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LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazionidella pia ...

Creato il 07 luglio 2014 da Eleonoraely
LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazionidella pia ...

 LA VITA DELLA MADONNA Secondo le contemplazionidella pia Suora STIGMATIZZATAAnna Caterina Emmerick

La vita di Maria, dalle sue nozze fino alla nascita del bambino Gesù.46 – Visioni sull’anello nuziale di Maria Santissima
Il 29 luglio del 1821, la Veggente ebbe una visione inerente alla Sindone in cui venne avvolto Gesù e dove si impresse la sua immagine corporea, in particolare il volto. Poi ella vide i luo­ghi dove si trovavano le sante reliquie dimenticate dall’uomo ma venerate dagli Angeli e dalle anime devote. Tra queste, Suor Caterina Emmerick vide anche l’anello nuziale della Santa Ver­gine che così descrisse:
“Vidi l’anello nuziale di Maria Santissima: non è né d’oro e neppure d’argento, né di alcun altro metallo, ma di materia bruna luccicante e largo più di un dito. La superficie liscia, dove si vedo­no intarsiati dei piccoli triangoli con delle lettere e una lastrina dorata. Vidi questa preziosa reliquia conservata in un piccolo e bel reliquiario in una chiesa o un santuario; tutti gli sposi toccavano il reliquiario con i loro anelli”.
Visioni del 3 agosto 1821.
Oggi ho avuto alcune visioni relative all’anello nuziale della Santa Vergine: ricordo bene una festa in una chiesa italiana in cui la preziosa reliquia veniva esposta sull’altare, in un ostensorio adornato magnificamente. Durante la festa vidi comparire San Giuseppe e la Beata Ver­gine Maria, abbigliati con le vesti nuziali; quando Giuseppe infilò l’anello al dito della Santa Sposa vidi contemporaneamente scintillare e muoversi l’anello nell’ostensorio. 

Sull’altare di questa chiesa italiana vidi un quadro dell’Ecce Homo, il quale era giunto miracolosamente nelle mani di un go­vernatore romano. Quest’uomo politico era assai devoto e amico di San Pietro. Alla sinistra, nel quadro, vedevo la Sindone in cui era stato avvolto nostro Signore. Ebbi poi la visione di un banchetto nella casa di Anna. Intor­no alla tavola, su cui vedevo alcuni calici, sedevano Anna col suo secondo marito, Maria, Giuseppe e tutti i parenti con alcuni fanciulli e sei ospiti stranieri. 

La Vergine indossava un mantello variopinto rosso, celeste e bianco lavorato a fiorami, come gli antichi paramenti per il sacri­ficio della Messa. Aveva un velo trasparente ed al disopra di que­sto un altro nero. Mi parve che fosse una festa in occasione delle nozze. Quando la festa fini, Anna ritornò a Nazareth insieme agli altri parenti, seguita da Maria e dalle altre fanciulle congedate dal tem­pio. Abbigliate pomposamente uscirono tutte insieme dalla città, ma non so dire quando le vergini si accomiatarono dal gruppo per proseguire verso le proprie dimore. Vidi però che pernottarono nella scuola levitica di Bethoron. Maria fece tutto il viaggio a pie­di. Giuseppe invece, si era recato a Betlemme per espletare alcune commissioni.

47 – L’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele
Anna aveva disposto per la Sacra Famiglia la piccola casetta di Nazareth di sua proprietà; quando Giuseppe si assentava la Ver­gine dimorava con sua madre. Stanotte, durante la meditazione, cercai la Santa Vergine, al­lora il mio spirito fu subito trasportato dall’Angelo custode in casa di sua madre Anna. Ne riconobbi ogni angolo, ma non vidi alcu­no: né Maria e nemmeno Giuseppe. Vidi però Anna attraversare un bosco per recarsi a casa di Maria. La casa di Giuseppe era più piccola di quella di Anna, davanti c’era un piccolo cortile quadrato. Anna salutò la figlia e le diede un fagotto; forse era la prima volta che incontrava sua figlia dopo le nozze. Dopo aver conversato per molto tempo di faccende domesti­che, vidi Anna accomiatarsi da Maria. La Vergine accompagnò sua madre per un lungo tratto di cammino. In un’altra visione vidi Giuseppe in viaggio, mentre nella casa erano rimaste con la Santa Vergine due fanciulle, la madre Anna e una sua parente vedova. Credo che le due ragazze fossero con­sorelle del tempio. 

Le vidi mettere in ordine la casa, quindi si riunirono nel cor­tile e conversarono amichevolmente. Verso l’imbrunire si sedettero intorno ad un tavolo rotondo, pregarono e mangiarono delle erbe. Dopo la cena ognuna si ritirò nella propria stanza, solo Anna fece prima un giro per la casa per controllare se tutto era a posto. 

La stanzetta di Maria si trovava accanto al focolare e vi si en­trava dalla cucina. La Vergine vi entrò ed indossò una lunga ve­ste di lana, poi si preparò alla preghiera coprendosi il capo con un lungo velo color giallo pallido. Si era tolta il velo nero che si abbassava sul volto quando parlava agli uomini. 

La fantesca entrò con un lumicino e accese un candeliere che pendeva dal soffitto; poi si ritirò. Allora vidi Maria prendere un basso tavolino a tre gambe coperto da un tappeto azzurro e rosso, sul quale si trova­va un rotolo di pergamena. La Vergine collocò il tavolino fra il letto e la porta, a sinistra della stanza, dove al suolo era steso un tappeto con un cuscinetto di forma rotonda, sul quale si genufles­se. La Madonna, dopo essersi calata il velo sul candido viso e congiunte le mani sul petto, senza incrociare le dita, pregò per lungo tempo e con fervore con lo sguardo rivolto al Cielo. Ella chiese a Dio che la sua preghiera potesse accelerare il tempo della venuta del Redentore. Allora penetrò dall’alto una luce fortissima che andò diritta al suo fianco destro, in linea obliqua. Ne fui io stessa abbagliata, tanto che caddi sul pavimento vicino all’ingresso. In mezzo a quei raggi di luce intensa, vidi librare la figura dell’arcangelo Gabriele dinanzi alla Santissima Vergine. Di fronte a tanta luce magnifica, Maria era rimasta impietrita. Il Santo Gabriele era un giovinetto lucente dalla lunga chioma. 

Lievemente parlò alla Vergine muovendo le braccia ed emet­tendo le parole dalle labbra come lettere infuocate. Maria aveva rivolto timidamente a destra il capo velato e non osava guardare l’Angelo. Gabriele continuava a parlare, ed allora la Vergine Bea­ta, quasi come se ubbidisse ad un comando, alzò il viso e gli rispose. 

L’Angelo parlò di nuovo, e questa volta Maria alzò interamen­te il velo, e fissandolo in volto ripetè le sante parole: “Ecco l’an­cella del Signore; sia fatto di me secondo la tua parola”. 

Dopo aver pronunciato queste parole ben chiare, 

la Vergine Santa rimase assorta in profonda estasi. Non vedeva più la luce della lampada, né il soffitto della camera, poiché la stanza era inondata da un torrente di luce. In quell’occasione sembrò che il Cielo si fosse aperto, e quando Maria levò lo sguardo in alto vide una striscia luminosa popolata da Angeli, all’estremità di quell’oceano di luce si mostrava la Santa ed adorabile Trinità nella forma di una fiamma triangolare le cui irradiazioni si compene­travano reciprocamente. 

Quando la Vergine pronunciò le parole: “Avvenga di me se­condo la tua parola!” vidi scendere un alato messaggero, era lo Spirito Santo, non in forma di colomba, come viene ordinariamente dipinto, ma la sua testa aveva tratti umani aureolati da una luce soprannaturale. Due ali rilucenti gli si spiegavano a destra e a si­nistra, dalle mani e dal petto gli uscivano tre torrenti di luce di­retti al petto e al fianco destro dell’Annunziata, dove tornavano a riunirsi. La Vergine, trasfusa di luce, era divenuta quasi trasparente; sembrava che la sua carne si dileguasse a quella luce potente come la notte all’approssimarsi del sole. Lo splendore tanto e talmente la compenetrava, che nulla più in lei era oscuro e velato, la sua figura splendeva adesso in ogni sua forma. Appena l’Arcangelo si ritirò anche la luce scomparve, quasi che il Cielo l’avesse riassor­bita. In questo momento vidi cadere sulla Vergine un’infinità di rose bianche, ciascuna accompagnata da una foglia verde. 

Mentre contemplavo questa visione meravigliosa, provai contemporaneamente una sensazione orrenda e di agitazione, come se qualcuno mi stesse per tendere un’insidia. Vidi un orribile ser­pente strisciare sui gradini di accesso e giungere vicino alla porta della stanza della Santa Vergine. Era avanzato fino al terzo gradino quando la luce riempì la Santa Vergine. Il serpente era un vero mostro alto all’incirca come un fanciul­lo; il corpo era piatto e largo sul petto, aveva due corte zanne. 

I colori più orribili concorrevano a sfigurano, mi ricordava il serpente del Paradiso terrestre. 

Allora, quando l’Angelo uscì dalla camera della Vergine, di­nanzi alla porta calpestò il serpente che mandò sibili spaventosi. Rabbrividii dall’orrore. Poi vidi comparire tre spiriti che, calpe­standolo e battendolo, lo spinsero fuori dall’abitazione. Vidi Maria, rimasta in tranquilla solitudine, rapita in estasi profonda che nelle sue preghiere adorava la presenza del promesso Salvatore. A Gerusalemme le donne dovevano rimanere nell’atrio e non potevano entrare nel tempio, nel santuario solo i sacerdoti pote­vano accedere; ma a Nazareth la Vergine Santissima stessa era di­venuta il tempio che ospitava il Santo dei Santi, in lei cresceva il Sacerdote supremo del mondo. Tutto mi apparve pieno d’amore e di grandezza, tutto così semplice e naturale! In quel momento vidi glorificare le parole di Davide nel suo quarantacinquesimo salmo: “Il Signore ha santificato la sua capanna: Dio è nel suo interno né alcuno potrà turbarla”. 

Era mezzanotte quando Anna, svegliata da uno strano movi­mento della natura, vide una nube luminosa sulla sua casa. Così turbata si alzò, e svegliate le altre donne, si recò nella stanza di Maria. Appena videro la Vergine inginocchiata e assorta in devota preghiera, le donne si ritirarono rispettosamente. Maria Santissima si avvicinò all’altare accostato alla parete e calò il rotolo dove vi era raffigurata un’immagine maschile velata, simile a quella che avevo veduto nella casa di Anna. 

Accesa la torcia assicurata alla parete, la Beata Vergine pregò con fervore dinanzi a questo simbolo. All’alba si coricò. Su un alto leggio vidi delle pergamene. Fu grande il mio spavento quando vidi di nuovo l’orribile serpente strisciare verso di me, quasi cercasse un rifugio fra le pie­ghe del mio abito. Il mio Angelo custode mi sottrasse subito al pe­ricolo e mi allontanò dalla bestia. Vidi i tre spiriti che comparve­ro e batterono un’altra volta il mostro che emetteva tremendi si­bili. Rabbrividisco ancora al solo pensiero. La Santa Vergine adesso sapeva che avrebbe partorito il futu­ro Messia. Non aveva compreso però ancora a fondo il simboli­smo del trono di David e che questo Figlio non era di questo mon­do. 

Come non aveva capito le parole di Gabriele, secondo le quali la casa di Giacobbe su cui suo Figlio avrebbe regnato nell’eternità simbolizzava la Chiesa e la comunione dell’umanità rigenerata. 

Maria era il puro Vaso della grazia promesso da Dio ai suoi progenitori, destinata a partorire il Messia. Tutti i suoi devoti antenati, quei santi figli di Dio, avevano contribuito ad accelerare la sua venuta e quindi quella di Cristo, Redentore dell’umanità peccatrice. Lei sola in quest’epoca costituiva il puro oro di tutta la terra, il sangue immacolato dell’umanità in­tera. La venuta della Madre dell’Eterno piena di grazia era stata prevista fin dall’inizio dei tempi. Nelle solennità dedicate a Maria Santissima, la Chiesa fa parlare la Santa Vergine per bocca della divina Sapienza, nei proverbi di Salomone (Pr 8,22-36):
La Sapienza creatrice dell’Universo “Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata; quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io sono stata generata. Quando ancora non aveva fatto la terra e i campi, né le prime zolle del mondo; quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso; quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso; quando stabiliva al mare i suoi limiti, sicché le acque non ne oltrepassassero la spiaggia; quando disponeva le fondamenta della terra, allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, dilettandomi davanti a lui in ogni istante; dilettandomi sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo. 

Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l’esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me, danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte”. 

In principio, prima che Dio creasse cosa alcuna io ero presso di Lui. Io esisto fino all’eternità e dall’origine dei tempi e fui prima che fosse la terra. Non esistevano ancora gli abissi ed io ero già, le sorgenti non sca­turivano ancora, né i monti ancor si appoggiavano con la loro mole grave sulla terra, e neppure erano sorte le colline, ed io già esistevo. Non era ancor creata la terra, né i fiumi, e neppure i poli del circolo terrestre. Io ero presente quando Iddio creava i cieli, quando con leggi geometri­che segnava le orbite dello spazio, quando assicurava il firmamento, determinava il livello delle fonti, poneva confini al mare e dettava leggi alle acque in modo che le onde non oltrepassassero i limiti assegnati. Ed io ero presente quando Lui poneva le fondamenta della terra; con Lui io disponevo tutte le cose. 

Mia gioia era stare sempre alla sua pre­senza; mi dilettavo con l’Universo: la mia allegrezza è abitare con i fi­gli degli uomini. Uditemi dunque, figli miei! Felici sono coloro che osservano le mie vie. Ascoltate ai miei insegnamenti, e siate saggi: non rigetta te le mie ammonizioni! Felice chi mi ascolta e veglia ogni giorno alle mie porte, vigilando alla soglia di casa mia; perché chi trova me trova la vita, e ottiene il favore del Signore; chi invece mi perde danneggia se stesso, e chi mi odia, ha scelto la morte”.


Quando Gesù Cristo assunse le sembianza umane, la Santa Vergine contava poco più di quattordici anni.

(continua)

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