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La vie d’adèle – chapitre 1&2

Creato il 16 giugno 2013 da Ussy77 @xunpugnodifilm

la-vie-d-adele-2013-cannes-posterKechiche e le stagioni amorose di Adèle. Tra sesso e amore senza volgarità e morbosità

Palma d’oro a Cannes 66, l’ultima creazione del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche è abbagliante per realismo e desiderio. Una prova autoriale che conferma le abilità stilistiche e narrative del regista e la sua capacità di saper coinvolgere il pubblico in qualcosa di sconvolgente ed estremamente vitale.

Adèle ha quindici anni e dietro ai banchi di scuola (mentre legge La vie de Marianne di Marivaux) si invaghisce di Thomas, si concede quasi subito, ma non ne è realmente attratta. Diversamente si innamora di una ragazza dai capelli blu (Emma), che, complice un locale gay e una panchina (sulla quale si disserta di Sartre e delle “belle arti”) le fa conoscere il grande amore, coinvolgendola in una relazione appassionata e travolgente.

È un vero piacere vedere pellicole di questo tipo. Capaci di dividere, ma anche di rivelare tutte le abilità di un regista dalle molteplici forme. La vie d’Adèle – Chapitre 1&2 è uno di questi. Un film che racconta con dettaglio e passione (3 ore necessarie) la vita di Adèle e ne scandisce emozioni e sensazioni in due capitoli, assolutamente non episodici, ma che fanno comprendere il percorso intrapreso dalla giovane protagonista. Difatti nella prima parte osserviamo Adèle (interpretata da una straordinaria Adèle Exarchopoulos, sguardo stralunato e imbarazzo permanente) intenta a scoprire se stessa nell’età dell’innocenza: prime esperienze e una ricerca costante del proprio posto nel mondo. La vediamo approcciarsi al sesso maschile, senza trarne giovamento – proprio come la Marianne de La vie de Marianne di Marivaux, ancora incipit per Kechiche (già utilizzato ne La schivata (L’Esquivé, 2003) – per poi avvicinarsi al sesso femminile con cautela e impaccio, ma con quella viscerale passione e carnalità che solo la giovane età (15-16 anni)  permette di possedere. E qui Kechiche alterna scene di sesso, che non lasciano scampo allo spettatore (vere, appassionate ed eccitanti), a quotidiani momenti anche ironici. Ma tutto ciò è funzionale per narrare l’approccio realistico all’omosessualità con tenero e carnale trasporto, caratterizzata da orgasmi e sperimentazioni. Nulla a che vedere con quel casto bacio che vede protagonista Adèle e una sua compagna di classe e che all’inizio del film la travolge in un turbinio di dubbi e domande. E tutta la prima parte è contraddistinta da espliciti e incontrovertibili segnali dell’omosessualità di Adèle, anche se il suo sguardo, sempre al limite della vergogna e della non accettazione personale , li tramuta talvolta in un incomprensibile e labile sentimento. Tuttavia sarebbe un errore appiattire La vie d’Adèle – Chapitre 1&2 a una pellicola sterile, che ostenta lesbismo e sesso. Perché la pellicola di Kechiche vuole oltrepassare quelle immagini (assolutamente non volgari, anzi artisticamente compiute, ma che possono urtare il pubblico seduto in sala) e raccontare un sentimento vero ed empatico: l’educazione sentimentale di una giovane donna, che può solo terminare con una maturazione, votata alla perdita e alla disgrazia amorosa. E qui arriviamo alla seconda parte (per intenderci il capitolo 2), nella quale Adèle è cresciuta e ha visto il suo rapporto evolversi, ma appiattirsi verso la solitudine e la freddezza. Non vive più di carnalità e desiderio, ma di quotidianità e gelosia, un germe incontrollabile e indistruttibile. Quindi lo spettatore può osservare innocenza e perdita. Una relazione che raggiunge vette altissime di piacere, per poi sprofondare nella disperazione e nella disgrazia sentimentale. E Kechiche racconta tutto ciò con stile e passione, attaccandosi con la macchina da presa ai visi di Adèle ed Emma, per carpirne emozioni, sensazioni e sconforto. Il regista, con sadica ferocia e bruciante desiderio, realizza un manifesto scintillante di cinéma-vérité, che racconta la vita e ne pesa i sensi, imponendo allo spettatore non di osservare distaccato il suo film, ma di viverlo intensamente con i protagonisti, con le sue due muse pregne di libertà ed empatia. Perché le abilità di Kechiche si palesano sullo schermo cinematografico con intensa e viscerale passione.

Ma La vie d’Adèle – Chapitre 1&2 non è solo una storia d’amore omosessuale; rappresenta anche quel delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta, un percorso che vive nella macchina da presa di Kechiche e nel dolore di Adèle. Lasciandola andare per la sua strada, il regista le permette di allontanarsi e di scrivere personalmente il terzo capitolo della sua vita, vestita di blu per le vie parigine. Kechiche dirige un atto d’amore, privo di tagli (di montaggio), ma pieno di brillante sofferenza.

Voto: ****1/2


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