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La vita di Giuseppe Garibaldi – 8

Creato il 20 aprile 2013 da Albix

La vita di Giuseppe Garibaldi – 8 La dimensione europea che Garibaldi aveva raggiunto nella sua vita si esprime anche in un impegno massonico totale e sincero. Giuseppe Garibaldi, Gran Maestro di quasi tutte le convinzioni italiane, iniziò a frequentare la Massoneria e divenne la figura di laico e anticlericale più illustre d’Italia. In questo egli era veramente il massone numero uno in Italia e non solo: un forte sostenitore di ideali massonici europei e universali.

Questo è il motivo possiamo dire che Garibaldi è un figlio del suo tempo: gli ideali dei Lumi, il respiro rivoluzionario, i segreti napoleonici di massoneria, i desideri di  libertà e indenpendenza dei popoli nel mondo, l’anticlericalismo, le istanze liberali costituiscono la sua  lotta serrata a favore di coloro che cercano la libertà!

Garibaldi si insediò a Rio de Janeiro, ospite della piccola comunità di esuli italiani emigrati. Con uno di questi amici, il signor Rossetti, ha avviato un’attività  commerciale, ma i due non sono fatti per il commercio e per il mondo degli affari.
Durante questo periodo, decide di diffondere i sentimenti rivoluzionari tra i suoi connazionali e resta in contatto con gli attivisti in Europa di Mazzini e con i suoi corrispondenti  Antonio Ghiglione e Luigi Canessa.

Garibaldi divenne presidente della cellula locale della  Giovine Italia nel continente sudamericano. Aderisce anche alla loggia massonica di Vertud.

Certamente il nostro eroe è un uomo intelligente, ma non ama molto gli intrighi  della politica e i rituali delle logge massoniche: un uomo di azione come Lui non può amare  i dibattiti eil  tempo  dell’evanescenza! Egli è nato per l’azione che segue il pensiero, non per  il pensiero seguito da un altro pensiero e da un altro pensiero ancora all’infinito!

In ogni caso, la sua intenzione è quella di continuare a vivere grandi  avventure anche  in America.

Dopo il settembre 1835,

proclamata la Repubblica (1836) da Bento Gonçalves da Silva Riograndense , Garibaldi si dichiara pronto a lottare per gli ideali e umanitari.

Nel maggio 1837, riceve una lettera di patente marittima  da parte del governo di Rio Grande do Sul, che si sta ribellando contro l’autorità dell’Impero del Brasile.

Sfida un impero con la sua barca di nome Mazzini.

L’11 aprile 1838,  respinge un battaglione  brasiliano imperiale (Battaglia di Galpon Xarqueada) e impedisce al  generale Davi Canabarro di prendere il porto di Laguna, capitale della provincia di Santa Caterina (25 luglio 1839); ciò  che facilita la creazione della Repubblica Catarinense Juliana, ma i repubblicani riappaiono sulle alture dove le battaglie si svolgono con alterne fortune di entrambe le parti.

 Garibaldi è stato coinvolto per la prima volta in un combattimento esclusivamente terrestre, vicino Forquillas: attacca con i suoi marinai, che fanno arretrare i  nemici.

Durante questo periodo, egli  si invaghisce, contraccambiato, di Manuela Ferreira de Paula, nipote di Bento Gonçalves da Silva, alla quale  rinuncia a causa della differenza di status sociale.

Nel 1839, quando si trova a Laguna, incontra Ana Maria de Jesus Ribeiro, di appena 18 anni. Una storia d’amore nasce tra i due giovani, anche se Anita è già sposata con Manuel de Aguiar Durante. Lo lascia per  seguire Giuseppe: i due si  sposeranno nel 1842 dopo la morte del marito di Anita.

Nel 1841, non vedendo una rapida conclusione della guerra, e su richiesta di Francesco Anzani, un esule lombardo con il quale diventa amico e che vuole la sua presenza in Uruguay, Garibaldi si congeda con il permesso di Gonçalves, per trasferirsi a Montevideo dove sono attivi  molti stranieri, soprattutto francesi e italiani.

Lì, la guerra tra il presidente uruguayano Manuel Oribe, che è stato rovesciato, ma è sostenuto dal governo di Buenos Aires di Juan Manuel de Rosas, e il nuovo governo guidato dal generale Fructuoso Rivera che ha   il sostegno di Brasile, delle flotte francesi e inglesi, e dell’Argentina “unitaria” (Partido Unitario di liberale).

Dichiarata nel dicembre del 1838, la guerra è  chiamata Grande Guerra 1839-1851.

A Montevideo, Garibaldi insegna matematica.

La flotta della Confederazione argentina opera sotto il comando dell’ammiraglio William Brown di origine inglese, mentre Montevideo è sotto il comando del commodoro John Coe di origine americana.

Il governo di Montevideo chiama Garibaldi.

Presso il  Río de la Plata, la Marina argentina cerca di bloccare il porto di Montevideo. Il 16 Agosto 1842 una battaglia navale  svolge sul fiume Paraná, vicino alla città della Costa Brava. Le navi comandate da Garibaldi combattono contro le forze e i  mezzi di Brown,  il quale ha  navi e uomini nettamente  superiori. Dopo aver subito pesanti perdite, Garibaldi dà fuoco alle sue navi per impedire che cadano nelle mani di Brown; riesce così  a farla franca, salvandosi  con i sopravvissuti.

Come già detto, lo stesso anno 1842, Garibaldi sposa Ana Maria de Jesus Ribeiro, dalla quale avrà quattro figli: Domenico, Ricciotti e  Menotti; mentre Rosita  muore in tenera età.

Garibaldi è diviso tra le operazioni di terra e di mare, si ricostruisce una flottiglia a capo della quale è riuscito nel mese di aprile 1842, ad evitare che le navi Brown riescano nell’obiettivo di  occupare la Isla de Ratas, nella baia di Montevideo.

Nel mese di aprile 1843, poi torna a Montevideo dove  Garibaldi riesce ad organizzare e dirigere un gruppo di volontari chiamato Legion Italiana (legione italiana), che è al servizio del governo di Montevideo, il Gobierno de la Defensa (Governo della Difesa). Questi uomini inesperti, combattono la loro  prima battaglia in occasione del ” Combate de Tres Cruces” il 17 novembre 1843, nei pressi di Montevideo.

Gran parte dei combattenti è di origine straniera, soprattutto francesi (2500 uomini)  e italiani (da 500 a 700 uomini):  su 6.500 soltanto 800 sono uruguaiani.

La Legione italiana formata da  Garibaldi adotta  la camicia rossa,originariamente in uso dei lavoratori tessili destinati ai mattatoi argentini.

Questa maglia rossa è un elemento essenziale del mito di Garibaldi, ma dobbiamo ricordare anche il cappello e il poncho gaucho della pampa.

I suoi legami con le logge massoniche gli valgono, nel 1844, l’ammissione agli “Amici della Patria”, che dipendono dal Grande Oriente di Francia.

Per difendere gli interessi dei loro cittadini, i francesi e gli inglesi chiedono agli argentini di ritirare e , di fronte al loro rifiuto,  bloccano  la flotta argentina. Brown, sconfitto,  torna alla vita civile. I rapporti tra le nazioni si inaspriscono, consentendo a  Montevideo, con il sostegno dei suoi alleati, di allentare la morsa del blocco.

Nel mese di aprile 1845,  Garibaldi si imbarca in una nuova flotta di 20 navi e circa 900 uomini, gli Alleati sbarcano e riescono ad occupare e saccheggiare Colonia del Sacramento con la partecipazione di squadre francesi e inglesi.

L’8 febbraio 1846, nell territorio di Salto, nei pressi del fiume San Antonio, un affluente del fiume Uruguay, Garibaldi e la sua legione italiana vincono la Battaglia di San Antonio contro le forze superiori della Confederazione, alla quale  infliggono pesanti perdite, sbaragliandola  dopo aver perso circa un terzo della propria forza d’urto.

Le implicazioni di questa vittoria sono immense, he varrà ai vincitori  lo status di eroi;  la  fama di Giuseppe Garibaldi diviene internazionale e la stampa italiana racconta le sue imprese agli entusiasti lettori.

Egli rinuncia a fama e denaro, alle terre che  Gonçalvo Bento gli ha promesso, desideroso  di vedere cosa lo attende al di là dell’oceano.

Lascia così il  certo per l’incerto, la sicurezza per l’avventura, gli agi per  i disagi!

Lasciando l’America sulla barca Esperance,  Garibaldi è preso da una febbre spirituale, ansioso per l’Italia,  ancora dominata da stranieri e divisa, come abbiamo già descritto. I suoi pensieri, le sue emozioni durante quel viaggio, mi fanno  ripensare alle immortali  parole che Dante ha messo in bocca a Ulisse nel Canto 23 dell’ Inferno:

” Compagni, che siete arrivati nei mari d’Occidente, dopo avere sfidato molti pericoli, e che avete, come me, poco tempo da vivere ancora, non rifiutate di  camminare incontro al sole, per avere  la soddisfazione di vedere i nobili abitanti dell’altro emisfero! Considerate la vostra umana essenza : fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza “

Il 23 giugno 1848, dopo 14 anni di assenza, Garibaldi sbarca a Nizza con i suoi compagni, la guerra è già cominciata;   ha lasciato Nizza per  Genova con 150 volontari. Garibaldi, la cui fama ha preceduto il suo arrivo, offre la sua spada al re di Sardegna, pur  ripetendo che è un repubblicano, ansioso soltanto, in quella contingenza,  di cacciare l’austriaco; anche se Carlo Alberto è contestato dai democratici, che lo sospettano di voler annettere Milano e i milanesi, e di non essersi impegnato abbastanza per cacciare gli austriaci.

…continua…


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