Benjamin Netanyahu ha pronunciato il suo discorso davanti ai deputati e ai senatori americani, che lo hanno calorosamente accolto e spesso interrotto con scroscianti applausi nonostante le polemiche dei giorni precedenti: perché invitato da un solo partito, i Repubblicani, e perché Israele si trova nel vivo della campagna elettorale.
Alcune polemiche si sono trasfromate in critiche, ma i maggiori media nazionali ne hanno dato un resoconto confermativo, sorvolando su buchi e incongruenze.
Testate come New York Times, Washington Post, LA Times, Wall Street Journal and USA Today hanno mancato di rilevare il silenzio di Netanyhau su ciò che tutti sanno: Israele possiede l’arma nucleare, tuttavia esige, parlando dal territorio di una potenza nucleare, che a un altro paese ciò non sia consentito.
Nel riportare le sue affermazioni sul progetto nucleare bellico, che l’Iran ha sempre negato, questi media hanno taciuto che gli stessi Servizi Segreti degli Stati Uniti e di Israele dubitano fortemente. Innanzitutto perché non sono state trovate le prove; vedere (New York Times, 2/24/12) e (Guardian, 2/23/15). Secondariamente perché i satelliti hanno rilevato attività di pulizia del suolo in siti che avrebbero potuto essere sede di impianti atti a produrre le armi; vedere (Satellite Intelligence: Iran 2012, Iraq 2003).
Omessa completamente la notizia che, mentre Usa e Iran sono firmatari del Trattato contro la proliferazione nucleare, Nuclear Non-Proliferation Treaty, Israele non lo è!
Queste obiezioni alla stampa vengono avanzate dal FAIR, l’osservatorio dei media americani che dal 1986 controlla il rispetto del Primo Emendamento della Costituzione, sostenendo l’importanza della diversità della stampa, denunciando le parzialità e le pratiche mediatiche tese a emarginare le minoranze e i dissenzienti. Alle suddette critiche, applicabili anche dai media italiani, se ne possono aggiungere almeno altre due.
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Si può rimproverare il silenzio sulle morti seriali di scienziati nucleari iraniani e – anche senza ricordare che Israele è stata scoperta in attività di terrorismo in 25 paesi – sottolineare che il governo americano l’anno scorso ha sollecitato Israele a far cessare la mattanza perpetrata dal Mossad; a rivelarlo non è una fonte antisionista bensì il Jerusalem Post.
Netanyhau ha mandato a Obama un messaggio minaccioso rendendogli evidente quanto sia forte la morsa israeliana sui potentati americani e come, all’occorrenza, con l’appoggio mediatico potrebbe fare di più che spaccare il partito democratico, come accaduto questa volta. Potrebbe rendergli ostile l’opinione pubblica.
La Costituzione americana, diversamente da quel che comunemente si crede, indica il Presidente come “esecutore”, non come ideatore indiscusso, della politica estera, nel contempo conferisce al Congresso il potere di controllo e di correzione degli impegni assunti dalla casa Bianca con paesi esteri. Se Obama concluderà con l’Iran un trattato sul nucleare, questo dovrà essere sottoposto al Congresso e, per la ratifica, occorrerà il voto favorevole di almeno due terzi dell’Assemblea. Può esserci dubbio sul reale intento, insinuante e preventivo, di Netanyhau, in consonanza con il Partito repubblicano?.
Si può supporre altresì, senza particolari sforzi dell’immaginazione, come questa mossa eserciti oggi una qualche influenza sui partiti per la scelta dei candidati alle prossime elezioni presidenziali americane.
Non è certamente la statura politica di Bibi a produrre questi probabili effetti. Al contrario, un personaggio dalla modesta caratura come Netanyhau ha potuto osare questo sgarbo diplomatico perché Israele abita l’immaginario delle élite politiche e sociali americane come un’entità intangibile.
Vedere :
Il sostegno a Israele è la “religione civile” dell’Occidente