Cara compagna Susanna Camusso,
desideravo farti sapere che in una libreria della mia mansarda giace, gelosamente custodito, un libretto, pubblicato dalla CGIL un po’ di tempo fa, nel quale si fa un elogio dei contratti atipici e si dice anche che sarebbe un insulto al lavoratore una certificazione del contratto (come previsto dalla legge Biagi).
La verità è che la CGIL, più degli altri sindacati (che non sono innocenti), NON ha fatto nulla per i lavoratori atipici (mi rifiuto di chiamarli precari…. e non sono ipocrita!!!) anzi ha agito contro i loro interessi.
Vado sul personale…forse perché tu, Susanna, come tanti altri sindacalisti, non hai mai lavorato in un posto di lavoro “normale”? Non sto dicendo che non hai lavorato, ho troppa dimestichezza con il sindacato per non sapere che non esistono orari o bisogni della famiglia. Ho anche la consapevolezza che pure all’interno delle organizzazioni sindacali si usano i lavori atipici in modo improprio.
Articolo 18 legge 300 del 1970…, che dire? Ho studiato con il prof. Smuraglia, che non può di certo essere accusato di essere di destra, ed ho imparato che le leggi sul licenziamento sono altre, ti risulta? L’art. 18 si riferisce solo al reintegro!!! Pratica che riguarda pochi lavoratori, non solo perché in aziende con più di 15 dipendenti, ma perché si sceglie l’indennizzo.
Lo Statuto dei diritti dei lavoratori, così come la Costituzione, è frutto di un intenso lavoro, anche di mediazione.
Possiamo dire che sono datati? Che si può cambiare qualcosa?
Ieri mia figlia, che ha più o meno l’età della tua, mi ha chiesto cosa si può fare perché il sindacato si accorga che i lavoratori sono cambiati…; non ho saputo rispondere.
Il primo pensiero è stato: siamo vecchi. Il sindacato è vecchio ed è pieno di vecchi. Vecchi nel senso brutto del termine: superati, chiusi, rancorosi…
dalla bacheca facebook di Jeannette Galon