Magazine Italiani nel Mondo

La Thailandia senza diritti

Creato il 14 marzo 2012 da Italianoabangkok @BeingAndrea
  • Riflessioni su un paese in cui tutto è relativo…

    Di nuovo controcorrente. La coerenza non è di certo la mia dote migliore, anzi, direi proprio che non so dove stia di casa. Premetto che in genere non faccio filosofeggiamenti politici o sociologici, ma qualche volta resto attonito ed ho bisogno di gridare.

    Questo è uno sfogo personale, senza inizio ne fine, senza filo logico, probabilmente non vale la pena di leggerlo…

    Ci sono dei giorni in cui tutto ciò che mi circonda sembra essere rose e fiori. Ci sono altri giorni, come ieri, in cui tutto ciò che accade sembra volermi spiattellare in faccia che questo paese ha dei contrasti difficili da accettare. Alessandra probabilemte penserà “..te l’avevo detto io!

    I fatti: un tranquillo pomeriggio; caldo umido, come sempre, d’altro canto, in un paese tropicale come la Thailandia. Accompagno un amico ad un controllo postoperatorio in ospedale. Lui sarebbe andato in una struttura pubblica per risparmiare; io lo convinco a rivolgersi al Bangkok Christian Hospital… sono paziente lì da quando sono arrivato e mi sono sempre trovato bene. Parlano inglese e le tariffe sono contenute. Pulito e ben organizzato. Per di più centrale (su Silom Road), facile da raggiungere.

    La Thailandia senza diritti

    Bangkok Christian Hospital

    3 giorni prima il mio amico era stato sottoposto ad un banale intervento chirurgico (per decenza evito di mettere la foto che ho scattato DURANTE l’intervento - perchè mi hanno lasciato assistere e il dottore, in abiti civili, senza mascherina e con un relativo concetto di sterilità - ha eseguito in 15 minuti l’intera chirurgia). Assegnata la terapia e fissato il controllo per il martedì successivo.

    Arrivati in ospedale per il controllo incrociamo il medico, il quale ci dice che che non sarà lui a fare la visita e la medicazione ma un’infermiera. Questa, tolta la medicazione, lascia trapelare un’espressione preoccupata: la ferita, ci spiega, non è perfetta… c’è una leggera infezione -nonostante antibiotici presi regolarmente ogni 8 ore. Ci comunica che i controlli ora devono essere quotidiani e, OVVIAMENTE, tutti a pagamento! Chiedo spiegazioni.

    Ecco, non sono tailandese e quindi OSO chiedere spiegazioni! L’infermiera, chiaramente scocciata dal fatto che UNO si possa permettere di domandare, finge di non parlare inglese e scarica la patata bollente su un collega…

    Cosa sia andato storto non ce lo dicono ma, dopo ulteriori richieste di chiarimenti da parte mia arriva il medico.
    “…sa?! E’ caldo e il paziente ha sudato… l’umidità ha facilitato la proliferazione batterica…” — Io “scusi, sabato non era caldo? Perchè non ha fissato un controllo prima?” — “…mmmm, che c’entra… sono cose che capitano…” Io, dentro di me penso che capitano quando gli interventi sono fatti in quelle condizioni. Sorrisi imbarazzati, saluti di cortesia e… veniamo gentilmente accompagnati NON A FISSARE UN NUOVO APPUNTAMENTO ma a PAGARE il conto per il disturbo al medico. 3 domande per la modica cifra di 500 baht! Per un europeo sono nulla ma per un tailandese sono almeno l’equivalente di 3 o 4 giorni di pasti.

    Poco male… penso che l’importante sia ora risolvere la situazione.

    Mentre ci accingevamo ad uscire dall’ospedale il panico generale… “Faranga Ba!” ovvero “lo straniero è matto!”. Grida, poliziotti che corrono. Un giovane occidentale che tenta l’inutile fuga dietro il bancone degli infermieri e, come un animale braccato cerca di arrampicarsi sulle pareti e di raggiungere la finestra. Una scena che i miei colleghi veterinari hanno probabilmente visto più volte con i gatti spaventati che corrono in verticale sui muri dell’ambulatorio. In inglese il giovane chiede di essere lasciato in pace, di non essere toccato dalla polizia. Poi inizia a prendere a calci e pugni chiunque tenti di avvicinarsi. Ci sono voluti 5 agenti e diversi infermieri per contenere la disperazione del giovane.

    La Thailandia senza diritti

    esterno dell’ospedale durante le operazioni per portare via lo straniero

    Sinceramente non so cosa fosse successo. L’impressione era che lo straniero fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e che la sua reazione fosse esasperata dalla paura.

    Io, un po’ da incosciente, scatto delle foto. Vengo verbalmente aggredito da una possente infermiera che mi ordina di cancellare le foto scattate all’interno dell’ospedale: hanno una reputazione da difendere e non vogliono che l’accaduto abbia un impatto negativo sull’immagine del Bangkok Christian Hospital.
    Allora dico che si dovrebero preoccupare di più della salute dei loro pazienti e di assistere in modo adeguato chi, con sacrificio, si affida alle loro cure sperando in un servizio di qualità superiore a quello delle strutture pubbliche. L’energumena non ne vuole sapere delle mie ragioni e minaccia di chiamare la polizia se non cancello IMMEDIATAMENTE le foto. Obbedisco… so bene che qui la polizia non parla inglese e che non vale la pena passare la serata a giustificare una “bravata”.

    Usciamo e l’infermiera che aveva eseguito la medicazione mi guarda e… in perfetto inglese mi dice che noi stranieri siamo capaci solo a creare confusione!

    Certo, ne sentiamo così tante sulle prigioni del sudest asiatico, sui trattamenti ricevuti dai detenuti, sui diritti negati e sulla corruzione che non vorremo mai trovarci immischiati in situazioni a rischio. Allo stesso tempo la nostra cultura non ci lascia tacere quando ci viene negato anche il semplice diritto di domandare e ricevere spiegazioni; il fatto di essere un medico non mette nessuno su un piedistallo a priori nei nostri paesi e quindi ci sentiamo comunque nella posizione di poter chiedere.

    Oggi mi chiedo che fine abbia fatto quel giovane. Oggi dovrò forse affrontare un’altra infermiera che con aria arrogante ci chiederà del denaro per non fare nulla. Oggi però riguardo il mondo con gli occhi ingenui di chi apprezza la maggioranza delle persone -gentili e amichevoli- trascurando la minima percentuale di arroganti… proporzioni spesso invertite in Italia.

    Di seguito alcuni brani sui carceri tailandesi:
    La denuncia di Amnesty: prigioni orribili
    Noi come nel film: in fuga dal carcere-lager della Thailandia
    Lettera di José

    Che è l’onestà se non la paura della prigione?
    Carlo Dossi

    Posted 3 weeks ago

    Tags: bangkok christian hospital, bangkok, thailandia, sanità, ospedali, assistenza sanitaria,


  • Potrebbero interessarti anche :

    Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

    Possono interessarti anche questi articoli :