Frederick Leighton, Greek Girls Picking up Pebbles
La terra dei miti e delle leggende omeriche ha un fascino immenso, su di me.
Nonostante le versioni di greco dell'ormai lontano liceo non posso non dirmi innamorata di una Grecia antica e moderna, non riesco da anni a passare una estate senza almeno un viaggio, anche breve, un salto inun'isola, un bagno in quel mare incredibile, le musichette da turisti e la musica vera (amate anche voi il Rebetiko?), la cucina, la luce e la suggestione di oriente, gli ulivi sulla terra bruna.
E poi, nelle benedette isole ionie, i cipressi che si arrampicano sulle scogliere e sembrano precipitare in mare.
Mi piace dormicchiare sulla spiaggia, cullata dal rumore di un mare così denso di storia, immaginare la storia e le storie, chiedersi come era quella terra allora, nel passato del mito.
Questa è l'isola dei Feaci, quella su cui naufraga Ulisse, per imbattersi nella dolce Nausicaa "dalle bianche braccia" e le sue ancelle.
Oggi quella spiaggia è, un po' prosaicamente, così:
Ma si capisce ancora come debba essere sembrata, un lido di pace, scampando al "mare color del vino", dopo anni di peregrinazioni infauste.
In queste rocce si vogliono vedere i resti del palazzo del "magnanimo Alcinoo":
E in questo isolotto la nave di Ulisse, andata alla deriva, e pietrificata da Poseidone:
O forse piuttosto è questa?
Sì, perché comunque il mito è fonte di discussioni e rivalità fra località vicine e non basta, alla concordia, essere discendenti del pacifico popolo dei Feaci.