Magazine Diario personale

La tristezza di Crozza e i complotti nordici.

Da Michele Orefice @morefice73

Qualche settimana fa anche Sara ha scritto un articolo sullo stesso argomento, lo abbiamo scritto inconsapevolmente entrambe dopo aver visto Crozza a San Remo. Qui sotto la mia versione che tocca temi diversi visto il mio diverso punto di vista.

 

 

Con una settimana di ritardo abbiamo visto la performance di Crozza a San Remo. Come comico non ci dispiace, sopratutto quando i persona Bersani e Belrusconi. Ora questi due sono quasi scomparsi dalla scena politica e al povero Crozza non rimane più molto da ben imitare.

Tornando alla performance sanremese qualcosa stonava, qualcosa negli occhi dello stesso Maurizio non funzionava. L’intento era lodevole: con un elenco tra bellezze e invenzioni che il popolo italiano ha fatto voleva farci sentire orgogliosi di esser nati sull’italica penisola. In realtà la maggior parte delle cose citate non risalgono all’Italia come stato ma solo appunto come penisola…. Solito pignolo che sono. Ma non è questo il punto. Tutte queste cose citate mi hanno messo addosso una gran tristezza. Conosco abbastanza il mio paese, so delle cose incredibili che i sono e delle delusioni che proviamo. Possibile che possiamo solo guardare al passato? Perché non ci muoviamo, perché la gente non esce nelle strade? Perché a tutti va bene così com’è? Perché tutto cambia per poi rimanere uguale come nel Gattopardo?

Tante volte mi sono fatto la domanda: cosa c’è qui in Germania che funziona meglio? Oppure è vera la storia del complotto dei paesi nordici nei confronti di quelli del sud? Non ho conoscenze tali da spingermi ad analizzare la storia del complotto, quello che posso fare invece è un confronto a livello di azienda metalmeccanica , settore nel quale ho da sempre lavorato. La grossa differenza è nel personale di “basso” livello. Virgolettato per indicare che qui in Germania è basso a livello gerarchico ma non tanto di importanza e retribuzione. Un paio di colleghi mi hanno chiarito infatti che un montatore generico ha comunque fatto una scuola di specializzazione ed è equivalente a un nostro perito.

Il risultato è un reparto dove vengono montate macchine, saldati telai, lavorati meccanicamente di alto livello. Ognuno sa esattamente cosa sta facendo e capisce le conseguenze se non compie un’operazione giusta. Tutto bello. Ma la domanda viene spontanea : perché ‘sti operai, ben pagati, si impegnano così tanto , ci tengono così tanto a fare belle macchine? Un parte è sicuramente senso del dovere, ma quello lo abbiamo anche noi italiani. In realtà la loro professionalità viene tenuta molto in considerazione e al fronte di problemi , se un operaio spiega la sua idea per risolverla e la giustifica in maniera logica, anche se è l’ultimo arrivato si fa come dice lui. Questo non mi è mai capitato di vedere nell’italica penisola ma anzi i giovani vengono tacitati subito dato che non hanno mai la necessaria esperienza. C’è anche un altro punto su ci il sistema tedesco aziendale fa leva. Ogni persona in azienda può proporre un’idea di risparmio. Questa idea viene valutata da una pool di persone, se ritenuta valida applicata e alla persona che l’ha avuta viene elargito un premio proporzionale al risparmio. Idea banale forse ma gli operai e gli impiegati possono avere un extra in busta paga di parecchie migliaia di euro. Questo non è solo un vantaggio economico per l’azienda stessa ma fa si che le persone che vi lavorano si interessino poi effettivamente dell’andamento della stessa. Non sarebbe bello applicare lo stesso principio in qualche comune? Chiaro, si dovrebbe decidere di partenza che certi servizi non si possono tagliare per avere un risparmio ma accettare idee per il miglioramento dei processi.

E da quest’ultimo pensiero mi sovviene un’altra differenza palese dei due sistemi di lavoro. Lavorando ci sono sempre problemi da risolvere e questo vanno risolti e discussi attraverso i vari reparti, capeggiati gli stessi dai vari manager. Questo succede in Italia come in Germania, le discussioni accese le ho viste da entrambe i lati delle alpi, da qui cade anche lo stereotipo che il tedesco è freddo. La differenza è però altrove: in Italia si arriva al muro contro muro, quasi come se un pezzo dell’azienda vada a sinistra e l’altro a destra. E in Germania? Quante volte ho sentito un collega dire che voleva risolvere un problema nel modo che pensava lui ma che non sarebbe stato produttivo per l’intero team di sviluppo. Qui ci si accapiglia ma usciti dalla riunione, usciti dal momento in cui si è presa una decisione, tutti si rema in quella direzione, tutti sono focalizzati a risolvere il problema, a portare avanti la produzione, a lavorare di sabato per fare la consegna, a mettere da parte l’orgoglio per portare a termine un’operazione che un altro reparto non riesce a fare.

In Germania non è di certo tutto perfetto e rose e fiori, non si trovano gli euro sotto i cespugli ma in fabbrica si respira effettivamente un’aria diversa, di alta professionalità a tutti i livelli e l’obiettivo è sempre comune.

Quanto espresso sopra fa chiaramente riferimento al mio vissuto, alle azienda in cui ho lavorato, non escludo che in alcune aziende in Italia si lavori in modo diverso.


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