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La tecnica, questa sconosciuta

Da Marcofre

Si inizia a capire che cosa diavolo sia la tecnica quando nella testa si conficca l’idea che scrivere è un problema. Fino a quando ci si riempie la bocca, e la protuberanza che sta sul collo, di sciocchezze sull’urgenza narrativa, o della bellezza impagabile della scrittura (non disgiunta dalla ferma opinione che lo scrittore è una creatura celestiale) non ci sarà alcun progresso nella comprensione del senso della scrittura.

La scrittura è un problema: come se ne esce? Dove sta la soluzione?

Un personaggio entra in una stanza dove sono presenti altre persone, e deve comunicare al lettore la sua insolenza. Se ho la testa zeppa di stupidaggini aspetterò l’ispirazione degli Dei, e poi:

 

Luca entrò nella stanza, si guardò attorno: “Voi non valete niente!” Disse con tono insolente.

 

Quindi si va su Facebook, si copia e si incolla la frase e si aspetta. Quasi certamente qualcuno si precipiterà a scrivere:

 

“Ma come fai a scrivere così bene??? È proprio un tipo insopportabile! Con poche parole riesci a rendere alla perfezione la sua insolenza!”

 

Una persona che gli Dei, per sua fortuna, non li ha mai visti né conosciuti, inizia a pensarci su. Butta giù una traccia:

 

Luca entrò nella stanza, l’attraversò senza curarsi dei presenti, e si piazzò in fondo.

 

Non è niente di eccezionale, ma almeno ha il pregio di dimostrare una qualche capacità. Soprattutto, denota il tentativo di comunicare al lettore qualcosa, ma non con la descrizione didascalica di cosa succede, e di come parla. Esiste la consapevolezza che ogni scena o dialogo sono un problema e richiedono una soluzione che sarà unica e quindi irripetibile.

Lo so, quando si affermano queste cose talmente pratiche, sull’Olimpo gli Dei piangono, e smettono di mangiare: e allora?

Se la materia prima è la vita e non l’aria, è evidente che occorre affrontarla in maniera pratica, perché di quello si tratta, e nient’altro. In più, la scrittura ha meno potenza dell’oralità, quindi chi scrive ha dalla sua meno strumenti per conseguire l’obiettivo di comunicare con il lettore. Ed essendo di meno, occorre sceglierli con cura, e l’errore è dietro l’angolo.

Sarà proprio il modo di affrontare la storia (la vita) con praticità a fornire della stessa una rappresentazione onesta. Spesso si crede che si debba scrivere per separarci dalla “pesantezza” o “volgarità” della vita. Al contrario: si dovrebbe scrivere per liberarci dalle illusioni del reale (che è omologazione) per scoprire la verità grazie alla manipolazione.

Attraverso la manipolazione che opera la parola, si arriva a comprendere che ci sono più livelli, e che noi ci fermiamo solo al primo. Quello che rassicura, che dichiara che è tutto qui.


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