La terza rivoluzione industriale secondo Jeremy Rifkin

Creato il 15 febbraio 2013 da Senryu @DenisGobbi

da Euronews (Copyright © 2013 euronews)

Crisi economica, riscaldamento globale, scarsità di combustibili fossili: la nostra civiltà si sta avvicinando alla fine di un ciclo.La stessa specie umana è minacciata. Jeremy Rifkin, economista americano e consulente della Commissione europea ha appena pubblicato il libro “La terza rivoluzione industriale”. Secondo l’economista solo con la diffusione di energia rinnovabile e con il potere laterale possiamo superare la crisi e garantire un futuro felice per i nostri figli.

Euronews: Buongiorno professor Rifkin. Lei ha affermato che non è per nulla sicuro che la specie umana riesca a sopravvivere. Si parla molto di crisi economica, ma secondo lei, siamo davvero in pericolo d’ estinzione? Non è una visione troppo pessimista?

J. Rifkin: Il 99,5 % di tutte le specie che hanno vissuto su questo pianeta si sono estinte. Sarebbe in qualche modo arrogante pensare che vivremo perpetuamente. E penso che questo sia un momento di crisi.

Ora stiamo pagando il conto per 200 anni di rivoluzione industriale basata sui combustibili fossili, abbiamo disperso troppo biossido di carbonio, metano ed azoto nell’atmosfera. Non possiamo pensare di sfruttare per molto il calore del sole. Stiamo assistendo ad un fondamentale cambiamento delle materie chimiche presenti sulla Terra. Questo non capita spesso.

Come del resto dice mia moglie: “La nostra specie non si sta appropriando di tutto con avidità?
Siamo entrati in una specie di crisi. Saremo in grado di cambiare strada? Penseremo al cambiamento climatico? Possiamo creare un’economia più sostenibile? Siamo in una corsa contro il tempo. Saremo in grado di trasformarci in meno di 25 anni? Si tratta di una bella serie di “se”.

Euronews: Lei ha tirato quindi la conclusione che dobbiamo andare verso questa terza rivoluzione industriale, che secondo lei deve basarsi su cinque idee fondamentali, cinque pilastri, come li ha definiti. Quali sono?

J.Rifkin: L’Unione europea si è impegnata a realizzare una rivoluzione industriale fondata su 5 pilastri. Ho avuto il privilegio di redigere il piano che è stato approvato dal Parlamento europeo e ora in via di applicazione.

  • Primo pilastro: l’UE si è impegnata a coprire il 20% del fabbisogno energetico con le rinnovabili entro il 2020. É una misura che deve essere introdotta da ciascun paese membro.
  • Secondo pilastro: come facciamo ad immagazzinare le energie che riusciamo a raccogliere? Nei nostri edifici. Nell’Unione Europea esistono 191 milioni di stabili! Case, uffici, fabbriche. L’obiettivo è infatti trasformare ogni singolo edificio esistente nell’Unione europea – ce ne sono milioni – in una singola micro-centrale di energia rinnovabile.Si potrà mettere dei pannelli solari sul tetto, ottenere energia eolica grazie al vento sui muri, il calore geotermico dello stabile potrà essere convertito in energia, cosí come i rifiuti domestici.Il secondo pilastro rilancia l’economia con milioni di posti di lavoro e migliaia di piccole e medie imprese. Serviranno per trasformare nei prossimi 40 anni gli edifici sul territorio europeo in centrali elettriche autonome.
  • Terzo pilastro: dobbiamo immagazzinare l’energia. Pensando che per esempio il sole non splende sempre e il vento spira di notte, mentre noi abbiamo bisogno di energia elettrica durante il giorno. Quindi dobbiamo usare tutti i tipi di tecnologie possibili per immagazzinare queste energie. Se il sole batte sul tetto, si crea un pó di energia elettrica. Se non se ne ha bisogno si puó mettere quella in eccesso, nell’acqua. Ne risulterà dell’indrogeno da custodire in un contenitore.
Euronews: Queste tecnologie esistono già?

J.Rifkin: Si, sono tecnologie che esistono già, devono semplicemente essere coordinate.
Il quarto pilastro è rivolto alla rivoluzione di internet da interagire con quella energetica, per creare un sistema di coordinamento tra le infrastrutture.
Quando milioni e milioni di edifici in Europa raccoglieranno la propria energia ecologica in modo autonomo, si potrà immagazzinare l’idrogeno come facciamo con i supporti in digitale.
Se poi parte di questa elettricità non viene utilizzata, il software può essere programmato di modo da mettere in vendita questo eccesso attraverso internet. Una rete che colleghi ad esempio dal mare d’Irlanda fino ai confini con l’Europa orientale.
Proprio come noi creiamo i nostri profili in internet, possiamo condividere in rete via digitale le nostre riserve di energia.

L’ultimo pilastro, il quinto riguarda il trasporto.
Quest’anno sono stati messi sul mercato i veicoli elettrici, nel 2015 ci saranno le auto a celle a combustibile. Si potrà collegare il proprio mezzo a qualsiasi edificio e caricarlo con elettricità o ad idrogeno.
Ognuno di questi elementi da soli non valgono nulla, sono inutili. Ma quando si mettono i cinque pilastri insieme, in ogni città, quartiere o zona rurale, creano un’infrastruttura. Questo insieme di elementi rappresenta una rivoluzione economica. Rappresenta il potere nelle mani del popolo. É questo il potere laterale.

Euronews: Ma gli interessi di molte persone e aziende cozzano contro la vostra teoria della terza rivoluzione industriale. Avete già subito delle pressioni dal mondo imprenditoriale o dalle lobby per quello che riguarda la vostra visione?

J.Rifkin: Mi permetta di contestualizzare. Come sa in passato le case discografiche non avevano previsto la condivisione dei file musicali. Quando milioni di persone in tutto il mondo, hanno cominciato ad utilizzare il software per condividere la musica, le case discografiche hanno pensato che fosse uno scherzo, poi si sono infuriate e poi hanno fallito.

Quindi credo che la risposta alla sua domanda è … Non sono troppo preoccupato per le imprese del settore energetico. Abbiamo molta piú energia rinnovabile della piccola quantità di combustibile fossile o uranio che c‘è sottoterra. Alcune aziende energetiche effettueranno la transizione e stanno cercando le fonti rinnovabili. Molte non lo faranno
e la loro energia sarà più costosa e più inquinante. A quel punto si estingueranno. Non abbiamo bisogno di loro. Quello che invece vedremo in questa terza rivoluzione industriale sarà il “rinascimento” delle piccole e medie imprese, dei produttori e delle cooperative di consumatori. Le grandi aziende che sopravviveranno, trasformeranno il proprio ruolo e saranno in grado di realizzare un ruolo di collegamento.

Euronews: Ha appena parlato delle piccole e medie imprese. Potrebbero forse avere un ruolo nei paesi emergenti come Cina o in Africa, nella possibile terza rivoluzione industriale?

J. Rifkin: I paesi in via di sviluppo si stanno muovendo in questo settore molto velocemente. Cavalcano le novità rapidamente.
L’Organizzazione per lo sviluppo dell’Onu ha adottato la terza rivoluzione industriale come
il punto centrale per lo sviluppo economico dei paesi emergenti.

In molte parti del mondo, non c‘è elettricità. 300 milioni di persone in India non hanno mai avuto energia elettrica. Milioni di persone in Africa non hanno l’ elettricità. Ora possono cavalcare la transizione.
Non hanno infrastrutture. Possono svilupparle ora, prima di tutto nei paesi dove non ve ne sono come in Africa o in alcune regioni in India.

Euronews: Come vorrebbe che si evolvessero le cose nei prossimi 20 anni?
E soprattutto come secondo lei in realtà si svilupperanno?

J. Rifkin: La mia speranza è che avvenga un cambiamento nelle nostre coscienze.
Abbiamo sviluppato una coscienza mitologica, religiosa ed anche ideologica. Ora stiamo iniziando a vedere le prime fasi di una coscienza biosferica. So che la terza rivoluzione industriale ha senso, è interessante, è pratica, è realizzabile, non è un… sogno intergalattico.

Ora dobbiamo fare in modo che ogni comunità
porti allo stesso tavolo governo, apparato economico e società civile per mettere in carreggiata la terza rivoluzione industriale.

Per condurci verso un mondo sostenibile che arriva dopo l’era del carbonio, in modo molto rapido. Non esiste nessun piano B.

Fonte:Euronews (Copyright © 2013 euronews)


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