Liberamente da me reinterpretata.
Un antico villaggio della Cina era comandato da un capo saggio e retto. Quest’uomo era ammirato e stimato dai suoi cittadini e chiunque avesse bisogno di un consiglio sull’amministrazione del bestiame o dei raccolti, così come sulla propria personale via verso la pace dell’anima, si rivolgeva a lui.
Il capo-villaggio era un uomo ormai anziano, divenuto amministratore di quelle terre molto giovane a causa della morte del padre. Aveva fatto leva sulla propria, ferrea, forza di volontà per proseguire i suoi studi e non aveva mai rinunciato a un lungo tempo di meditazione quotidiana, nonostante i numerosi e gravosi impegni. Era da tutti riconosciuto come l’uomo più saggio della provincia, e le sue conoscenze erano sconfinate.
Questo non gli era sufficiente. Da molti anni egli inseguiva la via dell’illuminazione. Senza risultati. Per questo motivo decise un giorno di fare visita a un Maestro molto conosciuto nel regno. Sebbene questi si trovasse a circa trenta giorni di cammino, e altri trenta ne sarebbero serviti per tornare, scelse di gettarsi in questa impresa. Dopo un lungo ed estenuante viaggio giunse al tempio del Maestro.
- Maestro – gli chiese – mostrami la via verso l’illuminazione.
- Certamente – rispose l’altro – ma permettimi prima di onorare il mio ospite con una tazza di ottimo tè.
Il Maestro prese a versare il tè nella tazza del capo-villaggio e, quando la tazza fu ricolma, ne versò ancora fino a farlo traboccare. E non si fermò.
- Maestro, per quale motivo lasci che la tazza trabocchi, sprecando il tuo prezioso tè rinomato oltre i confini del regno?
- Temo che tu abbia affrontato questo viaggio inutilmente, onorevole straniero, perché questa tazza è come te: già colma. I tuoi pregiudizi, la tua considerazione del mondo, per quanto saggi e retti non ti rendono un uomo libero. Come potrei versare al tuo interno il prezioso liquido della conoscenza, se il contenitore non verrà prima vuotato?
Foto | Flickr
">"La storia zen del vecchio capo-villaggio e della tazza di tè. è stato scritto da Andrea Ciraolo.
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