Esiste un modo, una tecnica per scrivere in maniera concisa? Immagino di sì, anche perché in caso contrario che senso avrebbe intitolare in questo modo questo post?
Tanto per cambiare non sono leggi immutabili, scolpite nella roccia, ma solo linee guida. Che cosa hanno di bello le lingue guida? Che invitano mettere in discussione la propria scrittura. Non devono obbligare chi scrive a farlo in una certa maniera, altrimenti si producono catastrofi.
Al contrario, dovrebbe spingere l’individuo a osservare con uno sguardo diverso la propria scrittura; siccome si tratta di un organismo vivo, è soggetto a evoluzioni, migliorie. Ecco: essere sobri, concisi, potrebbe aiutare a produrre contenuti più efficaci; e non solo per il blog.
Un occhio al lettore
Io per primo dico che non è possibile, e probabilmente nemmeno utile, scrivere pensando al lettore. A quale? E soprattutto: quale tipo di cultura, sensibilità, preparazione possiede il lettore? Questi sono tutti fattori sui quali chi scrive non ha alcun potere, né margine di manovra. Forse chi legge queste righe è un laureato? O una persona che ha frequentato la quinta elementare?
Tuttavia, chi scrive per qualunque fine dovrebbe calarsi nei panni di chi legge. La parola serve a creare relazioni. Certo, non è possibile crearle con chiunque, ma probabilmente è ragionevole eliminare quegli ostacoli che rischiano di tenere distante un certo tipo di lettori.
Di solito i cattivi contenuti abbondano di informazioni superflue e mancano di quelle necessarie.
“Laura, lo sai che io guadagno mille euro al mese più l’assegno per nostro figlio Roberto e qualche ora di straordinario. E tu vorresti andare in quel lussuoso albergo a 5 stelle a Capri?”
L’esempio non è dei migliori, ma ci sono un mucchio di informazioni inutili. E come diavolo le riconosco da quelle utili?
Non è difficile: le persone non parlano in questa maniera. Ecco il primo indizio che ti fa capire che c’è qualcosa che non quadra. Non soltanto questo.
Le informazioni sono superflue perché si capisce lontano un chilometro che lo scrittore cerca maldestramente di comunicare la condizione di questa famiglia. Non è florida, d’accordo: ma descriverlo così è sbagliato.
“Laura, lo sai qual è la situazione al lavoro. Niente albergo a Capri. Resteremo a casa anche quest’anno.”
Si potrebbe fare di meglio, ma questo che cosa dimostra? Che non è necessario dire tutto per comprendere. Basta illustrare. Se per esempio devi descrivere una certa condizione “delicata”, meglio mettersi nei panni di quel personaggio. Di certo non ha voglia di parlarne, perché vive in una situazione di sconforto e profonda rabbia. E se proprio lo deve fare, risparmia sulle parole perché è già abbastanza doloroso così.