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La Vertigine del Drago: Mondi Comunicabili

Creato il 14 febbraio 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Alessandro Puglisi 

L’interesse per i mondi al confine, al limite, è la cifra distintiva di Alessandra Mortelliti, giovane e promettente drammaturga e attrice; lo testimonia in maniera perfetta lo spettacolo La vertigine del drago, che ha debuttato al Teatro Musco di Catania l’11 febbraio e che sarà in scena fino al 16 dello stesso mese. Dopo Famosa, monologo sulla figura, immaginaria ma più che plausibile, di Rocco Fiorella, un ragazzino convinto di essere una mancata femmina, Mortelliti torna agli esclusi e agli ultimi con La vertigine del drago, storia dell’incontro tra Francesco (Michele Riondino), naziskin romano con Faccetta nera come suoneria del cellulare, e Mariana (Alessandra Mortelliti), zingara, zoppa, epilettica. I due, a seguito dell’attacco a un campo rom, si trovano, loro malgrado, a condividere un vecchio garage come rifugio. E lì scoprono la bellezza della differenza. Nella scenografia, ben curata da Biagio Fersini, i due si muovono come dentro un grande parallelepipedo. Lo spazio principale è occupato da pochi oggetti, un letto, una lampada, un vecchio televisore, tutti funzionali all’azione, mentre, sullo sfondo, una parete mal messa suddivide lo spazio e inquadra una saracinesca verniciata di rosso e due nicchie, chiuse da velatini, che diventano nuove zone di azione per sogni, incubi, visioni di Francesco e Mariana.

La Vertigine del Drago: Mondi Comunicabili

La regia, dello stesso Riondino, si fa apprezzare soprattutto per la vivacità data dall’alternanza di quadri realistici e “sfondamenti” nell’abiezione; alternanza punteggiata, peraltro, da suggestioni di musica elettronica e gustose citazioni cinematografiche. Più che in altri casi, nei quali la “contemporaneità” appare (s)forzata, in questo La vertigine del drago la bontà della scrittura della Mortelliti, fresca e divertente, incontra una regia accorta, minimale ma di straordinaria efficacia, e un disegno luci, di Luigi Biondi, giustamente drammatico, e psichedelico quanto basta per non scadere nella psichedelia spicciola. È il dono supremo della leggerezza, a manifestarsi, la capacità di trattare con garbo e senza inutili demagogie una problematica bruciante, estrema, di inconciliabilità e irriducibilità. La parlata intimamente romanesca del personaggio di Riondino incontra, e si scontra, con la lingua contaminata, sporca, connotata diatopicamente, di Mariana, e ne risulta un tessuto linguistico di ampio respiro, perfino gioioso nella disperazione, se vogliamo. In fondo, Francesco e Mariana sono, in modi diversissimi e tutti loro, due «cani di bancata», abbandonati dai loro “clan” e in attesa di ricombinazioni esistenziali.

La Vertigine del Drago: Mondi Comunicabili

Riondino e Mortelliti assolvono bene ai rispettivi ruoli, giocando di sottrazione, esaltando il primo maggiormente la gestualità e il dinamismo, la seconda la mimica e l’immobilità. La prossemica, in questo caso, indaga, più e meglio di mille battute, la relazione umana, estemporanea, tra i due; si tengono a distanza di sicurezza, ben oltre la fatidica misura del braccio o del doppio braccio, ciascuno in una bolla protettiva, ma sottilissima, quasi evanescente. La vertigine del drago riesce a mettere assieme il tanto decantato, o vituperato, “pop”, con la storia recente, e meno recente, del nostro Paese; basterebbe fare riferimento solo, anche se il testo è ben altro, alla splendida sequenza iniziale, montata a partire da stralci di notizie da telegiornale: piccole narrazioni di un “Paese reale” in cui si preferisce il circo di periferia all’approfondimento, la tecnocrazia d’accatto al confronto serrato e onesto, il reality alla testimonianza. Mortelliti e Riondino, entrambi giovani abbastanza da aver vissuto, nella loro infanzia e nella loro adolescenza, lo scivolamento nel degrado degli ultimi venti anni, introiettano e rimandano, attraverso una riflessione profonda ed esilarante, quel Quarto Stato ormai sgangherato in cui ci siamo gettati con abnegazione.

 

Fotografie di Giacomo Cannata

 

La Vertigine del Drago: Mondi Comunicabili

     

     

     


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