C'è una continuità tra la storia che racconta Maria Antoniettà Calabrò nel suo libro “Le mani della mafia” e la cronaca dei giorni nostri. Nonostante il crac del Banco Ambrosiano, col buco da 1900 miliardi di lire scomparsi, sia una storia di più di trent'anni fa, parte di quel potere criminale, affaristico-mafioso-finanziario è sopravvissuto fino ad oggi. Notizia della settimana scorsa, la fuga dei capitali dallo Ior, che nella nuova gestione Bergoglio ha deciso che la sua banca deve ospitare solo conti di persone del Vaticano. Ne parla Il fatto Quotidiano (articolo riportato qui):
«“Un investigatore sotto garanzia di anonimato la definisce così “una delle più grandi operazioni di ripulitura del denaro nero”. Centinaia di milioni di euro depositati sui conti dell'Istituto Opere di Religione Ior, stanno uscendo in queste ore verso diversi paesi esteri, anche a bassa fiscalità e con scarsa trasparenza come la Svizzera, senza che il Vaticano comunichi all'Italia i nomi dei correntisti (potenziali evasori se non peggio) né la destinazione. Lo Ior sta ripulendo la sua clientela intimando a 1250 correntisti di lasciare la banca vaticana con una lettera di recesso unilaterale. [..] La procura di Roma e la Banca d'Italia stanno cercando un sistema per intercettare questa fuga di capitali senza controllo. Le norme internazionali impongono la collaborazione tra le Autorità antiriciclaggio dei due stati. L'UIF di Banca d'Italia ha chiesto all'Aif della Santa Sede, guidata dallo svizzero Renè Brulhart, di avere accesso ai correntisti 'cacciati'. L'atteggiamento dell'Aif è ambiguo»Ma cosa c'entra questa “corsa alla pulizia” da parte dei correntisti (presumibilmente evasori se non peggio) con la storia di Calvi? Lo Ior si è servito del banchiere dagli occhi di ghiaccio per le sue operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Questo emerge dall'ultima sentenza che assolve tutti gli imputati dall'accusa di omicidio di Calvi, strangolato e poi impiccato sotto il ponte dei frati neri a Londra. Non solo, l'autrice spiega come molti dei conti di transito, “misti” (perché lo Ior schermava il vero intestatario del conto) usati dallo Ior per riciclare denaro, erano risalenti al periodo del Banco Ambrosiano. Sono conti sfuggiti alla prima inchiesta del crac e che sono sopravvissuti fino ad oggi. Grazie ai nuovi obblighi in ambito di riciclaggio cui lo Ior sottostare, sono state scoperti gli scandali finanziari che hanno visto coinvolto l'ex capo dell'Apsa (l'ente che amministra il patrimonio immobiliare della Santa sede) Nunzio Scarano: allo Ior dovevano arrivare valigie zeppe di banconote da 500 euro. Il riciclaggio continuava ad essere praticato, più di trent'anni dopo Pippo Calò, monsignor Marcinkus e il Banco Ambrosiano. Non solo: oltre a Scarano, coinvolti nell'inchiesta vi sono anche due ex vertici della banca Paolo Cipriano e Massimiliano Tulli, che sono indagati (sempre per riciclaggio) in una istruttoria che coinvolge cinque sacerdoti romani e il boss della Magliana Ernesto Diotallevi. Proprio lui. Quello che andò fino a Trieste a portare il passaporto falso a Calvi (intestato ad un certo signor Calvini) prima della sua ultima fuga a Londra. Quello che è considerato essere il cassiere della banda criminale che controllava (ma è giusto parlare al passato?) Roma negli anni '80. Da Calvi a Scarano.
Scrive la giornalista:
“Ma nella seconda metà del primo decennio degli anni Duemila le griglie più strette delle normative internazionali li hanno infine messi nel mirino degli investigatori.Le quotidiane operazioni da milioni di euro tra lo Ior e alcuni istituti di credito italiani (fra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banca del Fucino) avevano destato i sospetti dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia nel 2009. E a seguito di quella segnalazione fu accertato dai magistrati della Procura romana che lo Ior utilizzava in modo cumulativo un conto aperto presso la filiale 204 della Banca di Roma in via della Conciliazione, versandovi assegni da parte di propri clienti senza dare alcuna comunicazione in merito, violando così le norme antiriciclaggio.Solo attraverso tale conto sarebbero transitati circa 180 milioni di euro tra il 2006 e il 2008. Le operazioni si interruppero con l’integrazione della Banca di Roma nel gruppo Unicredit.I pubblici ministeri sospettano che le transazioni attraverso conti schermati intestati allo Ior celino in realtà operazioni, per conto di società o singoli individui con residenza fiscale in Italia, volte all'occultamento di vari reati, dall'evasione fiscale alla truffa”.
Soldi passati dallo Ior a banche italiane come Intesa San Paolo o Unicredit.
Proprio passando dai conti di transito utilizzati dallo Ior ai tempi di Calvi. Trent'anni dopo, un altro personaggio da cronaca si riaffaccia in Italia: Vito Palazzolo, the godson, considerato l'amministratore dei beni di Bernardo Provenznao. Finito in un'inchiesta che tratta di corruzione e che coinvolge Finmeccanica e lo Ior, in una triangolazione per vendere armi alla Siria e agli affari di questa in Africa. L'autrice conclude così, la premessa a questa seconda edizione:
Sui silenzi di trent’anni di storia del Banco ambrosiano e dei suoi legami con lo Ior si sono costruite solidissime carriere, altre sono state distrutte.Ma questi trent’anni di storia criminale sono stati uno dei fattori più importanti all’origine del «blocco» del sistema italiano. Il nostro paese è rimasto impigliato nelle maglie del potere della cosiddetta Seconda repubblica, che in parte ha funzionato da sovrastruttura (direbbe Karl Marx) di una sottostante entità economico-mafiosa che, seppur costretta ad abbandonare lo stragismo, non ha mai perso incisività.C’è infatti una stabilità anche nel potere criminale.Questa è una storia che ancora oggi fa paura. Che ancora oggi da fastidio sebbene, come ammette la stessa autrice, nessuna querela le è mai arrivata. Ma minacce sì, da persone ancora oggi al potere, in politica. È una storia che da fastidio perché mette assieme dei fatti, secondo una ricostruzione cronologica che fornisce al lettore una chiave di lettura unitaria ed esplicativa per uno tra i gialli politico finanziari più oscuri degli ultimi vent'anni. Al di là delle sentenze giudiziarie. L'intervista a Micromega dell'autrice. La scheda del libro su Chiarelettere.
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