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La verità e Google ti fan male lo sai

Creato il 05 febbraio 2013 da Lacocchi @laCocchi
Se dovessi rinascere, chiederei a madre di apportare qualche modifica alla carrozzeria.
Oltre alle tette, che insomma questa prima scarsa che mi ritrovo non è di certo la mia taglia preferita, oltre all'altezza, che dai, a dieci anni ero la più alta di tutte le mie amiche e ora sono quella che più bassa di così non è possibile, vorrei saper dire più bugie.
Vorrei saper mentire bene, vorrei essere convincente quando dico: "Quel vestito ti sta benissimo!" Mentre la mia faccia dice: ti prego toglilo prima che io perda la vista per sempre. 

Non sono capace di mentire, e questo non è bene. O meglio, è assai pericoloso. Soprattutto in certe situazioni: con il capo, ai colloqui, ai primi appuntamenti, a letto, con gli sconosciuti appena incontrati.
No perché dire sempre la verità nuoce gravemente alla vostra salute. Soprattutto se i diretti interessati con cui decidete di essere sinceri risultano un pelino permalosi.
Se unite la verità, Google e la sfiga, la triade del male supremo è formata. Siamo spacciati. Io sono spacciata.
Google non mi sta aiutando per niente. Ma proprio per niente. Anzi, maledetto Google che mi traduce tutto dall'inglese all'italiano e dall'italiano a tutte le lingue del mondo.
Ho tutta una serie di sfighe e traduzioni googoliane che hanno portato la mia persona a trovarsi in scomode situazioni, così tante da fare una lista, una top 4 delle situazioni più assurde che Google, la mia sfiga e la mia linguaccia biforcuta malefica hanno creato.
Ce ne sarebbero altre, molte altre, ma ritengo che siano minori e meno divertenti di queste.
Salvo quella volta che ho twittato: "DATE ALLA MIA COLLEGA DEL VALIUM!" e lei, traducendo con Google translate, ha pensato che parlassi dell'altra collega e, con tanti sorrisini felici su Skype, mi ha scritto: "Sono d'accordo con te."
Alla posizione numero quattro troviamo: di quella volta che sul Bloggo ho scritto che un tizio con cui mi frequentavo mi ha detto, mentre eravamo intenti a fare le nostre cose, "Questa era la posizione preferita della mia ex".
Il giorno dopo, ricevo un messaggio che dice solo vaffanculo. Ma perché mai? Che cosa sarà mai successo?
E insomma, Google translate aveva di nuovo fatto il suo effetto. E lui aveva tradotto tutto. E lui c'era rimasto male. E secondo lui dovevo cambiare le parole. E io, fredda come un ghiacciolo, gli ho risposto che tanto, cambiando l'ordine delle parole, il risultato non cambia.
PS: mi chiama ancora. Forse la verità funziona.
Alla posizione numero tre troviamo: di quella volta che ho scritto che la mia ex collega francese se magnava schifezze atomiche. Che quell'altra se magnava solo semi, e che quell'altro viveva di Activia e io avevo paura degli effetti sul suo intestino. 
Anche quella volta, Google ha voluto che la mia incapacità di mentire venisse scoperta, ed eccomi lì, seduta davanti al mio capo a raccontare che il Bloggo è un Bloggo comico. E che insomma, lui aveva capito di chi parlavo? E lui ha detto no. E io ho detto allora, amici come prima. E lui ha detto No, smetti di scrivere. E io ho detto ok, mi dimetto.
PS: pensate un po' che ora mi hanno chiesto di fare la blogger per loro. I casi della vita.
Alla posizione numero due troviamo: quella volta che, con -3, la coinquilina non voleva accendere il riscaldamento perché "NON SERVE", e io ho scritto su Facebook che se l'avessi mai trovata ibernata, l'avrei lasciata lì. Che tanto non serviva nemmeno lei. 
Io, non sapendo che lei seguisse la pagina del Bloggo di Facebook, ridevo beata perché la battuta era in effetti venuta piuttosto bene. E poi d'un tratto eccola lì, lei, lei che fa like. Lei che traduce. E lei che scrive: "Magari accendo il riscaldamento?" E io. Io che volevo mettere la mia camera all'asta in quel preciso momento.
PS: poi alla fine lo ha acceso! La verità fa miracoli.
Alla posizione numero uno troviamo: di quella volta che, ancora ubriaca dalla sera prima, ho inoltrato una mail di lavoro indirizzata al mio capo dal sommo capo, al sommo capo in persona. Al capo capo. Ho inoltrato la stessa mail, aggiungendo le mie riflessioni sul caso. Una mail dove, in italiano, scrivevo che il capo capo porta sempre buone notizie. Buone notizie del cazzo.
E insomma, lui ha tradotto. Eccolo lì, me lo vedo, la domenica mattina che prende quella frasetta contenente "cazzo", bam, Google translate, bam. Costanza licenziata.
Ed ecco, nel bel mezzo di una mattina con i postumi, ignara di tutto quello che stava succedendo, ignara del fatto che la triade verità-Google-sfiga avesse nuovamente colpito la sottoscritta, ecco che ricevo una mail, con scritto: "Hai mandato la mail alla persona sbagliata. Mi fa piacere sapere che porto sempre buone notizie, cazzo!"
Dopo qualche minuto di mantra oddio-sono cretina-oddio. Ho risposto: "Cazzo sì! Sempre buone notizie!"
PS: ora ogni volta che entra al pub dice "Buone notizie cazzo!" e io gli faccio grandi sorrisoni e yeah, yeah! con il pollicione.
Grazie a Dio Google ha ancora problemi con le parolacce. Cazzo.

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