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Un dottorato conta più di un cantante

Da Peolaborghese @mesosbrodleto

vistagalibier
Il brutto di una salita è guardarla, quando comincia. Uno dei segreti per arrivare in cima, dicono, è quello di non guardare mai in su. A volte, però, sembrano non esserci rimedi. Quando sei in fondo, in mezzo alla nebbia, la tentazione più forte è lasciar perdere, girare la bici e tornare a casa.

Quattro anni fa altro che nebbia, mi pareva di essere stato deportato in pianura padana. Non sapevo neanche la strada, non c’era neanche un cartello. Poi però, con fortuna e fatica, sono arrivato in cima. Pi Heich Di, lo chiamano gli americani.

E’ stata un avventura strabiliante. Ho girato mezzo mondo, dal sud america all’est europa. Ho conosciuto e lavorato con cervelli che, come dicono al paese mio, “je fumono i sorbi”. Senza capire bene come, mi sono ritrovato a scrivere o con uno dei miei romanzieri preferiti, a cena con gente che forse prenderà un Nobel tra qualche anno, addirittura ad un certo punto ero al Camp Nou a discutere di tecnologia mentre passava Iniesta che andava ad allenarsi. Non so ancora se ero io ad essere dentro FIFA15 o lui uscito dalla Xbox.

Il bello di una salita, è guardare in giù quando si è in cima. Perché anche se lo sguardo si perde, la rivedi tutta. Metro per metro. Il piccolissimo io, laggiù in fondo, che suda e arranca senza neanche sapere se e dove arriverà, sembra quasi ridicolo. E invece, eccolo qua. Grazie, freghi. Grazie a tutti.



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