Lo sospettavo, anche se non ne ero sicuro. Adesso ho le prove. Sono un cyborg. Perfettibile si intende, ero già da migliorare come essere umano, figuriamoci da cyborg. Ad ogni modo, grazie a Crouzet mi sento meglio. Sono fatto così, ho bisogno di definirmi in qualche modo. Devo solo metabolizzare l’idea.
“Io sono un cyborg.”
Inizia così il saggio di Thierry Crouzet, un breve pamphlet (edito da 40k) intitolato La strategia del cyborg in cui l’autore ridefinisce il concetto di cyborg, partendo dalle idee espresse da Donna Haraway e ampiamente diffuse negli anni 90, (il cyberpunk, ad esempio) idee ormai in qualche modo obsolete anche se mai realizzate (il cyborg è un organismo cibernetico, un ibrido di macchina e organismo, una creatura che appartiene tanto alla realtà sociale quanto alla finzione).
Il cyborg per Crouzet è un umano interconnesso ad altri esseri umani per mezzo degli strumenti di comunicazione; nella fase attuale di sviluppo dei media sociali, Crouzet sostiene che L’uomo è in fase di cyborghizzazione, e che diventare cyborg non è una possibilità ma una necessità.
Le affermazioni dell’autore hanno si un sapore utopico ma allo stesso tempo sono radicate nella realtà, nella prassi quotidiana. Le idee espresse da Crouzet restano in bilico tra presente e futuro. Quello che siamo e quello che potremo essere. Ecco perché è indispensabile seguire la strategia del cyborg e cioè: unirsi all’altro da sé per accrescere se stesso. Un cyborg non può che essere sociale. Occupa lo snodo di una rete relazionale che unisce esseri viventi ad artefatti.
Siamo già tutti cyborg ma allo stesso tempo siamo in fase di cyborghizzazione. Siamo fuori dalla logica di ibridazione con le macchine, ma siamo all’interno di una interdipendenza con le macchine. Noi mutiamo grazie alle macchine e le macchine mutano grazie a noi.
Il saggio di Crouzet è un’opera sull’evoluzione dell’uomo, sociale e culturale. I concetti di interdipendenza e di evoluzione rimandano, a mio avviso, a Teilhard de Chardin, filosofo gesuita che tentava di conciliare scienza e religione, preconizzando l’evoluzione dell’uomo verso la sommatoria delle intelligenze organiche e inorganiche. La creazione di un cosmo intelligente, un enorme cervello cosmico formato da uomini e macchine, separati ma interdipendenti.
Il cyborg per Crouzet è l’uomo che sfrutta consapevolmente le potenzialità della rete, dello scambio di informazioni e conoscenze: intelligenza connettiva dunque, moltiplicazione delle intelligenze accelerata dalla connessione delle stesse all’interno della rete.
Crouzet espande ed estremizza le considerazioni di De Kerchove, il quale afferma che: l’intelligenza connettiva trova un suo naturale ambito nella connessione web, nella quale però il singolo ha la duplice possibilità di far parte di un gruppo senza perdere la sua identità e di avere un’identità senza perdere il senso del gruppo. L’intelligenza connettiva riguarda la possibilità di condividere il pensiero, l’intenzione e i progetti espressi da altri.
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