Questo periodo post natalizio sicuramente è stato caratterizzato dall’inizio della campagna elettorale per le elezioni politiche del 24/25 febbraio 2013, con tutti i protagonisti della politica che hanno fatto a gara per intasare le trasmissioni delle rete nazionali e locali. Potevo evitare di fare un articolo su questo argomento? Certo che posso! Per un attimo ci siete cascati, vero? Ma qui siamo al bar Frankie e si parla di sport. Quindi qual è l’argomento più scottante di questo periodo? Calcioscommesse? Fuga dei tecnici della scherma verso la Madre Russia? Elezioni del CONI? No. Lance Armstrong, il più grande campione della storia del ciclismo, se non fosse che….. Se non fosse che è stata tutta una farsa, tutta una menzogna montata ad arte per fregare milioni di appassionati e milioni di dollari dagli sponsor. Antefatto: Armstrong nella sua carriera oltre ad avere vinto 7 Tour de France, un mondiale e svariate corse minori rispetto a queste due ha sempre fatto uso di doping, anche prima del famoso tumore da cui è guarito. Per più di vent’anni ha sostenuto di essere pulito, di aver vinto con le sue forze. Anche in questi ultimi mesi in cui è scoppiato lo scandalo, con l’agenzia antidoping internazionale che ha rieseguito i test trovando positività che prima erano “sfuggite”, lui ha sempre parlato di complotto, di non saperne niente e di non avere mai barato.
Ora mi chiedo, se una menzogna viene ripetuta all’infinito può diventare verità? No, non può. Una menzogna rimane sempre una menzogna e prima o poi qualcuno si accorge e denuncia il tutto. Non voglio più parlare del ciclista texano, sono troppo disgustato da tutta questa storia che rischio di diventare volgare, di passare alle offese personali e non credo che sia questo il posto più adatto. Voglio sperare solo una cosa: che Armstrong almeno abbia il coraggio di chiedere scusa a Filippo Simeoni. Sicuramente l’ex corridore italiano ha sbagliato, ma da uomo ha subito ammesso il suo errore e ha collaborato con gli investigatori per far luce sull’utilizzo di doping nel ciclismo, avendo come ricompensa un’ultima parte di carriera rovinata.Magazine Sport
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