13 settembre 2012 Lascia un commento
E’ la storia d’amore di Ines, giovane e timida dattilografa innamorata non corrisposta del figlio del suo datore di lavoro, e’ la storia d’amore di Nello che ha perso una moglie ed e’ la storia del fratello di Loris, innamorato dell’essere libero e forte, anche piu’ degli anni che passano.
In mezzo c’e’ Avati, dolcissimo, pregno di un sapore soave accresciuto dall’aspro di una vita che non puo’ essere perfetta e proprio per questo da amare e stringere a se’ ancora piu’ forte e con ancora piu’ tenacia.
Come sempre il regista non e’ solo nel realizzare ritratti sospesi sulla punta della matita e tornano i suoi attori di sempre, amici, sodali, esperti nel rendersi carne di emozioni e ricordi, uscire dai propri corpi ed essere grandi interpreti senza diventare maschere, caratterizzare lontani dalle caricature. Saranno loro gli attori o Avati regista ma si esce dalla logica spettatore-spettacolo per incantarsi di un racconto narrato davanti ad una tavola alla fine di un buon pasto, restare appesi ad una scena come per una favola che da bambini si ascoltava tra le ali degli angeli, degli angeli appunto.
Si diceva e’ un film sull’Amore ma senza i filtri dei decenni ultimi che l’hanno mortificato a teatrino di falsi dèi quando l’Amore e’ lotta, e’ sangue, e’ selezione naturale, unico passaggio per l’immortalita’ e proprio per questo grande, immenso, unico. Eppure nel sangue e nelle lacrime la forza di non arrendersi, forza che Avati stende ai piedi di chi guarda commosso questo sommo pezzo di cinema offerto da un grande maestro, Avati, che di Amore, forza e cinema appunto, ha da insegnare a tutti quanti.