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La Turchia e le rotte energetiche dal Caucaso 03 (di Enrico Satta)

Creato il 04 novembre 2012 da Istanbulavrupa

La Turchia e le rotte energetiche dal Caucaso 03 (di Enrico Satta) La Turchia e le rotte energetiche dal Caucaso 01 (di Enrico Satta)

La Turchia e le rotte energetiche dal Caucaso 02 (di Enrico Satta)

Che sia in corso da parte delle nazioni di peso l’accaparramento dei giacimenti esistenti e la corsa alla scoperta di nuovi lo dimostra anche il Governo Italiano che pur incentivando gli investimenti nelle energie rinnovabili ha siglato tre accordi nella direzione dell’uso di combustibili fossili da giacimenti russi e del Golfo Persico. Strategico è il ruolo giocato dall’ENI:

1. Italia-Russia: intesa su costruzione del Gasdotto South Stream (Berluscono-Putin) in partecipazione azionaria Gazprom – Eni per il 20%; Le intervenute sostanziali modifiche del tracciato sembrano di fatto sostituirsi alle direttrici del “Nabucco-Poseidone” e l’inizio della costruzione è prevista per la fine del 2012.
2. Italia-Russia-Turchia: Gasdotto Samsun-Ceyan (N-S Turchia); Intesa siglata dall’allora Ministro Scaiola (MISE) Forte presenza dell’ENI in società con la Turchia, gas proveniente dai giacimenti russi degli Urali. Anche qui sembrano ormai probabili modifiche al tracciato per sdoppiarlo verso l’Europa.
3. Inaugurazione sett. 2008) del Rigassificatore offshore di Rovigo (EDISON) e accordo Italia-Qatar per royalty sui giacimenti offshore (ENI). Le petroliere portano il GNL al rigassificatore di Rovigo.

La parola d’ordine è quindi diversificare le fonti, intesa non come una politica verso una low carbon economy, bensì come l’approvvigionamento da più fonti fossili, dislocate in aree diverse del globo e provenienti da Paesi diversi.
L’alternativa del nucleare sembra ormai accantonata dopo la tragedia di Fukushima. Prevede comunque tempi lunghi per la realizzazione delle centrali, grossi problemi di sicurezza di smaltimento e gestione delle barre esauste e l’acquisto del combustibile uranio è soggetto alla disponibilità e ai costi fluttuanti dei mercati delle materie prime.
Le risorse di idrocarburi d’altronde già scarseggiano e dal 2020 diminuiranno drasticamente per andare verso un sostanziale esaurimento per metà secolo. I costi per l’estrazione di nuovi giacimenti aumenteranno.

Negli anni 70 ho visto un film profetico, di Sidney Pollack con Robert Redford. Il dialogo finale tra lui e l’agente della CIA lo ricordo più o meno così: non ti credevo così stupido. Vedi, tu non hai capito proprio nulla. Non stiamo per invadere i paesi arabi per il petrolio. Noi facciamo studi, valutiamo le possibilità. Noi non decidiamo nulla. Quando gli americani saliranno a casa e l’ascensore non funzionerà più, quando troveranno i loro appartamenti freddi, quando la benzina per la macchina sarà introvabile, allora saranno loro che ci chiederanno di andare a prendere il petrolio, lì dove si trova.
Noi ci stiamo preparando per quel momento.

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