92 - Celebrazione della ricorrenza delle nozze di Maria Santissima
Giuseppe non si tenne nascosto nella caverna di Maraha; lo vidi con i pastori intrecciare ghirlande ed addobbare la Grotta del Presepio per celebrarvi la commemorazione delle sue nozze.
Quando tutto fu pronto, Giuseppe andò a prendere la Vergine col Bambino ed Anna per condurli nella grotta adornata a festa. Qui li aspettavano già Eliud, l’ancella ed i tre anziani pastori. Le pareti erano state tutte abbellite da corone di fiori ed in mezzo alla caverna vi era un piano su cui si vedevano dei cibi. Al suolo erano stati stesi alcuni tra i migliori tappeti, scelti tra quelli donati dai Santi Re. Al centro della tavola vidi che si ergeva un mazzo piramidale di foglie e fiori, sulla cima del medesimo vi era un ramo su cui riposava una colomba, che credo fosse finta. Vidi la grotta intrisa di splendore e di gioia. Sopra un piccolo banco era stata posta la culla in cui giaceva il Santo Bambino, mentre Maria e Giuseppe, incoronati di ghirlande, gli stavano al fianco e bevevano nelle coppe. Erano presenti anche alcuni pastori. Dapprima cantarono lietamente i salmi, poi incominciarono un pasto assai frugale. Vidi gli Angeli entrare nella grotta e percepii la mano di Dio presiedere quella scena di gioia. Finita la festa, la Santa Vergine insieme ad Anna ed al Bambino, lasciò subito la grotta per rifugiarsi di nuovo nella caverna di Maraha. Tutti rimasero commossi e dolcemente rapiti nella grazia di Dio.
In questo tempo vidi San Giuseppe occuparsi dei preparativi per la prossima partenza. Egli donò ai pastori quasi tutto, comprese le pareti di vimini e tutti gli altri oggetti che aveva costruito per abbellire e per rendere più comoda la grotta.
Oggi, dopo mezzogiorno, ho visto molte persone passare vicino alla grotta, ma siccome sembrava abbandonata, hanno continuato il loro cammino. Vedo la Santa Famiglia intenta negli ultimi preparativi per la partenza. Due asini sono stati caricati dei doni dei Santi Re: tappeti, pani e stoffe. Prima di mettersi in viaggio, la Sacra Famiglia celebra il sabato nella caverna del “santo latte”. Nei dintorni tutto è tranquillo. Anna, Eliud ed i servi sono partiti per primi alla volta di Nazareth. Questa notte, per la seconda volta, ho visto Maria uscire dalla grotta di Maraha per recarsi in quella del presepio. Disteso il Bambino su un tappeto, sul posto dove era nato, Gli si è inginocchiata vicino e ha pregato. Allora improvvisamente, come quando è nato Gesù, ho visto tutta la caverna rifulgere di luce e l’adorabile Madre di Dio risplendere per quella luce straordinaria.
Certamente per volere di Dio, le reliquie dei Santi e dei Martiri durante in secoli cristiani hanno santamente influenzato numerosi membri del Corpo Mistico di Gesù Cristo. Le grazie che provengono dalle reliquie, consistenti in un qualunque oggetto consacrato, furono molto evidenti nell’anima eletta della pia Emmerick.
Al solo contatto, per esempio, con un pezzo di stoffa di una veste di un Santo, la Veggente era in condizione di narrare la vita di quest’ultimo fin nei minimi particolari. Tale grazia fu quasi ignorata dalle Commissioni ecclesiastiche che studiavano i ftnomeni mistici di Suor Emmerick. Dalle varie testimonianze e dal comportamento stesso della Veggente noi siamo persuasi che questo dono spirituale era in lei assai manifesto. Tale prodigiosa facoltà infatti fu confermata quando Anna Caterina ricevette un gran numero di oggetti sacri e fu in grado di riconoscerne immediatamente la loro origine. A causa della decadenza della fede e della soppressione di numerose chiese e conventi, i preziosi ricordi custoditi in molte chiese andarono dispersi o ceduti ad antiquari. L’esistenza di molti santi ricordi abbandonati, comunque sparsi nei dintorni, fu segnalata dalla Veggente; infatti molti arredi e oggetti sacri furono poi rinvenuti grazie alle sue rivelazioni. Il reverendo Overberg, il suo confessore straordinario, le procurò così due vasi ricolmi di reliquie dei Santi, molte delle quali ritrovate in una chiesa antichissima demolita. Tra le medesime, c’erano pezzetti di stoffa appartenuta ai Re Magi. Suor Emmerick era persuasa che Anna fosse partita da Betlemme portando con sé qualche cosa che appartenesse a lei. Evidentemente alludeva alle stoffe che erano state donate dai Re alla Santa Famiglia e poi giunte, dopo circa milleottocento anni, nelle sue mani stigmatizzate. La Veggente, con templando due pezzi di stoffa, l’uno giallo di lana, l’altro di seta rosso-bruno, che erano stati parte dei mantelli dei Santi Re, disse:
Io devo possederne ancora un altro. Questi tre pezzetti di stoffa che posseggo appartennero a tre manti dei Magi: uno assai pesante per il cattivo tempo, un altro giallo, ed uno rosso di lana finissima e leggera. Nelle ricorrenze solenni però i Re vestivano manti di seta grezza molto lunghi e risplendenti d’oro; gli orli venivano sollevati dai paggi. Quando essi erano soli, e soffiava il vento, vedevo i loro mantelli muoversi formando larghe pieghe. Sento di aver vicina una simile reliquia e, per influenza di questa stessa, stanotte ho visto come si lavorava e si tesseva la seta…”
Così Suor Emmerick descrisse alcune visioni intorno alle donne che tessevano la seta in un paese posto a levante dei domini dei Magi, probabilmente dove si spinse anche San Tommaso.
“Il pellegrino”, senza specificarne la natura, le porse un involucro contenente alcune reliquie. Ella, quindi, palpando tra le mani un sottile nastro avvolto in un gomitolo di stoffa naturale, disse:
“Questo pezzetto è dì finissima lana, doveva appartenere certamente ad un mantello di Mensor. Quel mantello aveva i fori per passarvi le braccia ma era senza maniche”. “Anche questi altri (così disse mentre prendeva due pezzetti di stoffa di lana color nanchino) appartennero ad un mantello che i Santi Re lasciarono ai pastori. Questo invece (un pezzetto di tappeto di stoffa rossa) stava davanti al santo Sepolcro nel tempo in cui i Cristiani possedevano Gerusalemme. Quando i Turchi espugnarono la città, i cavalieri cristiani si divisero il tappeto e così ognuno di essi ne ebbe un pezzetto come ricordo. Questa invece (un pezzetto quadrato di stoffa serica ornata di color giallo e bianco) apparteneva alla stola del santissimo prete Alessio, il quale credo fosse un cappuccino e pregava sempre sul santo Sepolcro. Quando i Turchi conquistarono Gerusalemme fecero entrare i loro cavalli nelle chiese cristiane; presero padre Alessio e lo maltrattarono assai: nel luogo in cui egli pregava gli posero vicino una vecchia turca. Ma siccome il santo prete non si lasciava intimidire e corrompere, lo murarono vivo nel sepolcro, incaricando la donna di passargli ogni tanto cibo e acqua in modo che non morisse subito”.Poi palpando un pezzetto di seta color verde e bruno, Anna Caterina disse: “Non è propriamente una santa reliquia, però è un oggetto venerabile. Fu levata dalle panche della chiesa del santo Sepolcro su cui sedevano i principi e i cavalieri cristiani e fece parte della suddivisione fatta al tempo dell’invasione Turca”. Infine parlando di un pezzo di carta ripiegato disse: “Contiene una pietruzza della cappella del santo Sepolcro e vi è unita anche una scheggia delle ossa del discepolo Silvano di Sichar”.
Tutto questo avvenne mentre Suor Emmerick era a letto sofferente; la sua stanza era immersa nella semioscurità perché l’unica luce proveniva dal lume della stanza accanto.