Non era alto. Non era però un problema, la vita di Spencer scorreva tranquilla lo stesso. Certo non era fortunato, un padre capo del fan club italiano delle Dune Buggy gli destinò un nome non proprio comune. L’anonimato era però ristabilito dalla statura. A scuola sedeva in seconda fila, ha dovuto sempre urlare per non farsi mettere assente. A parte questo, Spencer era bravo, attento, curioso. Non spiccava, come è ovvio, ma neanche affogava. Poi il suo talento lo folgorò.
La gita scolastica in montagna, un mirabile esempio di discriminazione verso chiunque non abbia attitudini motorie: spediti al freddo e al gelo per imparare lo sport dei signori, la seconda C del liceo Pascoli muoveva a fatica i primi passi con gli sci ai piedi. Esclusi quelli che già erano signori, dunque sciatori, per gli altri erano capriole e rotolamenti. Al turno di Spencer erano già tutti pronti a ridere, come per gli altri d’altronde. Parte Spencer, in uno spazzaneve approssimativo. Prende velocità senza controllo, ondeggia irregolare tra gli “uuuh!” dei compagni; poi però maggiore era la velocità e meglio Spencer iniziava a muoversi. Sembrava un miracolo, come nei film: il tappetto senza né arte né parte che risorge e si prende la scena. Talento puro, Spencer ad una gita scolastica trovò la sua via, mentre i suoi compagni trovavano le compagne nude.
Finita la scuola superiore, Spencer non ebbe dubbi: “Papà, voglio fare il maestro di sci.” Il padre vendette un paio di Dune Buggy e mandò il proprio figlio a studiare da maestro di sci in Alto Adige. Dopo tre anni di piegamento-distensione, conduzione, cristiania, lamine e scioline, arrivò il patentino da maestro di sci. Spencer tornò a casa a festeggiare il titolo, non era una laurea ma faceva lo stesso. Finalmente Spencer era pronto per entrare nel mondo del lavoro. Non sarebbe tornato tra le Alpi, però. Lui voleva lavorare a casa sua, nella provincia del centro italia. Aprì una scuola sci al suo paese, si mise ad aspettare i primi clienti.
Spencer Boconotti è morto qualche mese fa, dentro la sua scuola sci di Colleumberto. Mentre tirava giù la saracinesca, si è tranciato un piede. In due anni di attività non ha mai visto un cliente, neanche qualcuno entrato per chiedere un’informazione stradale. Ironia della sorte, tutto è successo pochi giorni dopo aver sentito il ministro del Lavoro del suo paese definirlo choosy, perché voleva fare il lavoro che voleva lui, dove voleva lui.
Hai lottato per i tuoi sogni Spencer, per questo non ti dimenticheremo.