Poche ore ci dividono dal voto. Un momento storico cruciale per le sorti di un paese, l’Italia, che è i piena fase declinante. E la crisi economica, nella sua ascesa depressiva, non ne è l’unica causa. I mali dell’Italia sono antichi e profondi. La corruzione, l’evasione i tagli selvaggi all’istruzione ed alla sanità. La politica dell’ultimo ventennio non è stata in grado di rispondere alle istanze della collettività e di traghettare il paese in un contesto internazionale adeguato ad uno dei principali attori economici del pianeta.
Dagli esempi dell’Ilva e dei lavoratori del Sulcis al caso Fiat. Un tempo, la prima industria italiana, mostrava il volto di due anime in essa raccolte: la seduzione per un potere antico e sempre splendente e l’efficienza subalpina. Oggi, il progetto Fabbrica Italia è stato abbandonato dai manager del Lingotto e la prospettiva di un investimento di 20 mld in Italia si è polverizzato sotto le macerie del crollo delle vendite europee con il più importante sindacato, la Cgil, escluso dalle contrattazioni e dai tavoli di intesa.
Manca, nel cuore dell’industria del Paese, la volontà e la capacità politica per saturare le produzioni e rilanciare lo sviluppo e l’occupazione.
Per questi motivi l’impegno elettorale degli italiani riveste una importanza strategica e decisiva.
La contrazione occupazionale, soprattutto quella giovanile, rappresenta, come afferma Mario Monti, “il problema”.
Anche i mercati guardano questo avvenimento e lo fanno aspettando con trepidazione e scetticismo.
Dalle urne dovrà uscire un governo la cui stabilità possa rafforzare la posizione dell’Italia nei mercati.
Va da sé che l’offerta inconsistente del Pdl e l’avanzata dirompente del M5s sono visti con disfavore.
Tuttavia, attenzione: Grillo rappresenta il termometro di una situazione incandescente ma non può essere considerato la causa del caos politico ed istituzionale nel quale siamo sprofondati.
Il malessere sociale è diffuso, sempre più aziende chiudono l’attività e le ore di cassa integrazione hanno raggiunto livelli insostenibili.
Ciò che m ha sorpreso è come, con alcune eccezioni, dai servizi televisivi siano sparite le informazioni sulla Grecia: aumento delle rapine, gli assalti ai supermercati gli scioperi generali e moltissimi casi di persone che si abbandonano alla morte rappresentano la cornice del quadro ellenico di questi anni. Unico elemento che ancora funge da collante sociale è lo spontaneismo solidale delle persone che hanno creato centri popolari di assistenza sanitaria ed alimentare in difesa degli abbandonati.
Ecco, sul caso della Grecia bisognerebbe riflettere e pensare che a soffrire e morire sono dei nostri fratelli europei nell’era delle tecnologie avanzate e delle comunicazioni globali.
Un 2013 che sembra un medioevo avanzato. I principi propri dei più importanti documenti giuridici internazionali sono da tempo disattesi in nome dell’egemonia della finanza predatoria.
Come è accaduto nella storia del ‘900 i populismi sono l’effetto della miopia delle politiche che li hanno preceduti.
Solo se i cittadini e la classe politica si raccoglierà in una severa riflessione si potranno ricompattare tutte le componenti della società e sgretolare realmente i “sistemi” che hanno governato gli enti locali ed influenzato illegalmente le trattative commerciali nazionali ed internazionali.
Dovremo essere all’altezza della nostra Costituzione e della nostra tradizione etica per ridare un futuro degno di questo nome a noi stessi ed alle generazioni future.
Cristian Curella