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La strada di Cormac McCarthy

Creato il 17 ottobre 2013 da Dida

La strada di  Cormac McCarthy
Duro. Grigio. Polveroso. Come la terra che ha rigettato l’uomo, come il mondo in cui si muove l’azione, come il domani che McCarthy ha dipinto per noiUna storia possibile, una prospettiva futura, un modo che potrebbe essere e sul quale vorremmo chiudere gli occhi.  Il lungo cammino di un padre e di un figlio, raccontato attraverso una scrittura scarna, essenziale e allo stesso tempo visionaria.
La Strada, edito da Einaudi, è un romanzo ciclico dove gesti, parole, discorsi e rituali si ripetono, dove il tempo e lo spazio si confondono.      Dialoghi essenziali, pregni di malinconia, porteranno il lettore ad una totale empatia con i personaggi. I margini del libro infatti inizieranno a perdere il loro contorno e tutto si fonderà in un’unica, piatta e grigia visione del modo dove gli orizzonti sono limitati, la possibilità non esiste, il domani è un eterno ieri e la nostalgia sembra essere l’unica condizione umana possibile. La Strada è uno di quei romanzi dove apparentemente non succede nulla, ma che in realtà muove mondi, uomini e sentimenti. L’animo di chi legge, infatti, sarà coinvolto, sconvolto, stimolato, straziato e infine commosso.  Unica pecca del romanzo però è una continua, e a tratti eccessiva, presenza della nostalgia del mondo pre-Evento.
Nel protagonista adulto, infatti, del quale conosciamo a tratti e in modo discontinuo la vita precedente all’Evento, il sentimento nostalgico è assolutamente comprensibile e rivela un’umanità che anche in condizioni brutali resiste strenuamente. Decisamente incomprensibile, però, è la nostalgia che prova il figlio del nostro protagonista, nato nel mondo post Evento, e per il quale il grigio dovrebbe rappresentare la quotidianità e il colore un’eccezione, la brutalità una costante mentre la bellezza un elemento estraneo, una presenza ingombrante, un’arma che ferisce. 
L’eccessiva purezza che ritroviamo nello sguardo e nelle parole del bambino quindi l’ho trovata quindi fuori luogo, anacronistica. Come si può avere nostalgia di un mondo che non si è vissuto? Come si può essere puri se della purezza si conosce solo per “sentito dire”? Come posso rimpiangere una vita che non ho mai potuto sfiorare nemmeno lontanamente e che ho conosciuto solo attraverso i timidi racconti di mio padre? 
Se durante la lettura quindi riuscivo ad essere trasportata nel paese degli orrori grazie al racconto del nostro protagonista, e alla penna magistrale di McCarthy, dall’altro ogni intervento del bambino aveva il merito di trascinarmi prepotentemente fuori dalla storia. 
Nonostante questa piccolissima pecca che ho riscontrato, però, La Strada è un romanzo da leggere, vivere e scoprire. 
Alla prossimaDiana

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