
in tertiis, CADERE SOTTO I COLPI DEL “FUOCO AMICO”, ovvero
perdere contro un ex alleato, Leoluca Orlando
(di fatto una “costola” della sinistra palermitana e “candidato
in pectore” di quella parte del Pd più “malpancista”).
Mentre
molti già pregustavano il “dolce sapore” della vittoria…alla
fine ci si è dovuti accontentare del “gusto amaro” della
sconfitta!
Nemmeno
appellarsi a Santa Rosalia è servito a molto di fronte al
“masochismo democratico”
Nessuna
“corona d’allori” per i dirigenti del Pd
(già pronti a sfilare sul carro del vincitore):
in compenso, tante “corone di spine”!
Uno
spot pubblicitario recentemente andato in onda recitava: “ti piace
vincere facile?”.
Prendendo
spunto da questa réclame, proporrei
al Partito di Bersani di adottare il seguente slogan alle
prossime elezioni:
“ti piace perdere facile???”
Il
Partito Democratico siciliano (“diviso” per costituzione,
“perdente” per vocazione!) esce dalla prova delle urne “bocciato
senza appello”
Ridottosi
ad una “banda post-democristiana” alla ricerca di una qualche
sistemazione personale, il Pd (meno “L”) è apparso:
-
in primo luogo, del tutto carente di un’idea alternativa di
politica e di società
(come si può, ad esempio, far da stampella ad un Presidente di
Regione fino a poco tempo fa definito “degno erede del
cuffarismo”?);
-
in secondo luogo, scevro di un minimo di spessore politico e
culturale
(l’unica idea dominante nella sua classe dirigente non sembra
“cambiamo il Sistema”, bensì “facciamoci strada nel
Sistema”!).
I
Democratici dell’Isola hanno mostrato così poco riguardo nei
confronti dei propri elettori da impedire
con ogni pretesto lo
svolgimento del referendum consultivo
chiesto a gran voce dalla base per
avallare o meno la scelta verticistica dell’“appoggio esterno”
ad un Governatore indagato per “concorso esterno” in associazione
mafiosa
Ma
come dargli torto,
in effetti?
Che
necessità vi è di svolgere un referendum per certificare ciò
che è “alla luce del sole” (ovvero l’insofferenza
del suo elettorato)???
Tornando
al clamoroso responso delle amministrative, Fabrizio
Ferrandelli, presentatosi
in un primo momento col
volto da bravo ragazzo
impegnato in politica e nel sociale, probabilmente vittima
delle sue ambizioni, si è abbandonato all’“abbraccio mortale”
dei Cracolici & Company non valutandone le conseguenze
Quella
che doveva essere la candidatura civica di una giovane promessa della
politica è divenuta
ben presto diretta
emanazione della fronda più “inciucista e lombardista” del
Partito
Ferrandelli,
così,
ha finito col perdere
-dico bene, ritenendo ormai segnato l’esito del ballottaggio- non
solo in virtù della grande popolarità di Orlando ma
anche perché apparso una “pedina” nelle mani di “vecchi
marpioni” della politica,
pronti
a sponsorizzare la sua candidatura ad uso e consumo proprio!
“Sguaiate”,
baldanzose, supponenti, poi, sono apparse le sue prime reazioni post
voto:
1-
Che senso ha accusare Orlando di aver sottratto voti al centrodestra,
macinando consensi al di fuori del proprio bacino elettorale di
riferimento?
Ciò,
più che un’“infamia” di cui render conto, appare il principale
merito dell’ex Sindaco!
Quale
altro sarebbe l’obiettivo di un candidato se non conquistare la
fiducia anche di coloro che, fino a ieri, non lo avrebbero votato?
2-
Come può,
inoltre,
l’aspirante sindaco di una Città così problematica definire
“cialtrone” un uomo che, nel bene e nel male, ha già
amministrato il Capoluogo siculo per ben tre consiliature?
Se
persino la senatrice Finocchiaro (candidata del Pd alle ultime
regionali) è arrivata ad ipotizzare un suo appoggio ad Orlando, c’è
da credere che Ferrandelli, più che muovere all’attacco, dovrebbe
lavorare molto sulla “difensiva”…
3-
Come si può,
infine,
illudere gli elettori prospettando il ballottaggio come il secondo
tempo di una partita che riprenderà da uno “0 a 0” e palla al
centro?
Onestà
intellettuale suggerirebbe,
piuttosto,
l’immagine calcistica dello “0 a 3” e palla al centro
(considerando
lo striminzito 17% di consensi di Ferrandelli al primo turno -a
fronte del 47% di Orlando- e gli “oltre 60 mila” voti di scarto
registrati tra i due candidati!).
Sgombrando
il campo da equivoci, lungi
da me vendere “fumo per arrosto”!
Leoluca
Orlando:
-
in primo luogo, non
rappresenta la “panacea di tutti i mali” (meglio
diffidare, piuttosto, da chi vanta “poteri salvifici” o si
presenta come l’“unto del Signore”!);
-
in secondo luogo, se
ha scelto di scendere in campo lo ha fatto più con un occhio a Roma
che a Palermo (in
buona sostanza, per non farsi troppo oscurare all’interno dell’Idv
-partito eminentemente “leaderistico”- da personaggi quali
l’evergreen Di Pietro e l’emergente De Magistris).
L’ex
Sindaconon
è certo “il nuovo che avanza”… semmai “l’usato sicuro”
(per citare l’infelice battuta di Bersani).
Ma,
se
in così tanti palermitani lo hanno preferito al primo turno -e,
son sicuro, faranno altrettanto al secondo-, evidentemente
i volti nuovi che la politica palermitana ha espresso (o,
meglio, gli “apparati” reggenti le loro spalle) sono
apparsi un’alternativa ben poco credibile…
Auguriamoci
solo che il probabile nuovo, vecchio Sindaco si confermi all’altezza
delle aspettative di una Città “assetata di futuro” e “affamata
di legalità”…
(Blog “Panta Rei”)