Certo però che viviamo in un paese strano. Sarà anche vero che lo siamo (strani) dall'inizio della nostra storia repubblicana, però negli ultimi anni la stranezza ha assunto, chiamiamoli così, aspetti da psico-patologia compulsiva, come per lo shopping defatigante e antistress. Non esistono più regole del gioco condivise, ognuno si fa le sue e fanculo gli altri. Vince il centrosinistra e modifica unilateralmente la Costituzione, vince il centrodestra e abroga il falso in bilancio, partono i lodi, subentrano le leggi ad personam, si cambiano cittadinanze e pure la legge elettorale viene studiata in base alle possibilità di vittoria di uno schieramento tenendo conto dei sondaggi. È come se una squadra di calcio potente modificasse di volta in volta il regolamento tenendo in considerazione gli squalificati, gli infortunati, il colore degli occhi dell'arbitro e l'appartenenza dello stesso a un partito politico o a un altro. Il rispetto delle leggi vigenti è diventato un optional. Nei nostri tribunali, proprio alle spalle del giudice, c'è scritto “La legge è uguale per tutti”, il sottopancia in vigore attualmente è “Per qualcuno lo è di più”. Si dice: “Lui ha 10/9/8/7 milioni di italiani che lo votano e quindi può fare quel che cazzo gli pare”. A noi che abbiamo quasi 600 amici su Facebook non ci è concesso neppure di non pagare una multa per divieto di sosta. Lo riteniamo intollerabile però è così, abbiamo parcheggiato a pene di segugio, è giusto che il vigile ci multi. Mutatis mutandis: se ci troviamo di fronte a una porta con i sigilli giudiziari, sappiamo che se ci viene lo schiribizzo di togliergli, ci becchiamo una denuncia penale. È logico, è la legge bellezza, sono le regole del gioco che fin quando ci sono siamo costretti a rispettare. Non farlo significa ciurlare nel manico vestendosi di arroganza e dando il via a una serie di violazioni sapendo perfettamente che tali sono. Dopo la denuncia che Grillo si è beccato per aver tolto i sigilli a una baita No-Tav, la battuta del comico tornato comico, ci è piaciuta: “Nove mesi passano presto”, ha detto Beppe commentando la richiesta dell'accusa nel processo che lo riguarda. E sarebbe molto bello se i nove mesi di galera Grillo li scontasse davvero. Contrariamente a quanto fatto da qualche altro leader extraparlamentare, sarebbe un bell'esempio di stare sul pezzo e non fuggire. Invece no, parla anche lui di magistratura a orologeria, di giudici politicizzati, di deriva giudiziaria della politica. Ma Beppe fa lo gnorri, lo sa di aver commesso un reato, però sa perfettamente che in questo paese, la legge sarà pure uguale per tutti ma per qualcuno lo è sicuramente di più. Dai Beppe, nove mesi di servizi sociali e un istant-book da top ten con dvd allegato, sarebbe una bella boccata d'aria fresca per il tuo conto corrente impoverito dal gioco della politica e uno schiaffo simbolico al Capataz.
Magazine Politica
La strana teoria dei “sigilli” e delle leggi in corsa. In Italia tutto è possibile fuorché la logica
Creato il 10 febbraio 2014 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Certo però che viviamo in un paese strano. Sarà anche vero che lo siamo (strani) dall'inizio della nostra storia repubblicana, però negli ultimi anni la stranezza ha assunto, chiamiamoli così, aspetti da psico-patologia compulsiva, come per lo shopping defatigante e antistress. Non esistono più regole del gioco condivise, ognuno si fa le sue e fanculo gli altri. Vince il centrosinistra e modifica unilateralmente la Costituzione, vince il centrodestra e abroga il falso in bilancio, partono i lodi, subentrano le leggi ad personam, si cambiano cittadinanze e pure la legge elettorale viene studiata in base alle possibilità di vittoria di uno schieramento tenendo conto dei sondaggi. È come se una squadra di calcio potente modificasse di volta in volta il regolamento tenendo in considerazione gli squalificati, gli infortunati, il colore degli occhi dell'arbitro e l'appartenenza dello stesso a un partito politico o a un altro. Il rispetto delle leggi vigenti è diventato un optional. Nei nostri tribunali, proprio alle spalle del giudice, c'è scritto “La legge è uguale per tutti”, il sottopancia in vigore attualmente è “Per qualcuno lo è di più”. Si dice: “Lui ha 10/9/8/7 milioni di italiani che lo votano e quindi può fare quel che cazzo gli pare”. A noi che abbiamo quasi 600 amici su Facebook non ci è concesso neppure di non pagare una multa per divieto di sosta. Lo riteniamo intollerabile però è così, abbiamo parcheggiato a pene di segugio, è giusto che il vigile ci multi. Mutatis mutandis: se ci troviamo di fronte a una porta con i sigilli giudiziari, sappiamo che se ci viene lo schiribizzo di togliergli, ci becchiamo una denuncia penale. È logico, è la legge bellezza, sono le regole del gioco che fin quando ci sono siamo costretti a rispettare. Non farlo significa ciurlare nel manico vestendosi di arroganza e dando il via a una serie di violazioni sapendo perfettamente che tali sono. Dopo la denuncia che Grillo si è beccato per aver tolto i sigilli a una baita No-Tav, la battuta del comico tornato comico, ci è piaciuta: “Nove mesi passano presto”, ha detto Beppe commentando la richiesta dell'accusa nel processo che lo riguarda. E sarebbe molto bello se i nove mesi di galera Grillo li scontasse davvero. Contrariamente a quanto fatto da qualche altro leader extraparlamentare, sarebbe un bell'esempio di stare sul pezzo e non fuggire. Invece no, parla anche lui di magistratura a orologeria, di giudici politicizzati, di deriva giudiziaria della politica. Ma Beppe fa lo gnorri, lo sa di aver commesso un reato, però sa perfettamente che in questo paese, la legge sarà pure uguale per tutti ma per qualcuno lo è sicuramente di più. Dai Beppe, nove mesi di servizi sociali e un istant-book da top ten con dvd allegato, sarebbe una bella boccata d'aria fresca per il tuo conto corrente impoverito dal gioco della politica e uno schiaffo simbolico al Capataz.
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