Per l’ultimo appuntamento culinario relativo alle golosità pasquali ci sembra giusto e doveroso presentarvi il rinomato uovo di cioccolato.
L’uovo pasquale, contrariamente a quanto si possa immaginare, affonda le sue radici in una tradizione assai remota. Esso, infatti, era presente già molti secoli prima della nascita di Cristo, pur se in celebrazioni diverse, e ne abbiamo numerosissime testimonianze presso gli antichi Egizi, i quali vedevano nell’uovo il simbolo della completezza e dell’ordine delle cose: uovo come congiunzione dei quattro elementi (aria, terra, fuoco, acqua). Ma anche in Grecia, Persia, India, Cina, Polinesia, Indonesia America del sud e Africa, l’uovo è da sempre stato metafora del cosmo, segno di ciclicità della vita, di eterno ritorno e di rinascita, tant’è che veniva scambiato come dono di buon augurio tra le famiglie proprio all’inizio della primavera (corrispondente, anche se diverso di volta in volta, sempre all’attuale periodo pasquale), considerato come un nuovo inizio dell’anno.
Con l’avvento del cristianesimo, l’uovo pasquale ha assunto totalmente la funzione simbolica della rinascita: quell’uovo duro, come la grossa pietra che tiene chiuso il sepolcro di Gesù, a poco a poco si schiude per lasciare spazio ad una nuova vita, il pulcino, così come, similmente, quella pietra spostata mostra a tutti il miracolo della rinascita, ovvero la risurrezione del Cristo.
La tradizione di scambiarsi a Pasqua, un uovo fatto di cioccolata, è piuttosto recente (circa un secolo); in passato, infatti, venivano scambiate delle vere e proprie uova di gallina, o come nel medioevo, cominciavano ad essere regalate delle uova finemente decorate, addirittura con materiali di pregio quali l’argento, l’oro, ed il platino.
L’idea, invece, di donare, insieme con l’uovo, un regalo a sorpresa, nascosto all’interno dell’uovo stesso, è dell’orafo Peter Carl Fabergé, il quale lavorò a quest’idea su commissione dello zar Alessandro III per la zarina Maria. L’uovo in platino conteneva al suo interno un altro uovo, questa volta d’oro, il quale, a sua volta, nascondeva sorprendentemente una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino in oro.
Il cioccolato è l’ingrediente speciale di questo sfizio, e per quanto oggi sembrerebbe essere merenda per bambini, esso inizialmente era tutt’altro.
Proveniente dall’America centrale, ed in particolare dalla cultura azteca, il famoso brodo indiano o, come è scientificamente conosciuto, il theobroma cacao (cibo degli dei) giunse in Europa sotto il dominio spagnolo nel ’500: se ne fece un grande uso presso la corte reale e nel mondo ecclesiastico (durante i digiuni i liquidi erano permessi, ed il cacao, con le sue proprietà, alleviava la sofferenza della fame). Attraverso la spagnola Anna d’Asburgo, sposata con re francese Luigi XIII, tale bevanda si spostò verso oriente.
Il cioccolato era la bevanda opposta al caffé: se quest’ultimo eccitava per spingere al lavoro e alla produttività, il cioccolato, invece, era tutt’altro: una bevanda da bere in maniera del tutto rilassata, e che risvegliava il piacere ed accendeva i desideri sessuali: le leggende, a riguardo, narrano delle amanti di Luigi XV, che ne facevano un largo uso per prolungare le loro performance erotiche, o ancora di Casanova, il quale utilizzava la special pozione come fosse viagra.
Soltanto nel 1820, per opera di un olandese ed uno svizzero, il cioccolato, da intruglio dalle proprietà eccitanti, è divenuto, con l’eliminazione di un olio particolare, cibo per bambini. Ciò non toglie, ovviamente, che è un gran bel sapore da gustare, e non si dice mai di no ad un pezzo di cioccolato!