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La valorizzazione della donna musulmana è più radicale del femminismo laico.

Creato il 19 maggio 2012 da Giornalismo2012 @Giornalismo2012
donna

-Di Donatella Amina Salina

L’Islam ha in se stesso a partire dalle sue Fonti non solo il rispetto formale per le donne, ma anche la pratica concreta dei loro diritti, difesi strenuamente, sulla base della Parola Divina, dal Profeta, dai più eminenti tra i Compagni e dalle rappresentanti femminili del suo entourage, a partire dalla Madre dei Credenti: Aisha (che Allah-Dio sia soddisfatto di lei e di tutti loro) prima donna Mufti e trasmettitrice di migliaia di hadith (detti e fatti del Profeta Mohammed, che Allah-Dio gli dia benedizioni e pace), fino alle sorelle del giorno d’oggi che difendono i diritti delle donne a partire dal Santo Corano e dalla Nobile Sunna, come la signora Erdogan e come alcune studiose occidentali che hanno abbracciato l’Islam.

La grande novità di questi ultimi anni è stata “il risveglio islamico”, che qui viene prudentemente chiamata “primavera araba”, il cui frutto oltre alla caduta di alcuni feroci tiranni amici dell’Occidente è stato il rinnovamento degli studi islamici.

In una conferenza a Tunisi, alcuni giorni fa, i massimi sapienti islamici sunniti, politici e studiosi delle scuole islamiche si sono pronunciati per un cambiamento radicale del programma degli studi religiosi nei paesi arabi. L’Islam non deve più essere l’ombrello sotto il quale coprire la tirannide, l’ingiustizia sociale, lo svilimento dei diritti fondamentali della persona umana e della sua dignità davanti al Creatore e Signore dei Mondi. Politici ed intellettuali vicini alle correnti religiose hanno chiesto il massimo della libertà in campo accademico, una libertà totale come a Bagdad nei secoli d’oro del pensiero islamico senza più censure, senza più distorcere la religione a fini di potere.

Purtroppo qui arrivano solo gli echi di questa grande rivoluzione che coinvolge le donne a pieno titolo, persone che vogliono difendere il loro diritto di essere spose e madri senza rinunciare a partecipare alla vita pubblica nel massimo rispetto della loro dignità e del loro pudore. La riappropriazione delle capacità femminili nella vita pubblica come in quella privata passa attraverso l’approfondimento della fede e della pratica religiosa nel mondo, pur non essendo mondane.

Noi non siamo un corpo ma siamo persone, siamo creature di Allah-Dio e intendiamo adorarLo e servirLo. Proprio per questo non vogliamo servire la tirannide, né uomini che usano il loropreteso potere contro i deboli, parlando di fede e servendo il denaro come hanno fatto i tiranni amici di Bush.

Noi, madri, mogli, figlie, attraverso l’istruzione possiamo dare un notevole contributo al progresso e fortificare la fede e la sapienza di coloro che vivono accanto a noi. Per fare questo dobbiamo spezzare gli stereotipi che avvolgono la donna, sia quella musulmana sia quella occidentale. Difenderci da coloro che vogliono ridurci a creature mute, come da quelli che ci vogliono far fare la fine di Ruby Rubacuori, l’effetto è lo stesso: la distruzione della persona umana e la sottomissione a ciò che non è Allah-Dio.

Perché si può adorare esclusivamente Allah-Dio soltanto se si è liberi davvero, cioè se non si hanno troppi condizionamenti esterni. E vivere in una dittatura non facilita molto la cosa.

Per questo motivo, il nostro è un discorso contro ogni tipo di potere umano che non sia in qualche modo rispettoso delle leggi divine e che non sia istituito col consenso. Da questo punto di vista l’Islam crea le condizioni per una libertà autentica per uomini e donne, esercitando il governo in modo pacifico e senza costrizione.

Inoltre l’Islam considera l’essere umano nella sua totalità indivisibile di corpo e spirito, la liberazione delle catene della schiavitù, della tirannia e della sottomissione al denaro e dalle passioni è inseparabile dalla liberazione dello spirito dalle tenebre dell’ignoranza e della cieca imitazione dei potenti. Senza sapienza l’uomo è schiavo, anche coperto dai miliardi come l’avaro di Molière.

Questo discorso vale a maggior ragione per la donna, la compagna dell’uomo in tutto e per tutto, colei che condividerà il paradiso o l’inferno con lui. La pratica religiosa, la pietà, elevano l’essere umano sia esso maschio o femmina al disopra degli angeli. Una donna pia è più pura della più bella pietra preziosa…

Le nostre sorelle in Adamo, che credano o no, sono oggi dovunque nel mondo discriminate ed oppresse, anche qui in Italia dove vengono uccise a centinaia l’anno per motivi cosiddetti passionali e dove ci sono decine di migliaia di casi di violenza domestica.

Perciò, nonostante le differenze, la battaglia per la valorizzazione delle donne musulmane ha degli obbiettivi in comune con quella delle altre, credenti o laiche, che si battono per un futuro migliore per le nostre e le loro figlie che vivranno insieme condividendo scuola, lavoro, amicizie.


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