Magazine Politica

La vita di Adele: un capolavoro per radical-chic?

Creato il 04 novembre 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

Su questo film ho letto tutto e il contrario di tutto. E a tratti mi è sembrato di essere d’accordo con tutti e infine con nessuno. (Persino con il Giornale). Ma che roba è questa?

Se siete tra quelli un po’ appassionati di cinema e scandali festivalistici, avrete sicuramente sentito parlare di “Vita di Adele”. L’ultimo film del regista franco-tunisino Abdel Kechiche che ha vinto la palma d’Oro a Cannes quest’anno, sta facendo discutere parecchio. Dopo “Cous Cous” (che ho adorato) e “La Venere Nera” (che non sono riuscita a finire), Kechiche ha creato un po’ di scandali e dibattiti con questo film, che ha conquistato la giuria del festival francese, in particolare il presidente Spielberg.

88015032_o
Liberamente tratto dalla graphic novel “Le bleu est une couleur chaude” di Julie Maroh, la storia vera e propria è piuttosto semplice. Adéle, la protagonista (Adèle Exarchopoulos) è una liceale francese, che nel bel mezzo della ricerca della sua identità, si imbatte in un incontro casuale con Emma (Léa Seydoux), la ragazza dai capelli blu, di cui si innamorerà. Ne nasce una profonda, passionale e dolorosa storia d’amore (omosessuale), che come tutte le storie d’amore si scontrerà con gli ostacoli che naturalmente si incontrano sul proprio percorso, portandosi dietro strascichi di dolore. Emma è un’aspirante artista, Adele è un’aspirante maestra d’asilo. Emma è figlia di una famiglia “borghese” che si nutre di ostriche e buon vino, e accetta senza problemi l’omosessualità della figlia. Anzi, scusate, non accetta un bel niente. Non c’è niente da accettare perchè l’omosessualità non è mai problematizzata dalla famiglia. Adele è figlia di una famiglia “proletaria” (se ancora si può usare questo termine) che si nutre di spaghetti al sugo e sogna un buon partito per la figlia. Tutto qui dunque? No. Ovviamente il centro del dibattito non sta nella storia, che potrebbe sembrare addirittura banale. Allora forse bisogna guardare come è stata raccontata.

Intanto, per semplificare, abbiamo una storia d’amore lesbica, narrata da un regista etero. E molti hanno colto un certo accanimento, soprattutto nei dieci interminabili minuti di scene di sesso saffico, imposte allo spettatore, seduto inerme per quasi tre ore nella sala a guardare primi e primissimi piani di corpi di donna avvinghiati. No, non penso, come molti hanno detto, che si tratti di porno. Nonostante i dettagli espliciti e quasi rivendicati, una certa naturalezza e una certa ingenuità smaliziata rimangono anche in queste scene.

Ma alla fine dell’ennesimo orgasmo, la domanda è “perché?”. Perché mi stai mostrando morbosamente questi due corpi che si cercano, si desiderano, come tutti i corpi delle persone innamorate? Perché insisti su questi dettagli? Cosa vuoi dirmi? E non si tratta di domande retoriche. Perché io davvero non l’ho capito bene.

klimt.danae
Non ho capito fino in fondo. Mi parli di una ragazzina in cerca della sua sessualità. D’accordo. È lesbica, forse. È una proletaria senza grandi aspirazioni che, nonostante la relazione omosessuale, si ricrea il ruolo di mogliettina premurosa, mentre la sua compagna cerca di fare carriera, organizzando feste tra pseudo intellettuali, amanti dell’arte, che discutono delle divergenze di stile tra Klimt e Shiele, mentre Adele serve piatti di pasta agli invitati. Lei non si trova a suo agio e l’altra non fa molto per farla sentire a suo agio. Ok. La storia d’amore deraglia, come capita nella vita reale. Quindi vuoi dirmi solo che la vita è così? Che non c’è un centro della storia perché la vita non ce l’ha? Bel tentativo. Ma la vita ha altre cose che tu, caro il mio Kechiche, hai lasciato sfocate ai margini. La domanda resta dunque. Perché tre ore di inquadrature sul moccio che cola dal naso di Adele, dei suoi pianti, della sua bocca semiaperta e dei suoi orgasmi?

070529klassmod_schiele
Qualcuno ha scritto che  forse ti sei innamorato di lei, della donna che sta dietro il personaggio. Solo un uomo innamorato può guardare in quel modo morboso ogni dettaglio del corpo da cui è attratto. E tu ce lo mostri come se anche noi dovessimo, alla fine, innamorarci di lei. Qualcun altro ha scritto che, infondo, la tua potrebbe essere un’ironica denuncia della società francese, che indubbiamente ha dei tratti affascinanti, ma talvolta si riveste di una sorta di parodia di se stessa, sublimamente velata dal tuo occhio attento di regista, come se infondo non fossi anche tu parte di questa société. E forse il tuo alter ego è proprio quel personaggio marginale, l’unico con cui Adele riesce a relazionarsi in questo marasma di corpi e di menti che la coinvolgono ma che sente tanto lontani.

Forse quello che destabilizza è proprio il punto di vista. Non si capisce se lo sguardo extradiegetico di chi narra sia più vicino alla protagonista, con quei primi piani sul moccio che forse simboleggiano una ricerca nell’io più profondo e disordinato di una ragazzina che cerca di crescere, o più vicino al regista voyeur, che guarda queste due donne innamorarsi, viversi, crescere e poi disperarsi nell’affannosa ricerca di un equilibrio che, fino alla fine, non troveranno.

In un caso o nell’altro lo spettatore resta perplesso. Ho letto elogi spassionati, al film, all’amore, alla vita, alla giovinezza… manco si trattasse del film del secolo. Sicuramente è un bel film. Ma non so se infondo sia stato tanto acclamato perché è arrivato nel momento giusto. Un film che racconta con naturalezza, senza i soliti problematici turbamenti, una relazione omosessuale, proprio nel momento in cui il parlamento francese votava la legge sui matrimoni gay, è un bel colpaccio. E, diciamola tutta, ci fa sentire tutti politicamente corretti, democratici e moderni uscire dal cinema dopo molte scene di sesso esplicito tra due donne, senza battere ciglio (e non so se sarebbe stato lo stesso con due uomini). Aiutano anche le citazioni colte, i riferimenti filosofici e artistici, tutto a condire la già spinta benevolenza di un pubblico un po’ radical-chic.

Insomma, i dubbi restano, le domande pure. Ma un film che ti lascia dei dubbi è un film che ha smosso qualcosa, quindi forse, solo per questo, non merita forse di essere visto?


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :