La stampa è imbavagliata dai partiti e pienamente influenzata da logiche e tendenze di pensiero “uniche”. Categorizzazioni e spirito di parte che non aiutano l’intelletto perché tramortiscono la libertà del pensiero individuale. L’effetto controproducente è che nella stampa tali influenze diventano così accentuate da assumere caratteri incontrovertibili perché assurti a opinioni di pensiero addirittura politicamente coese. Il Corriere della Sera e Il sole 24ore mantengono invece una certa neutralità evitando quello sbilanciamento di cattivo gusto che rende l’informazione stucchevole o ago che pesa da una parte o dall’altra. Un articolo può esprimere opinioni personali ma al contempo deve inserire dei concetti obiettivi, razionali, reali. Un buon pezzo presenta buone fondamenta logiche e argomentazioni valide. Esse devono condurre a una discettazione, a prescindere dalla simpatia o militanza politica.
La notizia di Rossana Rossanda che lascia Il manifesto dopo Vauro e D’Eramo è indicativa. Sorto nel 1969 e famoso per le voci multiple e accorate sembra che sia stato abbandonato a causa di una ” indisponibilità al dialogo”.
Consiglio una lettura dal titolo MANIFESTO PER LA SOPPRESSIONE DEI PARTITI POLITICI scritto da Simone Weil nel lontano 1950 con prefazione di André Breton. E’ interessante non il concetto in sé evidentemente impossibile da attuare ma sembra necessario sottolineare quegli aspetti che volgono alla riflessione.” La democrazia, il potere della maggioranza non sono un bene ma sono mezzi in vista del bene”(…)
Solo ciò che è giusto è legittimo. Il crimine e la menzogna in nessun caso.(…)e ancora: Rousseau partiva da due certezze, una che la ragione discerne e sceglie la giustizia e l’utilità innocente. L’altra che la ragione è identica in tutti gli uomini mentre le passioni, il più delle volte, differiscono. Di conseguenza se su un problema generale, ognuno riflette in solitudine ed esprime un’opinione, e se in seguito le opinioni sono confrontate tra loro, probabilmente esse coincideranno per ciò che di giusto e ragionevole c’è in ognuna e differiranno per le ingiustizie e gli errori. E’ unicamente in virtù di un ragionamento di questo genere che si ammette che il consenso universale indica la verità. La verità è una. La giustizia è una. Gli errori, le ingiustizie sono indefinitivamente variabili. Così gli uomini convergono nel giusto e nel vero mentre la menzogna e il crimine li fanno indefinitamente divergere. Poiché l’unione è forza materiale, si può sperare di trovarvi una risorsa che permetta di rendere quaggiù la verità e la giustizia materialmente più forti del crimine e dell’errore. Per raggiungere questo fine, è necessario un meccanismo adatto. Se la democrazia costituisce tale meccanismo è buona. Altrimenti no.
E aggiunge: Il vero spirito del 1789 consiste nel pensare non che una cosa sia giusta perché il popolo la vuole, ma che a determinate condizioni il volere del popolo abbia maggiori possibilità di qualsiasi altro volere di essere conforme alla giustizia.
Consiglio di leggere questo piccolo manifesto. E’ una illuminazione sul significato reale della democrazia. Il partito politico, come dice la Weil, sembra oramai diventato una macchina per fabbricare passione collettiva e uno strumento non destinato a servire una certa concezione del bene pubblico. Se si pensa che questo pamphlet è stato scritto nel 1950 non si può non ammirarne la straordinaria attualità.