Molto interessante:
“Il nome gira già da qualche giorno. E a farlo non sono i parlamentari, ma Beppe Grillo in persona. L’ex comico ha già una soluzione in tasca per il Quirinale. Di chi si tratta? Di Romano Prodi. «Ragazzi – ripete nelle ultime ore – se per il Colle arriviamo alla quarta votazione, bisogna riflettere!».
Un invito che ha destato sorpresa in molti. E quando il leader del M5S entra nello specifico lascia tutti di stucco. «Prodi – aveva già spiegato venerdì scorso nel summit “segreto” alle porte di Roma – non è D’Alema o Amato, è una persona con la quale si può ragionare. Vi invito a riflettere su questo punto, perché altrimenti alla fine rischiamo di trovarci davvero quei due». Il riferimento è al quarto scrutinio, quando si richiederà solo la maggioranza assoluta e non il quorum dei due terzi per eleggere il successore di Napolitano. Nella sala del casale alle porte di Roma il Fondatore non ha detto di più, ma tanto è bastato per alimentare un vivace dibattito interno. Così intenso che fatica a restare sottotraccia, soprattutto ora che la scelta del nuovo inquilino del Colle è a un passo. Non è la prima volta che il leader saggia il terreno. Provoca, lancia suggestioni, spiazza. Il nome del Professore di Bologna, per dire, era stato evocato dal Fondatore un paio di settimane fa, in un post sul suo blog: Pd e Pdl vogliono al Colle «non un Pertini, ma neppure più modestamente un Prodi che cancellerebbe Berlusconi dalle carte geografiche». Non un’apertura, ma neanche una porta sbattuta in faccia all’ex commissario europeo. Anche perché in passato lo stesso Grillo e molti dei suoi eletti non hanno nascosto di apprezzare dei governi passati solo quelli presieduti dal Professore.
Davanti a suoi parlamentari Grillo si è però spinto oltre. Alla vigilia, tra l’altro, del referendum on line che chiamerà gli iscritti al movimento a selezionare già domani una rosa di dieci papabili per il Colle più alto. Martedì 16 aprile, poi, la top ten espressa dalla galassia grillina sarà sottoposta a nuovo sondaggio della Rete per incoronare il candidato da sostenere in Parlamento. Almeno per le prime tre votazioni. Dal quarto scrutinio, infatti, cambia tutto ed è a quel punto che i voti dei cinquestelle possono risultare determinanti. Magari per far prevalere Prodi.
Il risiko del Quirinale non lascia indifferenti deputati e senatori del movimento. Del nuovo Presidente, non è un mistero, discutono da tempo. Si confrontano soprattutto attraverso mailing list e forum privati. E la galleria di personalità pronte a scalare il Colle grazie alla spinta dei grillini si arricchisce ogni giorno di nuovi volti. E di suggestioni.
C’è Gino Strada, innanzitutto, sponsorizzato dall’ideologo del M5S Paolo Becchi. Va fortissimo anche Dario Fo, così stimato da poter contare anche su un pubblico elogio di Grillo: «È un premio Nobel una mente aperta, ha una lucidità fantastica». «Non ho le possibilità fisiche e psichiche», si è però tirato fuori l’intellettuale. Nella galassia grillina si guarda anche ai Presidenti emeriti della Consulta, Gustavo Zagrebelsky e Valerio Onida. E qualcuno, fra i fan del leader, ha anche pensato di lanciare la candidatura del direttore d’orchestra Claudio Abbado.
Se la società civile è il bacino preferito dal movimento, un discorso diverso va fatto per i politici di professione. Piace, ma potrebbe pagare la lunga militanza radicale Emma Bonino. Raccoglie consensi crescenti nell’ala libertaria dei grillini, ma difficilmente riuscirà a spuntarla. Quanto a Prodi, non è solo l’attenzione dimostrata dal Fondatore a pesare, spingendo decine di parlamentari a valutare un clamoroso sostegno in caso di “spareggio” per il Colle. Conta anche la conoscenza tra il guru Gianroberto Casaleggio e il Professore, mediata da Angelo Rovati. E i due hanno avuto modo di incrociarsi anche di recente a Milano, durante una pausa dei lavori del World Business Forum.
La mossa di Grillo punta anche a evitare che si ripeta quanto già accaduto per l’elezione di Piero Grasso. Perché lacerarsi è facile, soprattutto se il voto è segreto e la posta in palio altissima. Il movimento, con il prezioso bottino di 162 voti a disposizione, potrebbe avere nuovamente in mano l’asso capace di decide l’esito del voto. Per questo, davanti ai suoi parlamentari, il leader non ha chiuso del tutto la porta a una soluzione che i più oltranzisti potrebbero inquadrare nell’ottica del “male minore”.
Da La Repubblica del 10/04/2013.