Come ci si attendeva, l’attuale premier turco Recep Tayyip Erdogan é il nuovo Presidente della Repubblica di Turchia, il 12° dalla Rivoluzione “kemalista” di Atatürk del 1923: il leader islamico moderato si è aggiudicato la consultazione del 10 agosto scorso battendo il candidato dell’alleanza tra nazionalisti e repubblicani Ekmeleddin Ihsanoglu. Una vittoria con il 52% circa dei consensi, quindi non amplissima, favorita soprattutto da alcune affermazioni di Ihsanoglu in campagna elettorale, che hanno finito per indispettire l’elettorato più vicino ai valori islamici: non sono piaciute le sue affermazioni sul velo, definito una «tradizione islamica, non una norma», come pure sull’importanza di mantenere una posizione di neutralità sulla questione palestinese, a dispetto del clima anti-israeliano che da qualche anno si respira sul Bosforo.
Erdogan dunque ha vinto perchè il suo avversario l’ha sfidato (e ha perso) sul suo “terreno di caccia”, ovvero i valori islamici nella società turca. Il fattore-Islam è stato un punto centrale della campagna elettorale, non solo per le questioni riguardanti la società turca, bensí per il nuovo ruolo di leadership Medio-Oriente a cui Ankara aspira. La fallimentare esperienza dei Fratelli Musulmani in Egitto, che pure godevano del sostegno turco, non ha scalfito più di tanto l’immagine di una Turchia leader dei paesi islamici moderati: il modello turco, di cui Erdogan è il volto, rappresenta un cocktail di valori islamici amalgamati a quelli dell’occidente laico e liberale, che il suo ideatore vorrebbe proporre in tutto il Mediterraneo islamico, lo stesso su cui per secoli ha dominato l’Impero Ottomano. Questa ambizione di Erdogan di trasformare la Turchia in una potenza regionale potrebbe sintetizzarsi con una parola: “Neo-Ottomanismo“.
Non è un mistero che l’obiettivo del nuovo capo dello Stato turco, nei suoi prossimi cinque anni di mandato, sarà quello di creare una zona d’influenza di Ankara nel Mediterraneo orientale e sullo scacchiere mediorientale, simile, per certi versi, alla politica di pressione sui Paesi ex sovietici che la Russia sta attuando da qualche anno: se Putin ha dunque ambizioni da zar, Erdogan si candida oggi a diventare un moderno sultano. Ma per far ciò, dovrà necessariamente metter mano alla Costituzione, il cui testo vigente affida al Primo Ministro, e non al Presidente, i maggiori poteri decisionali.
Del resto, in campagna elettorale Erdogan aveva già parlato di «inevitabili modifiche costituzionali» in caso di una sua vittoria alle elezioni presidenziali: pertanto, è molto probabile che venga indetto un referendum per cambiare la Costituzione, in particolare per quel che riguarda i poteri della Corte Costituzionale, che verrebbe privata del diritto di annullare le decisioni del Parlamento e soprattutto del Capo dello Stato. Tutto ciò dovrebbe avvenire a breve, prima delle elezioni parlamentari del luglio 2015.