Questa sera, all'inizio della trasmissione Piazzapulita, ho guardato un filmato che aveva come sottofondo musicale lo splendido notturno Op.9 in mi be molle di Chopin, il mio preferito.
Ma nonostante questa rilassante colonna sonora, un profondo senso di tristezza mi ha invasa e ho sentito che gli occhi cominciavano a bagnarsi.
Osservo orde di persone che si accalcano nella metropolitana per recarsi al lavoro. Queste persone escono la mattina al buio, quasi sempre al freddo, per rientrare poi sempre al buio e al freddo la sera. Le espressioni sui loro volti valgono più di mille parole.
La maggior parte di loro trascorre la giornata nelle fabbriche o negli uffici, facendo un lavoro che non amano e con colleghi o superiori che spesso detestano. A fine giornata, già stanchissimi, affrontano stoicamente l'epopea del viaggio di ritorno, che a volte dura anche più di un'ora.
Finalmente eccoli di nuovo a casa. Per la più parte di loro si tratta di appartamenti, all'interno dei palazzoni che si trovano nei quartieri dormitorio delle città, tipo Gratosoglio a Milano (ved. foto).
Una volta arrivati a casa si rimboccano nuovamente le maniche perchè non è finita. Preparano la cena, poi caricano una lavatrice e si occupano di tante altre rotture di palle.
E come premio finale? Una seduta televisiva divanesca, con tanto di plaid sulle ginocchia.
Ma poi ecco che finalmente arriva il tanto sospirato week-end e, gran botta di vita, si va con tutta la famiglia al centro commerciale.
Per alcuni questo estenuante tour de force viene solitamente interrotto una volta all'anno, dalle tanto sognate vacanze, normalmente al mare, in quella bolgia allucinante tipica del mese di agosto, dove in spiaggia è di solito l'ombrellone del vicino a farti ombra.
I giorni però volano e, al rientro in città, l'idea di dover attendere ancora un anno per tornare in spiaggia, è deprimente.
Come se non bastasse, nel corso della vita vanno anche aggiunti i problemi economici, i vari problemi di salute, più o meno gravi, che arrivano senza preavviso. Molti hanno la sfortuna di conoscere cosa voglia dire lottare contro il cancro, altri terrorizzati cercano di superare un infarto del miocardio, altri ancora sono alle prese con patologie meno gravi ma spesso altrettanto dolorose.
A questo punto ho un pensiero che mi innervosisce, che mi martella in testa.
Penso a quelle persone che qui in facebook continuano a dire che la vita è bella, che bisogna sempre sorridere, che bisogna essere ottimisti.
Cari miei, siete davvero convinti quando dite queste frasi che alle mie orecchie suonano stridule?
L'uomo trascorre la propria esistenza nel modo da me descritto. Sicuramente non tutti, ma la maggior parte di essi si e, credetemi, c'è ben poco da essere allegri.
E' proprio vero che lo spirito di adattamento dell'uomo sia infinito. Anche io mi sono trovata a vivere situazioni che farebbero rabbrividire la maggior parte di voi, ma nonostante tutto mi ci sono abituata.
Però continuo a chiedermi cosa possa spingere certe persone a dire che la vita è bella e che bisogna essere positivi e ottimisti.