Magazine Cultura

La via dei re: la fine del mondo secondo Brandon Sanderson

Creato il 28 marzo 2012 da Martinaframmartino

La via dei re: la fine del mondo secondo Brandon Sanderson

“Fissando quella violenta, furibonda ribollente parete d’acqua e detriti spinta dal vento. Kaladin si sentì come se stesse guardando la fine del mondo scendere su di lui.”

Brandon Sanderson, La via dei re, pag. 586

In realtà quella che Kaladin non sta guardando arrivare non è la fine del mondo, ma solo un’altempesta. Un evento tutto sommato normale nel mondo di Roshar, anche se le al tempeste sono così violente da far sembrare che in quel momento il mondo possa davvero finire. Trovarsi all’esterno, senza un riparo, durante un’altempesta significa con ogni probabilità la morte.

L’apocalisse, la fine del mondo, non deve necessariamente essere permanente. Durante una glaciazione i dinosauri sono scomparsi, anche se la Terra ha continuato a esistere. Qui è una fine del mondo molto più breve e ripetuta, ma è una fine capace di spazzare via tutto quello che si pone sulla sua strada. Persino le piante lo sanno, tanto è vero che sono munite di litobulbi in cui rientrare in modo da non trovarsi all’esterno all’arrivo di un’altempesta.

Quando Ryn arriva in una terra dove il terreno è morbido e sconnesso e affonda troppo sotto i suoi piedi, e l’erba troppo folta non si ritrae come dovrebbe, è sconvolta. Vstim, che invece conosce bene il luogo, le spiega che “«L’erba qui non si comporta come fa altrove»”.

«Ho sentito dell’erba» gli disse Rysn. «Ma è così strana.» Fece un altro passo, camminando in cerchio attorno al carro di testa. Sì, aveva sentito dell’erba qui a Shinovar, ma aveva presunto che fosse soltanto apatica. Che la gente dicesse che non scompariva perché si muoveva troppo lentamente.

Ma no, non era così. Non si muoveva affatto. Come faceva a sopravvivere?” (pag. 487).

Quello che a noi sembra un mondo stranissimo, per i suoi abitanti è normale, ed è regolarmente attraversato da apocalissi climatiche.

Una volta in un libro ho letto che quando muore un uomo è il mondo intero a morire, almeno per lui. E se un uomo rimane fuori in un’altempesta muore, e per lui e con lui il mondo finisce. Si estingue come i dinosauri, anche se per gli altri è cambiato ben poco.

Sospetto che nel romanzo ci sia ben altro. Ho da poco passato la metà, e Dalinar si sta ancora chiedendo il significato delle parole di Gavilar. La storia di Shallan ha trovato il suo punto di contatto con quella di Dalinar, anche se per ora è molto tenue, e quella di Kaladin deve arrivare a una svolta. Però la funzione del preludio ancora non è chiara, così come quella di Szeth. Visto che continua a tornare c’è qualcosa di importante che deve fare, ma cosa è ancora da definire. Quanto si scoprirà del mondo, della sua storia, dei suoi miti e anche della sua biologia? Vedremo. Intanto la lettura è molto interessante.

E poi c’è il risvolto di copertina:

Rimpiango i giorni precedenti all’Ultima Desolazione. L’epoca prima che gli Araldi ci abbandonassero e i Cavalieri Radiosi si rivoltassero contro di noi. Un tempo in cui c’era ancora la magia nel mondo e l’onore nel cuore degli uomini. Il mondo divenne nostro e noi lo perdemmo. Pare che nulla costituisca una sfida per le anime degli uomini quanto la vittoria stessa. Forse quella vittoria è stata un’illusione fin dall’inizio? I nostri nemici si resero conto che quanto più duramente si battevano, tanto più resistevamo? Ci sono quattro persone che noi osserviamo. Il primo è un chirurgo, costretto a mettere da parte la guarigione per diventare un soldato nella guerra più brutale del nostro tempo. Il secondo è un assassino, un omicida che piange mentre uccide. La terza è una bugiarda, una giovane donna che indossa il mantello di una studiosa sopra il cuore di una ladra. L’ultimo è un alto principe, un condottiero i cui occhi si sono aperti sul passato mentre la sua sete di battaglia va scemando. Il mondo può cambiare. L’uso dei Flussi e degli Strati può tornare; la magia dei giorni antichi può essere di nuovo
nostra. Queste quattro persone ne sono la chiave. Una di loro può redimerci. Un’altra ci distruggerà.

Kaladin. Szeth. Shallan. Dalinar. Direi che quello distruttivo non sarà Szeth, sarebbe troppo ovvio. A meno che non è una distruzione che consente di ricostruire. Comunque vada, c’è un’altra apocalisse, molto più temibile delle altempeste in arrivo.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazines