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La variabilità del El Niño raccontata dagli alberi

Creato il 01 luglio 2013 da Aliveuniverseimages @aliveuniverseim

El Niño - variazione

Credit: International Pacific Research Center

Siccità, inondazioni, riproduzione, El Niño Oscillazione Meridionale, noto anche come ENSO (El Niño-Southern Oscillation), influenza la vita quotidiana di milioni di persone in tutto il mondo.

Gli scienziati sono ormai anni che cercano di capire come l'ENSO sta rispondendo al riscaldamento globale, compito non facile dato che è di per sé già un fenomeno climatico variabile naturalmente.
I dati ottenuti finora sono stati sempre troppo pochi per comprenderne il comportamento a lungo termine.

Tuttavia, tracce della sua attività sono nascoste negli anelli degli alberi, grazie ai quali è stato possibile tornare nel passato, fino a sette secoli fa.

All'interno della loro struttura sono racchiuse informazioni sulla temperatura e sulle precipitazioni.
Così, un team internazionale di scienziati, coordinati da Jinbao Li and Shang-Ping Xie, dell'Università delle Hawaii a Manoa, ha analizzato 2.222 anelli di alberi, in entrambi i tropici, alle medie latitudini ed in tutti e due gli emisferi.

Il loro lavoro è stato pubblicato il 30 giugno 2013, sulla rivista Nature Climate Change.

Il team ha generato un archivio dell'attività ENSO senza precedenti, concorde con i record registrati nei coralli del Pacifico equatoriale e i modelli sull'evoluzione delle temperature nell'emisfero settentrionale.

Ogni dato sembrerebbe confermare che l'ENSO è stato insolitamente attivo nel corso del 20° secolo, rispetto agli ultimi sette, il che implica che questo fenomeno sta rispondendo in qualche modo ai cambiamenti climatici in corso.

In effetti, uno studio parallelo condotto dal National Science Foundation (NSF), su coralli fossili di 7.000 anni fa aveva già offerto una vasta gamma di informazioni aggiuntive sul El Niño.
I coralli crescono nel cuore della regione dell'ENSO e quelli analizzati dal team hanno dimostrato che le variazioni recenti, ed in particolare quelle del 20° secolo, sono molto più forti rispetto a quelle raccontante all'interno dei coralli fossili. Tuttavia i dati avevano rivelato grandi variazioni anche nel passato, rendendo sempre più difficile attribuire l'intensificazione dell'attività recente ai gas serra. Addirittura, i coralli hanno mostrato che l'attività dell'ENSO 400 anni fa era a livelli ancor più elevati rispetto ad ora ma il fenomeno era più breve.

Così il livello di variabilità del 20° non sarebbe senza precedenti ma una parte dell'aumento dell'attività sarebbe comunque imputabile ad un cambiamento climatico antropogenico, secondo entrambe le ricerche.

"Molti modelli climatici non riflettono la forte risposta dell'ENSO al riscaldamento globale che invece abbiamo trovato noi", spiega il co-autore dello studio Shang-Ping Xie, sempre dell'Università delle Hawaii.
"I nostri risultati ora forniscono una guida per migliorare la precisione dei modelli climatici e le proiezioni sulla futura attività dell'ENSO. Se questa l'attività dell'ENSO continuerà ad aumentare, allora ci dobbiamo aspettare altri eventi meteorologici estremi come inondazioni e siccità".


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