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La vedovella invece, come solo le donne sanno fare, sfrucuglia romanticamente l'ugola per cantare in solitario i suoi tormenti amorosi. Con tutti i suoi quattrini e la sua beltade non le mancano certo i pretendenti, ma è una vecchia storia che al cuor non si comanda. Alla fine, come in tutte le favole che si rispettino, trionferà l'amore, lei ritroverà il suo principe e l'happy end non mancherà, vivranno tutti felici e contenti.
Ormai drammaticamente assuefatta dalla televisione a veline discinte, a volgarità inenarrabili di parole e gesti, a trasmissioni che oscenamente invitano ad osservare le più segrete intimità dal buco della serratura, non posso che riconoscere "datate" sia una storia come questa all'acqua di rose, tutta pizzi e merletti, che il genere musicale, l'operetta, "osé" e modernissima nella Vienna felix del 1905, quando fu rappresentata per la prima volta e le arie di Franz Lehar venivano canticchiate per strada come le canzonette ai nostri giorni. Purtroppo le favole non vanno più di moda, giusto un matrimonio principesco di quando in quando tanto per gradire e pure annacquato se è vero che Charlène se ne stava scappando poco prima delle nozze informata delle turbolenze erotiche di sua Altezza Reale Alberto II di Monaco. Certo ridicoli di fronte ai reality dei nostri giorni i sussulti dell'operetta, genere musicale totalmente superato, eppure mi piace, è una ventata di leggerezza, un'incursione nostalgica nel mio passato, rappresentazioni godute con i miei vecchi accanto, musiche cantate tante volte insieme.
Incredibile, ma vero, non sono né a Salisburgo né a Vienna e nemmeno in Tirolo, ma in Francia, patria della commedia di boulevard , a Gattières, minuscolo paesino medioevale delle Alpi Marittime, nel quadro del Festival di arte lirica Opus -Opéra che da 23 anni rinnova le sue proposte musicali nella stagione estiva. L'orchestra è formata da giovani provenienti dai Conservatori musicali della Francia intera.
Prima dello spettacolo una giro per il villaggio pigramente addormentato, sembra la Provenza di Marcel Pagnol, un pastis all'Hostellerie Provençale, i passi risuonano sul selciato di vicoli e scale, uno sguardo a delle ortensie in fiore strepitose, a una civetta persiana rosa, alla piazza centrale con tanto di fontana nel mezzo.
Siamo a cielo aperto, sotto le stelle, intorno le suggestive vecchie pietre degli spalti, scenografia quanto mai essenziale, con saggio senso di misura non ci si prende troppo sul serio, le quinte sono lì davanti agli occhi di tutti, costumi appesi in bella mostra, le eleganti signore dell'aristocratica società pontevedrina si riposano tra un gorgheggio e l'altro, uno spasimante della vedova, che curiosamente nella versione francese si chiama Signora Palmieri, prova le movenze della scena successiva.
Bella serata dal sapore rétro, le sedie torneranno vuote in compagnia di un solitario cilindro appeso al passato.
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