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La visita in Usa di Papa Francesco a settembre non piace al partito repubblicano

Creato il 09 febbraio 2015 da Pfg1971

La visita in Usa di Papa Francesco a settembre non piace al partito repubblicano

La visita in Usa di Papa Francesco a settembre non piace al partito repubblicano

Il prossimo mese di settembre, Papa Francesco compirà il suo primo viaggio pastorale negli Stati Uniti.

 

Nel corso della sua visita è previsto un discorso di fronte al Congresso riunito in seduta comune.

 

Tuttavia, a differenza di quanto accadrà con l’intervento, sempre nello stesso luogo, di Benjamin Netanyahu, il prossimo marzo, non tutti i parlamentari americani saranno altrettanto soddisfatti.

 

I maggiori dubbi sulle posizioni di Jorge Mario Bergoglio sono stati espressi spesso dagli esponenti repubblicani.

 

Per il Gop, i temi della dottrina di Papa Francesco più controversi sono almeno tre, ed in particolare le sue considerazioni sul problema dell’immigrazione, la sua espressa condanna delle azioni umane in favore del riscaldamento globale e la sua violenta critica all’economia basata sulla ricchezza dei pochi, come mezzo per aiutare anche i poveri, la cd. “trickle down economics.

 

Sono tutti argomenti considerati veri e propri cavalli di battaglia politici del partito repubblicano.

 

Il partito che fu di Abraham Lincoln è ormai attestato su posizioni del tutto contrarie all’immigrazione di soggetti appartenenti a minoranze etniche e linguistiche.

 

Una delle ragioni principali è data dalla composizione del suo elettorato, costituito in larga parte di “white male”, maschi bianchi, spesso di età superiore ai cinquanta anni.

 

Un gruppo sociale che non vede con grande la tradizionale apertura della Chiesa Cattolica ed in particolare di Papa Francesco verso l’immigrazione dai paesi poveri verso le nazioni ricche.

 

Le stesse considerazioni valgono per la tematica del riscaldamento globale. Secondo un recentissimo sondaggio, condotto in tandem dal New York Times e dall’università di Stanford, il 48% dell’elettorato repubblicano sarebbe disposto a votare per un candidato politico che abbia nel suo programma la lotta al cambiamento climatico.

 

Si tratta certamente di uno spostamento significativo rispetto anche solo alle elezioni del 2012, quando i votanti del Gop diedero la possibilità di competere per la Casa Bianca ad un candidato come Mitt Romney, che negava l’intervento umano riguardo il “global warming”.

 

Tuttavia, tra le principali fonti di finanziamento delle campagne dei repubblicani restano i fratelli Koch, due magnati dell’industria chimica, strettamente legati alla produzione di carbone e poco inclini a sostenere le ragioni di coloro che sono contrari all’inquinamento e che danno a questo la principale responsabilità dell’innalzamento delle temperature globali.

 

Lo stesso discorso va fatto per la fiducia dei politici repubblicani nella “Reaganomics”, la politica economica, propagandata dall’ex presidente Ronald Reagan, secondo cui solo con l’ulteriore arricchimento di chi è già facoltoso è possibile  aiutare anche i poveri, attraverso uno “sgocciolamento” della prosperità dall’alto verso il basso.

 

Ancora una volta la ragione di questa assurda preferenza economica dei conservatori va individuata nella loro stessa “constituency”, rappresentata dalla minoranza dei votanti più ricchi.

 

Viste le premesse, quando Papa Francesco parlerà di fronte al Congresso, a maggioranza repubblicana, non potrà aspettarsi una accoglienza calorosa.

 

Non solo, le posizione del suo magistero potrebbero avere una influenza indiretta anche sulle elezioni presidenziale del 2016.

 

Non va dimenticato infatti che tra i principali candidati del Gop alle primarie vi sono due politici come il senatore Marco Rubio e l’ex governatore della Florida Jeb Bush, entrambi cattolici.

 

Il primo, figlio di immigrati cubani, ha provato a sostenere l’iniziativa di Barack Obama a favore di una riforma dell’immigrazione ma è subito tornato nei ranghi conservatori, una volta naufragato il tentativo della Casa Bianca.

 

Il secondo, il terzo Bush, si è convertito al cattolicesimo dopo aver sposato una donna messicana, Columba, matrimonio che lo ha spinto a guardare con occhi diversi all’immigrazione ispano americana.

 

Come faranno Rubio e Bush a conciliare il loro cattolicesimo e quindi la loro potenziale vicinanza a Papa Francesco, con la appartenenza ad un partito con posizioni politiche che appaiono agli antipodi del magistero dell’attuale successore di Pietro?   

La visita in Usa di Papa Francesco a settembre non piace al partito repubblicano

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