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La tempesta sedata secondo Marco

Creato il 23 giugno 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

La tempesta sedata secondo Marco

12° DOMENICA del TEMPO ORDINARIO ANNO B


Vangelo Mc 4,35-41
  Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?
Dal Vangelo secondo Marco In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva».
E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena.
Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».
- Parola del Signore

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RIFLESSIONI


  • Ciascuno trovi un rapporto di ascolto e preghiera con il Signore, in modo da vivere l’incontro come effettiva grazia vitale.
  • Oggi già l’impaginazione dell’annuncio vi dice che diamo attenzione al Vangelo della 12° domenica dell’anno B e non alle letture previste.
Leggiamo il Vangelo in continuità con le letture fatte finora, anche se la liturgia domenicale prevede le letture relative alla nascita di Giovanni Battista che hanno la precedenza, mentre resta libera e consigliata quella che facciamo noi. Il percorso suggerito da Marco è sostenuto da una scelta che sveleremo cammin facendo. La divisione per versetti ha, come funzione, quella di educarci all’attenzione alle singole parole in modo da coglierne tutta la ricchezza di annuncio, di provocazione e di risposta. Questo vuol essere un aiuto per continuare a casa a dare un certo tempo a ripensare alla lettura in modo che non sia cancellata dagli avvenimenti quotidiani. È importante però, nel porre attenzione al particolare, avere sempre uno sguardo generale su tutto il Vangelo. Questa lettura va integrata, ma non soppressa. A volte si ha l’impressione che le nostre letture siano alla fine un ripetere le stesse cose in modo superficiale, togliendo alla Parola la grazia e la forza di provocazione che in realtà ha. Questa metodologia dovrebbe aiutare il lavoro personale e comunita­rio. L’ attenzione alla fine risulta più rigorosa, più impegnativa, ma più liberante.
  • In quel medesimo giorno ”: sottolineatura che sembra insignificante, ma che in realtà collega il brano allo sviluppo del Vangelo in cui si parla del seme, del suo morire nella terra, brano in cui Gesù delinea il suo progetto.
venuta la sera ”: completa il discorso che Gesù ha fatto per inquadrare tutto il detto nel concreto della storia. «Passiamo all’altra riva»: si tratta di una traversata, di un percorso, di un cammino da un punto di partenza ad un punto di arrivo. In questa traversata possiamo vedere la figura di tante realtà, la vita dell’uomo, il suo travaglio, le difficoltà, in modo da non illuderci che il seme gettato compia il suo percorso in modo tranquillo e senza scontri. Vedremo invece che la traversata passa attraverso un travaglio. L’interesse di fondo in questo brano è nell’evidenziare come il discepolo può affrontare lo scontro nella vita senza esserne sopraffatto, potendo vivere così lo scontro in modo positivo. La traversata viene fatta con Gesù. C’erano diverse barche, ma una sola accoglie Gesù e fa la traversata con Gesù. Come era Gesù? Dalle note precedenti si deduce che Gesù era affaticato, perché si era impegnato intensamente con le persone e con la folla. Gesù viene quindi preso sulla barca così come Lui si presenta, non è un Gesù trionfante o che in questo momento ha una certa forza, un certo vigore; e gli occupanti la barca non stanno certo a discutere sul fatto di prendere su un Gesù conosciuto, perché alla fine si chiedono: “Chi è dunque costui…” . Era un’accoglienza fragile, non molto consapevole.Ci fu una grande tempesta di vento… ”. Gli esperti dicono che il lago di Genezareth è sottoposto di frequente a questi sussulti di tempesta. E così la barca è sottoposta ad una violenta tempesta di vento e di onde, tali da riempirla di acqua ed esporre gli occupanti al naufragio. La tempesta era molto forte e le persone sulla barca sono molto scosse, mentre Gesù dorme tranquillo a poppa. Questo è il punto critico del racconto: di fronte all’impennata violenta dell’uragano, mentre gli uomini pratici di mare si sono trovati nell’insicurezza più totale, Lui, che non era pescatore né conduttore di barca, dormiva. Il sonno ha un senso molto profondo: accanto a quello naturale e ovvio c’è quello di Dio, di un Dio che sembra non fare nulla e che lascia la gente in balia di se stessa e degli eventi. Così la pensano gli occupanti della barca che se la prendono con Gesù perché sembra non occuparsi di quanto sta succedendo, se la prendono con il silenzio di Gesù, silenzio che sembra loro scandaloso. «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Non solo si ribellano, ma si accaniscono contro il sonno di Gesù. Lui doveva essere lì con loro e occuparsi di loro, evitando così una tragedia. Loro, accanto a questa paura o, meglio, in forza di questa paura vedono il comportamento e lo accusano di indifferenza e di non amore nei loro confronti. Fanno però un passo ambiguo: lo svegliano. Cosa vuol dire questo svegliare? Vuol dire: chiamare in causa, costringere una persona a rendersi conto di quello che sta succedendo. Di fatto interpellano, coinvolgono, provocano, implorano Gesù, sia pure in modo maldestro: svégliati, datti da fare, vieni in nostro aiuto. È immaturo questo intervento, ma ha un aspetto illuminante: interpellano Gesù e si aspettano qualcosa da Lui, anche se con un atteggiamento di pretesa.Si destò, minacciò il vento La risposta del Signore a questa invocazione è quella di esprimere una forza misteriosa che interviene in quella tragedia, sia pure con i tratti di immaturità sottolineati.e disse al mare: «Taci, calmati! ” . È un guardare ai fenomeni della natura come a personaggi a cui si dà un ordine con autorità, in forma che può sembrare mitica. Viene così sottolineato come la forza del Signore interviene con potenza sovrana sia pure nel mistero del suo silenzio ed esprime con efficacia la sua potenza. Tutto il Vangelo è un miscuglio, un insieme di potenza e impotenza; Dio interviene con forza, ma con una forza che non è mondana e che ha lo scopo superiore di far scattare l’atteggiamento che il Vangelo presenta come fede, come vedere l’invisibile e il tener conto di una presenza diversa dalle nostre attese, ma una presenza reale, capace di cambiare la situazione non togliendo dai pasticci le persone. La risposta di Gesù è quella di chiedere e provocare uno sguardo diverso. Lui non ci tira fuori dalle difficoltà, ma ci aiuta a vederle con uno sguardo diverso, positivo, e questo si chiama fede. La risposta del Signore è quella di mettere in crisi una visione magica, nel senso di dire che, se il Signore c’è, intervenga. Al riguardo abbiamo esperienze quotidiane. Pensiamo al terremoto, alle guerre: dove è Dio? Cosa fa ? Forse dorme? C’è un’efficacia della preghiera che è quella del provocare di Gesù ad uno sguardo nuovo e ad un’efficacia diversa che diventa efficacia della fede; che non ci toglie le nostre responsabilità, ma ci aiuta ad af­frontarle con l’atteggiamento della fiducia. Un primo sguardo consiste in questo: nell’aiutare noi a riconoscere Gesù nella nostra vita non in una visione magica, ma riconoscendolo dove è. Chi ci dice dove è Gesù? Ce lo dicono la Parola e l’esperienza della preghiera. Nel capitolo 6, Marco ha portato il discorso sul fatto della croce perché di fatto nel retro di questo racconto c’è la passione del Signore. Gesù ha vissuto la sua tempesta, molto più profonda di quella che sta vivendo, e ci vuole mostrare come stare dentro alla tempesta. Questa è la fede: la fiducia che Dio opera anche nell’apparente impotenza e interviene facendo crescere la persona. Quando noi siamo obbedienti e fiduciosi di essere nella barca con Lui, di fatto diventiamo uomini e donne capaci di essere adulti, affrontando la realtà in modo responsabile e positivo.
  • Il prossimo anno sarà l’anno dedicato alla fede: possa avere come sottofondo questa urgenza di maturità nella fede che nasca dall’accoglienza di Dio e delle persone che incontriamo.
Il legame con la croce è importante. Ricordiamo che la Parola è una Parola crocifissa. Il fatto di intervenire non è un obbligo, ma se ho un’intuizione è importante rifletterci su e chiedere luce. La risposta positiva della Parola non è sapere dove mi condurrà; a volte mi mette in moto senza sapere come e dove mi condurrà. La fede è un cammino, una ricerca continua. Nella Scrittura si dice: “ non lasciò cadere nel vuoto nessuna Parola di Dio.”
come vivere la prova ( Mc. 4, 35-41 )
  1. La vita in tutte le sue espressioni e nei vari soggetti comunitari (famiglia, Chiesa…), nelle varie forme di crisi, come l’emergere del negativo, del male…   Dall’incoscienza alla disperazione = fuga dall’assunzione di responsabilità
  2. Non coscienza della presenza del mistero e della sua efficacia
  3. Il nodo di fondo del dramma dell’uomo è la presenza del male e l’apparente silenzio di Dio
  4. La sequenza positiva: la presenza di Dio nella barca, da cogliersi con lo sguardo adeguato = fede
  5. Gesù è questa presenza
  6. Gesù non si limita a richiamare questa presenza, ma come uomo ha vissuto questo dramma al massimo. Confronta questo evento con la passione del Signore…..
 

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